Teoria e prassi del lavoro di strada, in un’esperienza bolognese non limitata alla tossicodipendenza (D.R)

Una premessa teorico-metodologica
Dagli anni ’80, per tentare di arginare la diffusione del virus HIV, si è tentata una nuova strategia per affrontare il fenomeno della tossicodipendenza : la "riduzione del danno". Tale strategia si è poi sviluppata anche in seguito alla considerazione del fatto che, nonostante gli innumerevoli sforzi fatti per contrastare l’abuso di sostanze, tale tendenza non presenta una regressione significativa. In questo senso non si perde di vista il cambiamento del tossicodipendente, ma si affronta la realtà per quella che è, dal momento che esistono situazioni nelle quali non è possibile offrire un intervento ponendo sull’altro piatto della bilancia la condizione della totale astinenza dalle sostanze.
Ecco allora che la persona viene accolta per quello che porta in sé in quel momento preciso, anche la condizione più degradata, nella convinzione di doverci essere (in quanto servizio) non foss’altro che per riconoscergli la sua dignità, il diritto ad esprimere il suo bisogno, sapendo che in ogni istante questo potrà cambiare, evolvere ed aprirsi ad un progetto di vita.
È evidente quanta importanza abbia in questo contesto la relazione operatore-tossicodipendente; in particolare, nel servizio "di strada", non è il tossicodipendente che va al servizio ma sono gli operatori stessi che si muovono verso di lui, nel tentativo di "agganciarlo" là dove questi è.
"Aggancio" è un termine che non mi piace perché me ne evoca un altro che ha assonanza con il "raggiro"; preferisco contatto, perché di fatto sulla strada si entra in contatto, senza appuntamenti, senza il "primo colloquio", senza "alleanza terapeutica", senza motivazioni. L’unica motivazione per cui l’operatore ed il tossicodipendente entrano in relazione è che l’operatore ha qualche cosa da offrire.
Credo che il tipo di offerta non possa essere se non qualcosa di utile alla vita che in quel momento, proprio lì, sulla strada, la persona ha deciso di fare; il fatto che ad "offrire" quel qualcosa sia un’altra persona, un operatore, è il dato che rende l’approccio carico di significato seppur nell’informalità-normalità del gesto.
L’operatore di strada ha il difficile compito di porsi come una figura di riferimento, di rappresentare un modello di relazione alternativo rispetto a quelli usuali del tossicodipendente, nel rispetto delle regole, delle norme, dovendo però agire in un contesto dove è alto il rischio di essere fraintesi, di colludere con le regole della strada.
Inoltre, se da un lato si è sottoposti ad una potente carica di frustrazione poiché non si segue il percorso terapeutico delle persone, dall’altro il fatto di poter rispondere ai problemi degli "utenti" con soluzioni immediate, semplici, percorribili, espone al rischio di sentirsi indispensabili.
In realtà, se è vero che questo tipo d’intervento riduce i rischi e migliora la vita delle persone, è anche vero che è finalizzato a far sì che le persone tossicodipendenti percepiscano i propri bisogni, formulino domande, possano cambiare. É in sostanza un intervento educativo.
Esiste anche un altro obiettivo: il consenso sociale, il far sì che anche la comunità locale capisca il valore di questo intervento, ne comprenda la ricaduta positiva su di sé e cooperi con esso.

L’azione del servizio ha come obiettivi privilegiati:
– l’aiuto alla persona, inteso come stimolo al miglioramento della qualità della vita, riconoscendo la persona non come “oggetto” dell’intervento, ma come “soggetto” attivo del cambiamento, riconoscendole altresì la complessità del disagio e l’irriducibilità ad una sola componente;
– il potenziamento delle capacità positive individuali;
– la prevenzione dei rischi che minano la salvaguardia e la tutela della salute nonché la dignità della persona;
– il miglioramento della qualità della vita della comunità nel suo complesso, sia per quanto riguarda il diritto alla salute e la tutela dell’ambiente, sia per quanto riguarda la sicurezza di ogni cittadino;
– il consolidamento del lavoro di rete, per un’azione efficace ed integrata della rete dei servizi che si curano delle problematiche degli adulti in difficoltà.

