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Sulle orme del Magnifico Teatrino Errante

A cura di Lucia Cominoli

Si esibiscono in strada e a teatro. Sono gli attori di Magnifico Teatrino Errante, compagnia e laboratorio di teatro integrato, nato dalla Part Tòt Parata di Bologna. Di loro ci parlano la regista Valeria Nasci e Annalisa Frascari, membro del gruppo.

Come comincia il viaggio di Magnifico Teatrino Errante?
Valeria Nasci: Il viaggio di MTE (Magnifico Teatrino Errante) comincia nel 2011, con un laboratorio di teatro rivolto anche a persone con disabilità realizzato in occasione della Part Tòt Parata di Bologna, su invito dell’Associazione Oltre che ne cura l’organizzazione. Quando il laboratorio è partito è stato amore a prima vista e non ci siamo più lasciati.
Il nucleo fondamentale è attivo da diversi anni, si tratta di un gruppo formato da persone con disabilità mentale lieve e fisica, che fa teatro e contemporaneamente lavora in direzione dell’integrazione sociale da circa sette anni. Pur operando in questo senso, l’attenzione al lato artistico resta fondamentale. Io per prima, non venendo dal mondo dell’educazione e del sociale ma dal teatro, ho sempre preferito insistere di più sul lato artistico che sugli aspetti legati all’inclusione, che di fatto sono già nelle scelte che facciamo, nel lavoro e nella produzione stessa. 

Tra gli spettacoli più recenti merita sicuramente una menzione la vostra ironica Biancaneve…
Valeria Nasci: Sì, Biancaneve è stato uno dei nostri ultimi spettacoli che ha avuto più successo. In realtà abbiamo stravolto la favola, l’abbiamo riscritta come pretesto per parlare dell’essere e dell’apparire. L’aspetto fisico resta ancora discriminante in questa società e così abbiamo pensato con Annalisa Frascari, che collabora nella realizzazione dei testi con Ninfa Maria Pesce e Mariagrazia Bazzicalupo, di parlare di questo, un aspetto che ci riguarda personalmente al di là dell’intreccio o di uno specifico messaggio. A noi piacciono le sfumature. In genere lavoriamo molto sull’improvvisazione a partire proprio da queste sfumature che nascono da un tema proposto, parte o meno di una storia. Io insegno tecniche di teatro di base e chi si iscrive al nostro laboratorio lo fa di certo anche per fare teatro con persone con disabilità ma poi si appassiona a tutto il resto…
Annalisa Frascari: Alcuni si sono iscritti al laboratorio dopo essere stati spettatori dei nostri spettacoli, in generale accogliamo persone con diverse formazioni: studenti Dams e di Scienze della Formazione, fisioterapisti, persone che studiano e tutte le settimane lavorano con noi.

Quali sono i passaggi per agevolare l’inserimento all’interno del gruppo?
Valeria Nasci: Il gruppo rimane sempre aperto. Ogni anno, dopo l’estate, a ottobre, apriamo le porte a nuove leve, siano essi nuovi ragazzi con disabilità, studenti o danzatori. Il nucleo centrale fisso è costituito da me e Annalisa e alcune altre persone con disabilità. La maggior parte dei testi vengono composti da lei mentre Mariagrazia Bazzicalupo si occupa della Classe di Teatro Fisico.
Annalisa Frascari: Io ho scoperto MTE ormai più di due anni fa, ero sempre stata appassionata di teatro e volevo partecipare alla Part Tòt Parata. Se non lo faccio ora che ho finito da poco l’Università, mi sono detta, non lo faccio più! Così mi sono iscritta al laboratorio. Sapendo che era un’esperienza integrata. Pensavo che avrei trovato molti disabili in carrozzina, invece l’unica ero io! In principio sono rimasta spiazzata, poi mi sono trovata bene e ho deciso di continuare, ora il gruppo è diventato una parte della mia vita. 

Annalisa, cosa ispira i tuoi testi?
Annalisa Frascari: In genere tutto si sviluppa in sede d’improvvisazione. Dalle improvvisazioni cioè partono dei temi che valgono per se stessi, non vogliamo mai parlare o partire direttamente dalla disabilità, nonostante io per prima ci faccia i conti. Biancaneve ne è un esempio. Nello spettacolo parliamo di cose, azioni e sentimenti che posso riguardare tutti su altri livelli e che inevitabilmente ci riguardano al di là della condizione fisica, poi da lì si sviluppa l’esigenza di esprimere questi temi in maniera più razionale e fare in modo che si sposino sulla scena.

