Come accennavo prima, parallelamente alla conduzione del laboratorio teatrale del Centro 21, ho iniziato un lavoro di indagine sul territorio di Bologna e provincia, finalizzato a scoprire, conoscere e relazionare tutte le esperienze di teatro o danza rivolte a persone in situazione di handicap, mirate all’integrazione di soggetti diversamente abili e normodotati, che abbiano portato alla realizzazione di un prodotto artistico o alla costituzione di un laboratorio permanente.
Evitando di sondare quelle realtà già conosciute a livello nazionale ed internazionale, mi sono rivolto direttamente a tutte quelle associazioni, cooperative, organizzazioni di volontariato, che negli ultimi anni avessero svolto questo tipo di attività, prediligendo il fine di ricerca artistica rispetto a quello dichiaratamente terapeutico e riabilitativo.
Ho avuto modo di fare delle conversazioni trascritte per intero con i conduttori delle esperienze artistiche, conoscendone il contesto, le motivazioni, gli obiettivi, ed il percorso intrapreso negli anni. L’analisi di tutte le esperienze censite e svoltesi in un periodo compreso tra il 1993 e il 2003, davano già un quadro della situazione molto preciso, che disegnava Bologna e la sua provincia come particolarmente attente e attive in quest’ambito, anche grazie ad una serie di importanti convegni sul tema (8) ed alla nascita di Festival e rassegne di teatro e danza dedicati e rivolti alle diverse abilità (9). Dal 1990 al 2003, infatti, queste attività hanno subito un incremento del 70%, ed il primato spetta a quelle promosse dalle Associazioni. In questi ultimi tre anni, la maggior parte di questi percorsi ha avuto una continuazione ed uno sviluppo, e sono nate altrettante nuove realtà, ribadendo l’ulteriore crescita delle esperienze svolte in questo campo e l’aumento di interesse nei confronti dei teatri delle diversità. Tra i quasi 50 enti inclusi nel mio sondaggio, sono state relazionate nel alcune esperienze (10), condotte con handicap fisico e psichico. Tra queste vorrei citarne e approfondirne una per il teatro e una per la danza.
Compagnia Vi-Kap
Associazione Stamina
Il testo in corpo minore è riportato da una conversazione con Roberto Penzo e Anna Albertarelli, conduttori del laboratorio integrato Vi-Kap.
Nel 1997 Anna Albertarelli (insegnante di danza contact, coreografa e performer) e Roberto Penzo (psicoterapeuta di gruppo, psicologo e pedagogista), decidono di attivare un laboratorio integrato che sperimentasse le tecniche di espressione corporea ed in particolare la danza contact con disabili motori.
Nato come progetto artistico dell’Associazione culturale STAMINA, fondata da Anna Albertarelli e Catia della Muta, coreografe e performer, e finanziato dalla Regione, il laboratorio si svolge solitamente da settembre a giugno, con frequenza di una volta a settimana per una durata di tre ore, coinvolgendo un gruppo integrato composto da circa 30 persone, metà normodotati e metà disabili, la maggior parte affetti da handicap fisici e disturbi motori. Il lavoro esula da qualsiasi fine terapeutico-riabilitativo e fa parte di un percorso di libera ricerca artistica orientata alla produzione di spettacoli.
Il linguaggio espressivo utilizzato per la comunicazione corporea che si crea tra i partecipanti è quello della danza contact.
Il contact è una danza basata sul contatto fisico. Il fulcro centrale di questo tipo di danza è che si lavora a coppia al 50% delle possibilità e delle potenzialità, in maniera che nessuno dei due fa uno sforzo per muovere l’altra persona, altrimenti diventerebbe una cosa di forza. Si impara a sentire tutte le parti del corpo, anche quelle che di solito non usi, perché muovi l’altra persona con qualsiasi parte. Diventa un fortissimo bagaglio di percezione a trecentosessanta gradi che ti porti in giro ovunque […].
Ogni incontro si apre con una fase di training, dedicata al riscaldamento muscolare, al rilassamento e al ripasso di sequenze precedentemente elaborate, si passa ad un lavoro di improvvisazione a coppie guidato dalle suggestioni che derivano dalle variazioni del ritmo, dell’intensità, della qualità del movimento.
Si parte dalla fisicità, dal ritmo. Magari lavoriamo più sulla velocità, sullo scatto oppure sulla fluidità, sull’apertura, insomma sulla qualità del movimento e sull’ atteggiamento del corporeo. Fare la stessa azione pensando di essere molto lunghi o di essere molto piccoli o di dover agguantare qualcosa è molto differente, per esempio. Dopo si arriva ad una partitura. A quello che il corpo fa dai un’intenzione e quindi diventi già un personaggio.
