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Yekutiel o del raccontare le differenze

(…)
Prima che Yekutiel arrivasse a scuola, la maestra, intelligente, avvertì gli scolari, spiegando che Yekutiel era un bambino deforme, con un difetto alla schiena, e che dovevano comportarsi bene con lui, senza prenderlo in giro. Dovevano accoglierlo e fare amicizia.
(…)
Trascorsero uno, due, e anche tre o quattro anni; nel corso del quinto anno ? Yekutiel era undicenne ? successe qualcosa. L’insegnante di letteratura assegnò come compito un tema libero. Quando portò a casa i componimenti per correggerli e dare i voti, capitò su quello di Yekutiel, lo lesse e ne fu molto colpito. L’indomani entrò in classe, e disse: "Vorrei dedicare la lezione al tema di Yekutiel. Ve lo leggerò, e in seguito ne discuteremo".
Ecco quello che il professore lesse sul quaderno di Yekutiel:

Compito
Molti anni fa c’era un paese, lontano e isolato, al di là delle Montagne Tenebrose e del Fiume di Fuoco, dietro i Boschi di Ferro. In quel paese vivevano persone di tutti i generi, uomini, donne e bimbetti, nati con una deformazione alla schiena, con la spalla destra più alta della spalla sinistra, e con un testone in cima a un corpicino. Gli abitanti di quel paese erano molto felici, e si rallegravano del loro destino. Quando parlavano di una persona cara per tesserne le lodi, dicevano: "Mia figlia è talmente bella che nessuno può resistere alla sua magia. Ha la schiena più storta e più gobba di qualunque altra bambina che abbia mai visto in vita mia". I presenti rimanevano impressionati e non credevano alle loro orecchie. Il papà, orgoglioso e felice, tirava fuori di tasca una fotografia e la mostrava agli amici e tutti approvavano con ammirazione: "Effettivamente…fino a oggi non si era mai vista una schiena così curva! Una vera e propria meraviglia…Quando compirà diciotto anni, questa bambina sarà la nostra reginetta di bellezza!"
In quel paese vivevano così, assaporando ogni istante della loro vita gobba. Per i giorni di festa avevano una danza particolare, che esprimeva tutta la gioia per quello che il destino aveva dato loro, finchè un giorno successe una disgrazia.
Nella famiglia del sindaco era nato un bambino tutto dritto, con le spalle allineate, slanciato; la deformazione aumentava di anno in anno, e a dieci anni era alto un metro e sessanta, un vero mostro! Non ci sono parole per descrivere i dispetti subiti da quel bambino, fin da quando era in fasce gli altri bambini avevano avuto paura a giocare con lui e quando venne il momento di andare a scuola, i suoi genitori credettero necessario andare a lezione con lui, per proteggerlo dallo scherno dei compagni. Ma lui, che era coraggioso e pieno di buon senso, disse: "Non c’è bisogno di proteggermi, posso cavarmela da solo". Effettivamente, ben presto fu amato dai compagni, perché poteva fare per loro quello che a loro era impossibile. Grazie alla sua lata statura era capace di raccogliere per gli amici i frutti sulla cima dei pruni, poteva anche sbirciare al di sopra della cancellata dello stadio e riferire come procedeva la partita e chi stava vincendo, senza che dovessero comprare il biglietto. Fu quindi il primo a vedere da lontano la carrozza reale che stava avvicinandosi alla città e annunciò agli abitanti l’arrivo del rnonarca. Essendo alto, sentiva rumori lontani, e sapeva se il temporale si stava avvicinando, o se la primavera era alle porte, tanto che la popolazione non aveva bisogno di buttare via denaro per l’acquisto di un barometro o per lo stipendio di un meteorologo. Se era nevicato parecchio, lui spazzava via la neve accumulata sui tetti delle case con le mani, mentre andava a passeggio per le strade della città.
Tutti questi lavori importanti li faceva gratis perché cercava a tutti i costi di piacere, e desiderava che non ridessero di lui. Gli abitanti di quel paese finirono col perdonargli la sua infermità.
I suoi genitori, però, pensavano che soffrisse nell’essere diverso da tutti, ed erano molto preoccupati. Viaggiarono di città in città, interrogando e cercando dappertutto per trovare uno specialista che fosse in grado di curare la deformazione del figlio, finché un giorno vennero a sapere che nella capitale c’era un chirurgo impareggiabile, di fama mondiale, che poteva salvare il bambino. Si raccontavano davvero grandi cose di quel dottore; si diceva che già anni e anni prima si era occupato di un caso simile, ed era riuscito a eliminare perfettamente la deformazione: dopo una lunga e complicata operazione, il dottore era riuscito a ingobbire la schiena dritta del bambino, e a renderla curva quasi quanto quella di un bambino normale.
I genitori comunicarono al figlio questa splendida notizia, e dissero che non avrebbero badato a spese, che avrebbero dato al dottore tutto l’oro del mondo. Con loro grande sorpresa il bambino li informò che non voleva andare da quel dottore, e che desiderava rimanere così come era.
"Ma perché?" chiesero i genitori sbalorditi. "Perché preferisco essere come tutti gli altri miei simili" disse lui. "I tuoi simili?" dissero i genitori, "dove hai mai visto un bambino come te?". "Sono sicuro" disse il bambino dritto, "di non essere l’unico. Sono sicuro che c’è un posto dove mi assomigliano tutti". "Stupidaggini" ribatterono i genitori. "Leggiamo giornali di tutto il mondo, e non abbiamo mai sentito di un bambino come te…. tranne quelli che escono dall’ordinario… quelli deformi, naturalmente".
"Può darsi che i giornali non scrivano niente sul paese della gente come me. Può darsi che quel paese sia piccolo e isolato, o forse non esiste nemmeno un paese vero e proprio, e persone come me esistono solo qua e là, ma apparteniamo tutti a un tipo unico e speciale, e ci è proibito rinunciare ai nostri diritti".
"I vostri diritti?". I genitori, stupiti, non capivano: "Che diritti hanno le persone come te?"
"Ne abbiamo" disse il bambino, sorridendo fra sé e sé. "Per esempio, noi siamo più vicini al cielo, perciò sentiamo rumori e vediamo cose che la gente normale non immagina nemmeno. Ed è solo uno degli esempi".
I genitori si spaventarono talmente che portarono il bambino da uno specialista della mente, sulla cui porta era scritto "Psicologo", nonché "Dottore". Questo dottore parlò a quattr’occhi con il bambino, e dopo aver ascoltato quello che il piccino aveva da dire, disse ai genitori: "Lasciatelo tranquillo… Non sta bene, sta benissimo".
Così andarono le cose, e fino ad oggi è rimasto deforme, andando in giro eretto, annusando il profumo dei fiori di pruno da vicino, direttamente dai rami alti degli alberi; i fiori gli accarezzano le guance, gli fanno il solletico sotto il naso, e lui ride.
E il riso è segno di gioia, ogni tanto.




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