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Mondo pupazzo

Dopo l’incontro con animatori disabili nasce, nella scuola materna Mazzini di Bologna, un percorso di incontro tra i bambini e l’amico pupazzo. Una avventura alla scoperta di sé…

Il "Progetto Calamaio" era concluso. In noi era rimasta la sensazionedi essere solo all’inizio di un cammino nuovo da intraprendere: mantenere ilclima, l’atmosfera, lo sfondo che si era creato nella stessa scuola. I bambinisi erano messi in gioco con corpi di adulti, tanto "diversi"! Gliamici del Calamaio erano stati riprodotti anche con sagome di gommapiuma cheavevano aiutato alcuni bambini in difficoltà a crescere, maturare e persinouscire dall’isolamento dell’autismo. L’esperienza era stata troppo forte ecostruttiva per concludersi. Abbiamo così pensato e realizzato il progetto"L’amico Pupazzo", "I pupazzi", "Le diversità".Questo progetto avrebbe dovuto coinvolgere tutti i bambini della scuola (tresezioni di età omogenea): per motivi organizzativi ha coinvolto solo quelli dicinque anni. E’ iniziato a giugno del 1997 e si è concluso quest’anno (giugno1998) se di conclusione si può parlare… I bambini con un’intervistadell’adulto della scuola e un disegno hanno progettato il loro"Amico". Durante le vacanze estive, con un familiare hannoconcretizzato il progetto. E’ stato usato materiale povero e sono statirispettati i loro desideri. Alcune riflessioni e impressioni scaturite durantela manifattura sono state annotate dai genitori.

L’intervista

Come si chiama il tuo amico pupazzo? Di che colore ha la pelle? (bianca,nera, gialla, rossa….) E’ maschio o femmina? Di che materiale è? (stoffa,gommapiuma, legno, ferro…) E’ uguale a te o è diverso da te? La sua facciache espressione ha? Triste, allegra, felice, corrucciata, spaventata, distesa…Gli occhi che forma hanno e di che colore sono? Sono chiusi o aperti? Il nasoche forma ha? La bocca com’è? Le orecchie ascoltano o no?
Il tuo pupazzo è nudo o vestito? Se è vestito si chiede al bambino discegliere i tipi, le forme, i colori e la pesantezza degli indumenti (estivi,invernali ecc…)
Le caratteristiche del carattere: è buono, cattivo, capriccioso, birichino,noioso, simpatico, da sgridare o no? Parla o no? Cammina o no? Perché? Cosa fa, cosa dice quando parla? Cosa pensa?
Gli obiettivi: conoscersi (conoscere se stesso), conoscere l’altro, raccontarsi,raccontare, notare le differenze e le uguaglianze, accettare le differenze e leuguaglianze.

Un pupazzo che apre al mondo

Il bambino attraverso il progetto e la costruzione supportata dall’adultoriesce ad esprimere i suoi bisogni più profondi e i suoi desideri. Puòesorcizzare le paure, convogliare le sue ansie. Inizia a confrontarsi con sestesso. Lavora sull’identità del suo io reale o fantastico. Sull’io dell’altroreale e fantastico.
Questo lavoro su di sé, soprattutto per chi è in difficoltà o è portatore dideficit, può servire ad avvicinarsi anche solo osservando "il lavoro"degli altri, alla propria identità. Altro obiettivo del progetto è che ilbambino conoscendosi, impara ad ascoltarsi.
Ascolta i suoi bisogni e le sue emozioni, gli stimoli del corpo, il battito delcuore, il respiro, la pancia, le variazioni della posizione nello spazio, ilmovimento, la calma. Un bambino che inizia a prestare ascolto a tutto ciò e,col proprio tempo personale lo rielabora e lo matura, giungerà ad essere capacedi ascoltare l’altro e il mondo che lo circonda.
Giocare con i pupazzi, metterli o non metterli in gioco è uno stimolo in piùverso un percorso di crescita autonoma. Dove per noi autonomia non è solovestirsi o svestirsi da solo, ma è soprattutto capacità di scelta. Nellanostra sezione è iscritto un bambino che fino a qualche mese fa non parlava eaveva atteggiamenti autistici con difficoltà di relazione. Ora siamo ad aprile:grazie anche al suo "Amico" è integrato nel gruppo dei bambini chegli sono particolarmente affezionati. Gioiscono di ogni suo progresso e losocializzano con enfasi a tutti gli adulti a loro vicini.
Qualche giorno fa durante un incontro di psicomotricità hanno sistemato insintonia fra loro e in un’armonica occupazione dello spazio i loro"Amici".
Sistemando con cura quello di F. all’adulto presente: "Guarda siamo ungruppo e F. è il papà!". F. prima non voleva neanche toccare il suo"Amico" che è il più alto e robusto di tutti. Ora lo lega a séanche con le corde…con le corde dei suoi compagni dicendo: "Io…".




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