In pochi anni di attività il gruppo ha prodotto due spettacoli, che sono stati rappresentati nel circuito nazionale ed internazionale e nell’ambito di alcuni festival.
Inoltre, i loro conduttori e fondatori sono stati invitati, in più occasioni, ad intervenire in alcuni convegni, che avevano come tema la disabilità, e si sono fatti promotori di incontri con altre realtà straniere.
Il teatro della compagnia Vi-Kap è permeato da una forte fisicità dell’azione, dalla cenestesia, dalla percezione allargata a tutti gli impulsi sensoriali che i corpi si trasmettono. Un teatro dove il corpo è padrone, nel suo creare continui contrasti e nel suo mostrarsi personaggio attraverso le proprie intenzioni. Nel 2000 il gruppo ha prodotto e promosso l’evento performativo “Angeli”, rappresentato anche ai festival “Lavori in Pelle” e “Ammutinamenti” a Ravenna e “Danza Urbana” a Bologna e la cui versione video, presentata al Festival Internazionale di video-teatro e video-danza TTV di Riccione, è stata selezionata per il Festival di video-danza “Dance on screen 2000” di Londra.
Nel 2001 è stata la volta di “Fallen in the Fallen”, mentre “Il piede dell’elefante” rappresenta il loro lavoro più recente.
Il Gruppo Vi-Kap è inoltre presente nel progetto europeo “Contact-art” che coinvolge la compagnia LPDM di Lisbona ed il CanDoco Dance Company di Londra, e che ha portato alla realizzazione di uno spettacolo composto da tre piéces delle rispettive compagnie, che oltre ad essere andato in scena nell’ambito del Festival dei Teatri di Vita nel 2001, è stato rappresentato nei paesi partner del progetto.
Oltre alle rassegne e i festival, l’Associazione ha partecipato ad una serie di convegni sul tema e quest’anno, grazie ad un progetto ideato da Roberto Penzo e Valentina Galvagni in collaborazione con Franca Silvestri (giornalista e studiosa di teatro), e con il sostegno di ENAIP (Ente che opera nell’orientamento e nella formazione al lavoro con una particolare attenzione verso il mondo giovanile)
e DAMS di Bologna, ha concepito e realizzato il Corso di socio-formazione professionisti dello spettacolo, con il fine di fornire le adeguate competenze tecnico-teoriche, a chi intende operare nell’ambito dello spettacolo attraverso percorsi artistici in grado di favorire le fasce sociali svantaggiate. Il corso è diviso in due parti: una teorica “Formazione operatore e tutor dello spettacolo per l’integrazione” di 100 ore, una pratica “Laboratorio integrato di espressione corporea” di 200 ore.
Quello intrapreso da Stamina con il gruppo Vi-Kap è un percorso che sta andando avanti con ottimi risultati e che sta avendo i suoi giusti riconoscimenti a livello artistico e sociale.
[…] ovviamente stavo ancora tastando il terreno, insegnavo contact da più di dieci anni, ma lavorare coi disabili è tutto un altro discorso. […] ho imparato tantissimo perché quando ti trovi di fronte un paraplegico, e non sai da dove iniziare, devi accantonare tutto quello che hai imparato fino ad ora e ricominciare da capo, e questo per me è stato molto stimolante. È un rimettersi in gioco ogni volta e a me questo è servito tantissimo anche dal punto di vista professionale.
COOPAS
Cercando Chi-Sciotte
Il testo in corpo minore è riportato da una conversazione con Ulisse Belluomini, conduttore del laboratorio integrato Cercando Chi-Sciotte.
Dall’ottobre del 1999 Ulisse Belluomini, regista e attore, conduce il laboratorio sperimentale di teatro Cercando Chi-Sciotte all’interno della Coopas (Cooperativa integrata di attività sociali, con sede in via Crtiera 92, Borgonuovo di Sasso Marconi – Bologna).
Il laboratorio è integrato e prevede la partecipazione in uguale proporzione di normodotati e diversamente abili, principalmente affetti da sindrome Down, ma anche da alcuni casi di psicosi e ritardo mentale, che si incontrano per circa tre ore una volta a settimana, nel periodo che va da settembre a luglio.
Oltre al conduttore, che si occupa anche della regia, sono presenti altri tre operatori, due in qualità di regista e uno di scenografo.
Il laboratorio vuole essere un lavoro di ricerca ed ha nell’attività quotidiana la sua forza, la sua capacità di comprensione della realtà, aspira a diventare uno stimolo, un punto di riferimento da cui procedere verso una riflessione sul significato di “essere differenti oggi”.
