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Se l’informazione passa sul web

Su internet, strumento per apprendere e conoscere sempre più usato anche in Italia (nonostante la bassa cultura tecnologica media), oramai si sono affacciate parecchie associazioni che si occupano di handicap acquisito, in particolare le organizzazioni di para e tetraplegici. In questo articolo cercheremo di capire che tipo di informazione viene fatta su questo tema, lo stile usato e la padronanza nell’uso del mezzo telematico (e quindi, indirettamente, il grado di assimilazione delle nuove tecnologie).
Internet si sta configurando sempre più come un mass media, anzi come il più grande fra tutti, (dato che potrebbe inglobare in sé televisione, radio e carta stampata) quindi diventa importante conoscere che tipo di immagine e luoghi comuni veicola quando tratta di handicap acquisito; come per la televisione, che, lo vogliamo o no, ci condiziona, in piccola o in grande parte, nella formazione delle nostre idee, così internet si appresta a diventare il “nuovo persuasore occulto”.
Anche lo spazio che riserviamo al modo in cui viene usata la telematica da parte delle associazioni di paralegici rientra nel nostro discorso proprio perché dal grado di consapevolezza di cosa offrano le nuove tecnologie dell’informazione possiamo renderci conto se internet diventerà il nuovo persuasore oppure no; la cosa non è di poca importanza e riguarda tutti i cittadini, disabili e non.

Fai girare il tuo motore di ricerca

E’ ormai risaputo che non esiste un indice completo di internet, un posto dove vedere che cosa contengono le milioni di pagine web pubblicate nel mondo; in mancanza di questo ci si affida a diversi mezzi di ricerca. I più famosi sono senz’altro i motori di ricerca (search engines). Veramente ve ne sono di diversi tipi e con funzioni differenti, ma prendendone uno a caso e facendo una serie di ricerche incrociate usando delle parole chiave come , “handicap acquisito”, “paraplegia”, “mielolesi”…, le risposte al nostro bisogno di informazione non sono poi così vaste. Le segnalazioni sono di alcune decine di siti, ma, visitandoli, il loro numero decresce notevolmente.
Intendiamoci, di siti sull’handicap in lingua italiana, ne esistono anche duecento, ma di siti specifici sull’handicap acquisito non ve ne sono poi molti. Cominciamo ad analizzare i più significativi.