Il target del Servizio
• Cittadini residenti a Bologna in particolari condizioni di difficoltà socio-economica e psicologica;
• Cittadini italiani non residenti a Bologna senza fissa dimora;
• Ospiti dei centri di accoglienza notturna del Comune di Bologna;
• Persone tossicodipendenti presenti in strada, tra le quali rientrano anche i punkabestia;
• Cittadini immigrati regolarmente presenti sul territorio, in grave stato di emarginazione sociale;
• Persone non comunitarie irregolarmente presenti sul territorio, in stato di grave disagio sociale;
• Persone in carico ai servizi (Ser.T. / S.S.A.) che per diverse ragioni hanno interrotto i percorsi riabilitativi.

L’articolazione degli interventi
Il “Servizio mobile di strada” prevede tre aree di attività distinte ed integrate:
a) unità di strada, b) sportello Sociale e delle Opportunità (Centro Diurno) di via del Porto, c) coordinamento Servizi Sociali di Viale Vicini.

Le unità di strada
Sono previste 7 uscite di unità di strada con la presenza di due operatori (sulla base di una turnazione programmata).

Gli operatori sono impegnati nel fornire alle persone di strada, un primo sostegno, a partire dalla distribuzione di generi di conforto (caffè, biscotti, succhi di frutta, acqua minerale), laddove l’impegno principale resta quello di prendere contatto con le suddette persone (anche a partire dalle quattro chiacchiere intorno a un caffè), utilizzando diverse tecniche di colloquio e di "aggancio", al fine di costruire una relazione significativa.

Alle persone contattate viene offerta un’occasione di immediata consulenza socio-sanitaria, informazioni utili sui rischi della condizione di “vita di strada”, come pure sui rischi legati all’uso e all’abuso di sostanze psicotrope.
Per quest’ultima tipologia di utenza (che comprende alcooldipendenti e tossicodipendenti) sono previste la distribuzione di materiale informativo specifico (sulle sostanze, sulle pratiche di assunzione e sui servizi che possono offrire supporto), un’attività di profilassi (siringhe e preservativi) e, in caso di overdose, l’offerta di un pronto soccorso.

Al centro delle attività stanno la presa di contatto e la relazione con le persone che, per diverse ragioni e necessità, fanno della strada il loro luogo e tempo di vita.
Questi contatti e queste relazioni permettono agli operatori di informarsi sulle problematiche e sulle difficoltà, nonché sulle risorse delle singole persone “contattate”, garantendo la costruzione di una mappatura dinamica, sia rispetto ai bisogni, emergenti e non, sia rispetto ai luoghi e alle modalità di aggregazione.
Gli operatori, a tale scopo, compilano quotidianamente una scheda delle attività svolte (siringhe scambiate, profilattici distribuiti, colloqui, invii) per ogni fermata e una scheda per contatto ad ogni persona che si avvale del servizio.
I dati, raccolti da un operatore del servizio in specifici programmi informatici, vengono inoltrati all’Osservatorio Epidemiologico dell’Az.U.S.L. Città di Bologna per una puntuale elaborazione.

Altra importante attività è quella di orientare le persone in relazione ai loro bisogni.
Da un lato verso i servizi del territorio più facilmente accessibili quali:
– strutture che offrono servizi per l’accoglienza diurna (ad es. il Centro Diurno),
– servizi alla persona (gestiti prevalentemente dal volontariato) quali mense, docce, lavanderia,
– servizi per l’assistenza sanitaria gratuita;
dall’altro, verso lo Sportello Sociale e delle Opportunità (Centro Diurno) di via del Porto, per l’approfondimento delle problematiche emerse.

Per quanto riguarda le persone immigrate, regolari e non, in grave stato di disagio sociale è previsto all’interno dell’équipe l’impiego di una figura con esperienza di mediazione interculturale, che apporta il proprio contributo anche ai tavoli di lavoro progettuali e operativi, al fine di elaborare strategie di intervento organiche ed efficaci.

In riferimento ai “Punkabestia”, prosegue la collaborazione con il progetto ad essi rivolto: progetto finanziato dal Settore Sicurezza Urbana del Comune di Bologna, che vede coinvolti in sinergia diversi attori del Servizio Pubblico e del Privato Sociale (Settore Coordinamento Servizi Sociali del Comune di Bologna, Az. U.S.L. Città di Bologna, settore veterinario, presidio medico, Corpo di Polizia Municipale, Centro Accoglienza La Rupe, Cooperativa La Strada, Cooperativa Sociale Nuova Sanità per il Servizio di Mediazione di Comunità).
Prosegue inoltre la collaborazione con il Servizio di Mediazione di Comunità, ormai esteso a tutti i quartieri della città.