Ciò che noi ricerchiamo, sia nella nostra idea di teatro sia nel rapporto con le persone disabili, è la possibilità di cogliere forme di espressione attraverso la creatività. L’idea di Don Chisciotte è il nostro pretesto, questa idea si è trasformata durante il nostro viaggio nel “cavaliere” sempre in lotta con la realtà, non per sfuggirla ma per comprenderla e, se necessario, cambiarla.
Pensiamo che il teatro come forma di espressione possa facilitare un percorso reale di integrazione e visibilità della persona nel contesto sociale, possa aiutare le persone a esprimere il proprio disagio, la voglia di giocare, di essere vivi, di lottare per una realtà diversa.
Questo gruppo ha creato un percorso comune attraverso i gesti, le parole, il gioco, la rigorosità, la condivisione e la passione di ritrovarsi a dare spazio ai loro sogni.
All’interno del laboratorio si lavora molto sul corpo, a partire dai gesti quotidiani, fino ad arrivare ad indagare il rapporto tra movimento ed emozioni, e sulla voce, nonché sulla parola, esplorando una vasta gamma di sonorità differenti e di utilizzazione del linguaggio verbale.
Noi siamo partiti da un training, al quale ogni volta aggiungiamo delle improvvisazioni, tra le altre cose chiediamo anche a loro di condurlo. Training corporeo e vocale, per cui dentro ci sta di tutto, ci sta l’uso dello spazio, le camminate, la voce, il contatto, il lento-veloce, etc. Noi abbiamo pensato che fosse importante avere una struttura chiara, di modo che loro lavorassero sulla struttura, e poi, dopo, ogni volta mettiamo un altro elemento. Ma quello che cerchiamo di fare è lavorare sul movimento, e arrivare dal movimento all’emozione, cercare di lavorare su questo, che è poi il ponte che, per chi ha le potenzialità, dovrebbe arrivare a costruire anche il lavoro sul personaggio.
Si sono verificate poche difficoltà all’interno del lavoro svolto, che viene affrontato dai partecipanti con grande professionalità, e concepito come un luogo altro, in cui è possibile esprimersi con una qualità differente da quella quotidiana. È stato compiuto inizialmente questo scarto dal quotidiano che ha permesso di operare nel territorio dell’ extraquotidianità.
Quello che chiediamo a loro e a noi è un forte rigore dello stare dentro al lavoro. Soprattutto all’inizio, quando si lavorava con tutta una serie di gesti, che fan parte del nostro quotidiano, e noi su questo abbiamo cercato di essere rigorosi, proprio per dare l’idea che, dentro quel lavoro, si potevano fare alcune cose e non altre, perché andavano ad impicciare il senso di quello che si faceva. Sono tutte quelle cose che ognuno di noi fa senza accorgersene. Per trovare un po’ un altro da sé in quello spazio. E per trovare anche una sorta di rigore perché, visto che noi lavoriamo con persone disabili, queste persone hanno un vissuto particolare, un po’ assistenziale, c’è bisogno di rompere questo immaginario […].
Noi lavoriamo sempre tutti insieme, non c’è chi sta fuori; si, c’è chi conduce, ma il lavoro è comune. In queste occasioni noi lavoriamo molto dal punto di vista vocale-corporeo. Lavoriamo spesso anche in improvvisazioni, e in queste occasioni davanti al pubblico, senza portare tutta la struttura di un lavoro teatrale, che diventa complesso, perché necessita di degli spazi che è difficile trovare.
Durante questi anni di attività sono stati presentati spettacoli, tra cui “Voci scordate” nel 2003, studi e dimostrazioni di lavoro. Il gruppo ha inoltre partecipato a Festival quali Superabili Celebration” e “TIS Festival” di Bologna e Convegni dedicati al tema del teatro handicap (“I Teatri delle diversità e l’integrazione” nel 2000, “I Teatri delle diversità” nel 2001, convegno internazionale di studio di Cartoceto (PU), “Teatri delle diversità” nel 2002, presso il Teatro polivalente occupato di Bologna) e alla trasmissione televisiva “Differenti attività”, andata in onda su RAI 3.
Attualmente ha collaborato con l’associazione francese Arc en ciel di Marsiglia, attraverso uno scambio di una settimana, durante la quale il gruppo di Cercando Chi-Sciotteha avuto la possibilità di conoscere e relazionarsi all’esperienza di un altro gruppo teatrale composto da persone disabili.