In che modo dunque rapportarsi con un certo tipo di corporeità?
Valeria Nasci: Partiamo dalla libertà di espressione e dalla scelta di non includere nel gruppo gli educatori sociali. Alcune persone infatti hanno chiesto di inserirsi con un accompagnatore ma abbiamo detto di no. Qui nessuno accompagna nessuno, nessun famigliare e nessuno psicologo, questo ha sempre caratterizzato il gruppo e lo ha reso libero, affinché tra i partecipanti non ci sia alcuna paura di fare cose che poi saranno riportate. Di questa libertà ne beneficia tutto il gruppo. Tutti danno libero sfogo alle loro emozioni, che in sede di regia io vado a sollecitare, montare e modificare per creare insieme qualcosa di artistico.
Il lavoro sul corpo, attraverso la danza contact è una componente fondamentale, questi corpi parlano infatti da soli, basta un solo passaggio di Annalisa sulla scena per creare qualcosa…
Annalisa Frascari: Durante il laboratorio il corpo viene utilizzato in maniera libera, da solo e poi in interazione con gli altri, sapere di poter fare qualcosa ci porta a superare i nostri limiti senza essere forzati a farlo, io ho fatto cose che in altri contesti non avrei mai fatto, sono scesa dalla carrozzina per esempio, e penso che la scena sia venuta meglio espressivamente. Anche quando siamo messi in difficoltà si parla e ognuno di noi trova da solo una soluzione. Vedere cosa succede agli altri grazie a questo tipo di approccio fa bene a tutti, apre strade nuove e per me è anche un grande spunto creativo.
Valeria Nasci: Il che nelle persone più avvantaggiate a livello cognitivo ha permesso cambiamenti sorprendenti in cui è davvero palese quanto il teatro abbia inciso sull’attenzione, sulla memoria, la percezione e l’autonomia della persona…
Annalisa Frascari: Penso sia umano, quando a una persona interessa qualcosa, si impegna di più. Anche chi sembra non saper fare nulla sulla scena può sorprendere.

E trasformarsi in clown per dirne una, una figura centrale nei vostri spettacoli, così come lo sono leggerezza e comicità…
Valeria Nasci: Partire da una buona dose di autoironia, cosa che i ragazzi hanno assorbito subito moltissimo, scherzando poi a loro volta sulla loro disabilità allo stesso modo che sul mio naso grande o su una erre moscia, come fanno i clown che partono spesso da un difetto per creare il loro personaggio, difetto che in questo modo viene anche esorcizzato. Tra di noi abbiamo di fatto coniato un genere… Quando vediamo davanti a noi passare una persona con disabilità o vicina al nostro modo di vedere ci diciamo: “Guarda, ecco un magnifico!”.
Il comico fa poi parte dei nostri colori, i personaggi che compongono MTE sono così come li vedete, persone peraltro con una forte carica poetica, come Annalisa o Ninfa Maria Pesce che presto vedrete in scena nel ruolo di Anna Frank. Per imparare tecniche di clownerie, la danza contact e il teatro comico abbiamo invitato al nostro laboratorio permanente formatori professionisti. In effetti penso che sia stimolante incontrare diversi artisti e non avere sempre solo me! E anzi credo che sia fondamentale per un gruppo che vuole fare seriamente teatro e non vuole essere solo un parcheggio per persone con disabilità.

Dove si incontra il Magnifico Teatrino Errante?
Valeria Nasci: Presso La Stalla delle Meraviglie, in quartiere S. Donato a Bologna, sede anche dell’Associazione AICE (Associazione Italiana per la Ricerca sull’Epilessia) che generosamente ci ospita tutte le settimane, se volete venire a vedere come lavoriamo; mentre per vedere uno dei nostri spettacoli o in strada o a teatro: la parata di strada è il genere che ci ha visti nascere e che ci piace molto. Il bello è che in mezzo alla strada non per forza si troverà uno spettatore a cui piace andare a teatro, a volte al nostro passaggio la gente si spaventa, a volte viene rapita. Non ci piace forzare, né sbattere in strada cos’è la disabilità, che diventa più che altro un pretesto per parlare d’altro e divertirsi.
Siamo stati inoltre ospiti di alcuni festival, come Anticorpi a Roma, Teatri Paralleli in Abruzzo, La società a teatro a Ferrara; a Bologna siamo parte della Rete Teatri Solidali e abbiamo partecipato alla rassegna a cura di Teatro del Pratello e Angela Malfitano Cantieri di Felicità. La grande difficoltà è sfondare la porta di festival che non sono di teatro sociale. Gli unici sono stati gli Instabili Vaganti che ci hanno invitati al loro festival TrenOff. Questo tipo di integrazione sarebbe uno dei nostri obiettivi.
Nel 2013 invece abbiamo avviato noi stessi una rassegna di teatro integrato insieme all’Associazione Oltre, chiamato “Nuovi Maestri”, completamente autofinanziato da noi, dai partecipanti e dalle famiglie. Una rassegna con convegni a cura di esperti di vari settori sociali, accompagnati da un workshop di pratica teatrale applicata all’integrazione a cura dei docenti stessi. Si è parlato di disabilità, psichiatria, teatro e carcere, rifugiati, persone non vedenti, è stato un modo per conoscersi e collaborare con altri gruppi che si conoscono tra loro più grazie ai social network e ai media che di persona.

Per ulteriori informazioni:
http://magnificoteatrino.wordpress.com
magnificoteatrino@gmail.com 



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