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Sulla scena della diversità

Percorsi di ricerca teatrale con persone in situazione di hasndicap

Sempre più convegni, tavole rotonde, rassegne, festival ed iniziative sociali ed artistiche sono dedicate oggi al tema del teatro & handicap. Al teatro ed alle arti performative è stata da sempre riconosciuta una funzione catartica e terapeutica, oltre che a quella di strumento sociale.  Da questi aspetti dell’arte scenica derivano termini molto in voga attualmente e attorno ai quali si è creato un alone di ambiguità tra cui: teatro terapia, teatro sociale, teatri delle diversità . Sta di fatto che, dalle prime esperienze di teatro a contatto con le sfere del disagio sia psichico che fisico, avvenute in Italia negli anni settanta, questo fenomeno ha subito una crescita esponenziale, ed oggi sono molteplici le realtà che operano in questo settore. Da un lato c’è un interesse da parte di registi e uomini di teatro verso la diversità, come terreno di ricerca artistica e come fonte creativa, dall’altro c’è l’intenzione da parte delle strutture che operano nel sociale di educare e riabilitare i propri utenti attraverso la pratica delle arti sceniche, o più semplicemente e saggiamente di dare la possibilità anche a chi vive una condizione di marginalità e diversità di esprimersi in scena e di apprendere un arte ed un mestiere. Così, si moltiplicano tra le attività delle organizzazioni di volontariato, delle cooperative sociali e dei centri diurni, quelle legate al teatro o alla danza, e sempre più teatri, compagnie e registi, collaborano con queste per ideare e sviluppare progetti artistici. Anche nelle scuole, sono sempre di più i laboratori artistici a carattere integrato, caratterizzati quindi dalla compartecipazione di persone in situazione di handicap e normodotati.
In Italia negli ultimi anni sono nate compagnie teatrali e di danza integrate o costituite interamente da persone in situazione di handicap, che esulano dal contesto terapeutico e che si dedicano a portare avanti una ricerca artistica e a creare e distribuire spettacoli di alto livello. Nel resto dell’Europa queste compagnie esistevano da più tempo ed in molti casi, sono servite da esempio e da stimolo di confronto e di crescita per le realtà nostrane, attraverso scambi di lavoro e progetti internazionali.
Grazie a questo fermento ed all’accresciuto interesse per questi teatri, sono nati anche una serie di convegni nazionali sul tema, progetti di finanziamento speciali, rassegne e festival dedicati ai teatri della diversità e i primi corsi fi formazione e scuole per operatori nel teatro sociale.
Personalmente, in qualità di attore, pedagogo e ricercatore teatrale, ho avuto modo di avvicinarmi a questo terreno nel 2000, quando ho iniziato a condurre un laboratorio biennale integrato di teatro presso il Centro Trisomia 21 di Idice, in provincia di Bologna.  Quest’occasione mi ha spinto ad approfondire quest’ambito, compiendo delle indagini sul territorio di Bologna e provincia, per verificare quante e quali realtà svolgessero attività di teatro o di danza con persone in situazione di handicap, e a formulare una serie di osservazioni e teorie sul comportamento scenico degli attori diversamente abili con i quali stavo lavoravo.  Inoltre, ho potuto conservare l’esperienza di quei due anni di laboratorio nel mio diario di lavoro, il quale si è rivelato uno strumento molto utile per trarre ulteriori considerazioni e raccontare come è stato sfidato, affrontato e superato il limite dettato dall’handicap e come la diversità sia stata un occasione per creare arte e per instaurare un dialogo alla pari  tra normodotati e non.




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