Lo Sportello Sociale e delle Opportunità di via del Porto
È prevista la presenza di un operatore 4 giorni su 6 sulla base di una turnazione programmata.
Alla realizzazione delle attività dello Sportello collaborano diversi attori sia del Privato Sociale che dell’Associazionismo(Cooperativa Sociale Nuova Sanità, P.L.O.C.R.S. Centri Accoglienza “La Rupe”, Coopertiva Sociale La Strada, Associazione Amici di Piazza Grande).
Lo sportello svolge un ruolo strategico all’interno della rete dei servizi, un luogo e tempo per approfondire i contatti e rendere ancora più significative le relazioni, per conoscere meglio domande e bisogni degli adulti in difficoltà e per consolidare il lavoro di rete con i diversi servizi e le risorse del territorio.
Le principali finalità del servizio mirano alla promozione della salvaguardia del benessere e della dignità della persona, all’interruzione dei tempi e degli stili di vita di strada, alla sperimentazione e al monitoraggio di percorsi individuali di reinserimento, alla riduzione e cessazione dell’uso delle droghe attraverso uno scambio di informazioni (di saperi) sulle sostanze.

Le attività nelle quali sono impegnati gli operatori sono:
– accoglienza e ascolto
– analisi dei bisogni
– compilazione di una scheda informativa (nel rispetto del diritto alla privacy)
– segretariato sociale
– sostegno nella ricerca del lavoro
– attivazione di assistenza e consulenza legale gratuita
– promozione e gestione di gruppi di autoaiuto
– sostegno psicologico (counselling) sia alla persona che al suo sistema affettivo relazionale di riferimento (famiglia, compagna/o, amici)
– attivazione di laboratori con percorsi di borsa lavoro/formazione
– orientamento e sostegno per l’accesso alla rete dei servizi e ai percorsi terapeutici-riabilitativi
– promozione di attività ludico-ricreative
– accompagnamento ai servizi
– lavoro di rete con Servizi pubblici, Privato Sociale, Volontariato e Associazionismo
– aggiornamento della mappatura dei servizi e delle risorse presenti sul territorio

Il coordinamento Servizi Sociali di viale Vicini
Presso la sede di Viale Vicini 20 (Settore Coordinamento Servizi Sociali) vengono svolte le attività di coordinamento, organizzative e di programmazione tese al miglioramento dell’efficacia del servizio.

Il lavoro di rete
E’ importante consolidare la rete dei servizi di cui è parte integrante il “Servizio mobile di strada” con tutti i soggetti che a vario titolo si occupano di disagio sociale, per accrescere una collaborazione efficace e produttiva, nel rispetto degli specifici target di riferimento, al fine di elaborare una strategia di intervento, globale e condivisa, nella lotta all’esclusione sociale.

É inoltre indispensabile prestare attenzione alla percezione delle problematiche sociali della comunità locale, e in tal senso si mantiene uno stretto contatto con l’operato dei Mediatori di Comunità.
Questa rete è composta dai Servizi Pubblici, dal Privato Sociale, dal Volontariato e dall’Associazionismo.
L’integrazione, per questo tipo di interventi non è solo un obiettivo, ma anche la metodologia del nostro lavoro.

Il sistema di valutazione del servizio

Il sistema di valutazione del Servizio è realizzato sulla base delle riunioni d’équipe e delle attività tecnico-gestionali.
È previsto un incontro settimanale di équipe di 3 ore per la valutazione delle attività del Servizio.
Per quanto riguarda le attività tecnico-gestionali, l’équipe ha cura di rielaborare i dati raccolti (relazioni quotidiane delle attività e schede informative delle persone contattate), stendere periodiche rendicontazioni e produrre e aggiornare il materiale informativo.
L’elaborazione di questi dati ha una doppia valenza: da un lato è utile per valutare l’efficacia del Servizio, dall’altro serve per fini epidemiologici.
I reports riguardano:
– tipologia e quantità dell’utenza che afferisce al Servizio e modificazioni nell’arco di tempo considerato;
– tipologia e quantità dei bisogni dell’utenza;
– distribuzione dell’utenza e relativa corrispondenza con la scelta dei luoghi e degli orari di intervento;
– quantità degli invii, degli accompagnamenti e degli accessi alle strutture e ai Servizi di riferimento;
– monitoraggio del lavoro di rete.

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