Il tema preferito? L’informazione medico-scientifica

IL sito dell’APL (Associazione Paraplegici della Lombardia e delle altre regioni italiane) si presenta con una grafica sobria, vi sono qua e là dei banner (striscioni pubblicitari) e i collegamenti (link) riportano ad una serie di informazioni, quali la storia dell’APL , l’attività della decennale rivista “Ruota libera” di cui vengono però riportati solo 5-6 articoli, il progetto Omnihotel, un ipertesto sull’accessibilità degli hotel italiani, dove però ne troviamo segnalati pochissimi.
Informazioni più sostanziose le troviamo ad altri link. Nella pagina riguardante gli aspetti medici del problema e in quelle che si riferiscono al tema dell’autonomia personale. Infine vi sono pagine dedicate al tema della mobilità e ai corsi organizzati dall’APL (vela, shiatzu, dinamica mentale).
Le sezioni più consistenti del sito non sono suddivise in varie pagine web collegate tra loro, ma sono semplicemente una serie di lunghi articoli che si snodano come un papiro e che il lettore rintraccia facendo scorrere all’ingiù la freccetta del suo mouse per parecchio tempo.
In rete esiste anche un webring sul tema paraplegia; che cos’è un webring? Non è nient’altro che un serie di siti collegati tra loro per il fatto che si occupano del medesimo argomento (esistono centinaia di webring diversi). Il collegamento avviene tramite una barra di comandi posti di lato alla pagina principale di ogni sito (di solito in basso). Il comandi portano a passare in rassegna tutti i siti aderenti all’anello web (in modo casuale o consecutivo, oppure a balzi).
Nel nostro caso la maggior parte dei siti collegati tra loro sono in lingua inglese (per lo più statunitensi). Di “nazionalità italiana” incontriamo qui il sito dell’AIM (Associazione Italiana Mielolesi), dove non troviamo molta informazione, tranne qualche accenno ad argomenti di carattere medico e di prima informazione.
Collegato a questi sito troviamo quello della Rete Italiana del Midollo Spinale (i siti sono ambedue curati dalla medesima persona, F. Meriani). Qui abbiamo parecchie informazioni di carattere medico e scientifico e una raccolta di risorse relative alla paraplegia presenti sulla rete (molte in lingua inglese). Il tutto è impaginato in una sola pagina molto lunga e le varie informazioni non sono organizzate graficamente in modo da rendere più semplice la lettura (ad esempio tutti i titoli in neretto, i sottotitoli in corsivo e così via). Piuttosto particolare è la presenza di tutta una serie di strumenti che la tecnologia telematica offre; chi vuole può iscriversi o partecipare a mailing list, webchat e a forum (newsgroup). Non starò a spiegare dettagliatamente la differenza fra questi strumenti di comunicazione, dirò semplicemente che servono alla partecipazione diretta del lettore che in questi luoghi può dire la sua semplicemente scrivendo negli appositi spazi (o tramite posta elettronica) e senza dover conoscere programmi di comunicazione più complessi. Visitando la chat e il forum non abbiamo rintracciato nessun messaggio (erano vuote).
Simile nel livello grafico e nel tipo di informazioni (medico-scientifiche) ma più incentrato sulle proprie attività, è il sito dell’Istituto Santa Lucia, ospedale specializzato nella riabilitazione psicomotoria.
Per finire il genere ricordiamo anche il sito della FAIP (Federazione Associazioni Italiane Para-tetraplegici). Qui accanto ad un uso più sofisticato dell’impaginazione (vengono usati i frame, sorta di bordi che rimangono fissi anche se la pagina web scorre e cambia) abbiamo un’informazione legata all’associazione e un dettagliato indirizzario di tutte le unità spinali e i centri riabilitativi italiani.

… e poi le associazioni sportive

Esistono poi i siti curati dalle associazioni di persone paraplegiche che riguardano lo sport; ve ne sono diverse. Cominciamo da H81 (Associazione sportiva e culturale per persone disabili), graficamente molto curata, con frame e immagini in movimento; da un‘informazione soprattutto riguardante le discipline sportive che segue (basket, tennis da tavolo, pallamano). Sul sito si può leggere anche un manuale di tutela giuridica contro le barriere architettoniche.
Un esempio di pura presentazione dell’associazione viene offerto dal sito della POLHA (Associazione Polisportiva per Disabili) di Varese; al di là di questa informazione e di poche altre segnalazioni un lettore web non può leggere altro.
Più consistente, dal punto di vista informativo, si presenta il sito di SportABILI, che secondo le stesse parole degli autori “avrà due funzioni principali: come mezzo di comunicazione e di informazione sulle attività dell’associazione, e come luogo di contatto per tutte quelle persone che vorranno scambiare le loro esperienze di viaggio e di turismo in Italia e all’estero”. In che modo? Sfruttando l’immediatezza del mezzo telematico, verranno raccolte le esperienze e i suggerimenti di persone disabili che hanno intrapreso dei viaggi. Oltre a questo progetto (SportABILI Network) è possibile leggere i testi integrali del recente convegno su handicap e sport che si è svolto a Trento.

Che interattività con il lettore?

Uno dei modi per capire la qualità di informazione che viene offerta sul web è quello di verificare in che modo il lettore può partecipare al dibattito o dire la sua su un dato argomento, ovvero del grado di interattività. Il mezzo telematico è un medium che permette un tipo di informazione non più da uno a molti (come è il caso del giornale o della televisione), ma da molti a molti, ovvero l’informazione non viene calata una volta per tutte dall’alto, ma viene fatta da più parti, tramite la collaborazione, la cooperazione e il confronto delle opinioni.
Nel nostro piccolo campione preso in esame il problema, per la maggior parte dei siti, non si pone neppure, dato che internet non viene compresa come momento di “scambio”. Per alcuni invece questa consapevolezza c’è, ma il grado di partecipazione dei lettori sembrerebbe scarso (e allora si riduce solo alla sua possibilità tecnologica).

