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Un’antologia letteraria

Rompere il silenzio nella ricerca di una propria identità e di una propria storia è intraprendere una strada in cui non vi sono facili e sicure risposte, in cui la comunicazione, legata ad

un grosso groviglio di dolore, di angoscia e di vissuto personale, a fatica trova parole adeguate.
Le parole di Margherite Duras sembrano dare voce a questi difficili interrogativi che forse desideriamo rimangano tali. "Ma quel giorno non sono le scarpe la nota insolita, inaudita nell’abbigliamento della ragazza. Quel giorno porta in testa un cappello da uomo con la tesa piatta, un feltro morbido color rosa, con un largo nastro nero. A creare l’ambiguità dell’immagine è quel cappello. Come fosse capitato in mio possesso l’ho dimenticato. Non vedo chi potrebbe avermelo dato. Credo che me l’abbia comprato mia madre e su mia richiesta. Unica certezza: è un saldo di saldi. Come spiegare quell’acquisto? Nessuna donna, nessuna ragazza portava cappelli da uomo nella colonia, a quei tempi. Neppure le indigene. Ecco come deve essere successo. Mi sono provata quel cappello, tanto per ridere, mi sono guardata nello specchio del negozio e ho visto, sotto il cappello maschile, la magrezza ingrata della mia persona, difetto dell’età, diventare un’altra cosa. Ho smesso di essere un dato grossolano e fatale della natura. E’ diventato l’opposto, una scelta che contrastava la natura, una scelta dello spirito.
Improvvisamente è diventata una cosa voluta. Mi vedo un’altra, come sarebbe vista un’altra, al di fuori, a disposizione di tutti, di tutti gli sguardi, immessa nella circolazione delle città, delle strade, del piacere. Prendo il cappello che, da solo, mi trasforma tutta, non lo abbandono più. Per le scarpe deve essere successa più o meno la stessa cosa, ma dopo il cappello. Lo contraddicono come il cappello contraddice la figura gracile, quindi fanno per me. Anche quelle non le abbandono più, vado ovunque con quelle scarpe, quel cappello, fuori con ogni tempo, in tutte le occasioni, in città". (*)
"Una scelta che contrastava la natura…", la natura che contrasta una scelta, tante scelte, numerosissime scelte. La diversità da nascondere, da comprimere, da camuffare contrapposta alla diversità voluta, ostentata, fatta bandiera. Infine, ultima in ordine di apparizione, la diversità di vivere "… a disposizione di tutti, di tutti gli sguardi, immessa nella circolazione delle strade, della città, del piacere".
La diversità che sporca e che purifica, che rompe l’integrità (ma questa non esisterebbe se non integrando i contrasti); che si ritrova in una ragazza vestita con un cappello maschile che fa parlare e scrivere di sé, così, affermandosi e, nella stessa misura, negandosi. La diversità che c’è e non c’è e che all’improvviso si ripropone a ciascuno, ridente o con un nodo in gola. E il cappello, le scarpe, il desiderio? E’ la donna, l’adolescente, la ragazza bianca o quella col cappello rosa a tesa larga e con un nastro nero? Cosa di tutto questo rappresenta mille ugualissime, differenti similitudini?

da Hp: Prima di tutto una donna
Un’antologia di brani letterari può rappresentare un’altra realtà attraverso cui confrontare il pensiero e le domande che il corpo, la persona, le identità possono far scaturire.
Nessuna possibile semplificazione; molte individualità a cui prestare attenzione. Le scelte possono essere infinite. Questi brani solo perché evocano un’immagine o un frammento di ricordo, possono essere vicini a un aspetto significativo oppure non sfiorare nemmeno la propria verità.

(*) Il brano è tratto da "L’amante" di M. Duras, Universale Economica Feltrinelli




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