Gli obiettivi del laboratorio non sono però quelli relativi alla produzione di spettacoli, ma sono indirizzati alla ricerca e ai risultati finali.
Certo il laboratorio è anche finalizzato a presentare un lavoro aperto al pubblico ma non è l’obiettivo principale. La finalità è il processo di ogni incontro. Lo spettacolo diventa un occasione di confronto col pubblico […].
Abbiamo iniziato non con un testo scritto, ma cercando di far sì che ciascuno potesse esprimersi attraverso le proprie emozioni, i propri sogni, i propri desideri e i propri gesti. Siamo partiti inizialmente da un training, una sorta di riscaldamento corporeo e vocale, e abbiamo preso da lì dei gesti e delle improvvisazioni per costruire tutti insieme questo studio.
Lo spettacolo è tenuto in vita da un ritmo travolgente che si materializza nel corpo e nella voce degli attori, i quali dimostrano di possedere un’ottima conoscenza dei loro mezzi espressivi e dell’uso che possono farne sulla scena. Ogni movimento ha la sua origine in un semplice gesto, che traspare appena sotto la qualità di un movimento limpido e seducente, educato ad esprimere le proprie emozioni e a colorarsi delle più svariate sfumature di significato. La voce è controllata e mostra un sapiente utilizzo di sonorità diverse, che contribuiscono ad arricchire i materiali testuali dello spettacolo, emersi dagli stessi partecipanti. Sorprendente è anche l’utilizzo dello spazio, soprattutto nelle scene in cui il movimento degli attori diventa una sorta di danza collettiva, e del materiale scenico, delle tende trasparenti appese a campana dalle quali entrano ed escono i partecipanti, giocando con la trasparenza ed il movimento stesso del tessuto.
Quella del laboratorio Cercando Chi-Sciotte è un esperienza professionale e umana molto intensa in continuo sviluppo grazie soprattutto all’intenzione di presentare il proprio operato in più ambiti possibili ed alla collaborazione con altre realtà nazionali ed internazionali.
8.Tra questi vorrei ricordare: 2001 “ Teatro nel–dal sociale?”, Fest Festival, seconda edizione, Centro interculturale Zonarelli; 2002 “Ho sognato che vivevo. Teatri della trasformazione dell’esclusione”, Arena del Sole. 2002 “Teatri delle diversità” presso il Teatro polivalente occupato.
9.Tra questi vorrei citare il Festival internazionale di Arte e Diversità “Superabili Celebration”, nato nel 2000 da un progetto di Antonietta Laterza (cantautrice e presidentessa di “Sirena Project”) e il TIS Festival, Teatro di interazioni Sociali, nato dalla collaborazione fra quattro assessorati della Regione Emilia-Romagna: Cultura, Formazione professionale e lavoro, Politiche sociali, Sanità. Direttori artistici del progetto e del festival sono Claudio Meldolesi (storico del teatro e Presidente del Corso di laurea DAMS) e Franca Silvestri (giornalista e studiosa di teatro).
10.Polo handicap adulto, Servizio sociale dell’A.S.L. 28 di Bologna,“Facciamo Insieme teatro” laboratorio di Animazione 1992-93, condotto da Luana Diambri e Anna Vicaretti (educatrici professionali).
CEPS Trisomia 21, Laboratorio teatrale (1999-2005) condotto da Paolo Paganelli (attore e regista).
OPIM Opera dell’Immacolata, Laboratorio teatrale: (1995-2000) condotto da Vito Mercea (regista), (2000-2005) condotto da Gruppo teatrale CAMELOT con la collaborazione di Paola Limpidi e Assunta Cacciari (educatrici professionali).
COOPAS Cooperativa attività sociali, “Cercando Chi-Sciotte” laboratorio sperimentale di teatro (1999-2005) condotto da Ulisse Belluomini (attore e regista).
Compagnia Rompere Gli Argini, Associazione Culturale, (1995-2000) Eleonora Fumagalli (regista e dramaturg).
Sirena Project Associazione Culturale, Antonietta Laterza (presidentessa), laboratorio teatrale e musicale (1998-1999) condotto da Eleonora Fumagalli, Progetto “Sirene” (2002-2005).
ANFFAS, Azzurroprato, Centro Educazione alla danza Mousikè, (1994-2005) laboratorio di teatro-danza condotto da Franca Zagatti (danza educatrice).
STAMINA, Associazione Culturale, Vi-Kap, laboratorio integrato di danza contact (1997-2005) diretto da Anna Albertarelli (danzatrice e coreografa) e Roberto Penzo (psicoterapeuta, psicologo).