Lo stile del web

Scrivere sul web non è come scrivere un libro, valgono regole diverse. Il materiale deve essere organizzato non su un unico lungo foglio ma suddiviso in tante parti collegate tra di loro nel modo più opportuno (per associazione di temi, per opposti o anche come semplice continuazione del discorso). Dato che il mezzo telematico permette anche una (ridotta) multimedialità si può creare un testo web non di solo testo, ma anche corredato da foto, disegni, audio, animazioni per non parlare di tutti gli accorgimento grafici che si possono realizzare. Bisogna dotare anche il proprio sito di una sorta di attrezzatura per muoversi al suo interno senza perdersi e sapere sempre dove ci si trova e a che livello ( stiamo parlando dei comandi che riportano alla pagina principale e a quelle di riferimento, della mappa generale del sito – sotto forma di disegno, ad esempio, della sua struttura).
Questo tipo di consapevolezza non è presente nei siti esaminati, manca in generale una padronanza del linguaggio specifico (del web).
Questo tipo di mancanze, unito al discorso sull’interattività, non sono tipiche dei siti che abbiamo esaminato, ma sono mancanze che si riscontrano in generale nei siti web dedicati al sociale. Sottolineando questi difetti non si pretende che il sito di un’associazione che si occupa di paraplegia sia organizzata come il sito del quotidiano “La Repubblica” e dia una quantità di informazione corrispondente, ma che molto concretamente e semplicemente non si limiti ad essere una vetrina di presentazione di un’associazione ma faccia partecipare il suo lettore e lo che introduca ad internet fornendogli anche degli strumenti di orientamento (come ad esempio i collegamenti che alcuni siti suggeriscono).

Il confronto con la stampa di settore

Ma in conclusione che differenze vi sono con la stampa specializzata di settore?
Da un punto di vista quantitativo non abbiamo trovato molte informazioni, dal punto di vista tematico dobbiamo invece sottolineare una certa somiglianza. Se noi sfogliamo le riviste di settore notiamo come la gran parte degli argomenti trattati riguardino proprio l’informazione medico-scientifica, lo sport, le barriere e i trasporti e le storie personali (anche queste ultime presenti in rete ma non nei siti esaminati).
In questo caso ma anche in generale, la rete non fa altro che rispecchiare ciò che esiste nel mondo reale; non è vero, tanto per fare un esempio che su internet c’è maggior pornografia o pedofilia che nel mondo reale, la rete si limita, come ogni bravo specchio, a riflettere ciò che c’è già.
Così se ci allontaniamo ancora dal nostro oggetto – i siti delle associazioni – e ci rivolgiamo all’informazione prodotta on line dai mass media, il discorso non cambia; gli stessi difetti e vizi della stampa e della TV nei confronti dei disabili vengono riproposti.
Ma allora il nuovo dove sta, dove si nasconde? Il nuovo lo si può forse trovare non tanto sul web ma in tutti quei luoghi dove “il popolo della rete” si incontra; i messaggi di posta elettronica privati o collettivi (mailing list), nei gruppi di discussione Usenet (che a dire il vero oramai vengono “vissuti” anche sul web), nelle chat cioé nelle “chiacchiere” che avvengono in tempo reale tra le persone on line(tramite dei programmi specifici, o, ancora una volta, su web).
Leggendo i messaggi pubblici si possono trovare storie, confessioni, richieste di informazione, di aiuto, insulti, liti che avvengono tra persone paraplegiche, o tra queste e persone normali. E’ in questi luoghi che ci si confronta, parlando di cose che, prima dell’avvento della telematica alla portata di tutti, non era possibile comunicare. E’ in questo luoghi che nascono nuovi modi rapportarsi e di vivere, che si producono potenzialità inedite per i disabili, per i loro famigliari e amici. Queste potenzialità però sono segnate da una certa ambiguità; non è detto infatti che saranno solo uno strumento di liberazione del disabile, potrebbero anzi portarlo ad una ulteriore emarginazione




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