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autore: Autore: Annalisa Brunelli e Giovanna Di Pasquale

7. Fa.Di.Vi. e… oltre…

Fa.Di.Vi. e Oltre è un’Associazione Onlus di famiglie di persone disabili iscritta al Registro regionale del Volontariato della Regione Liguria nell’ambito socio-sanitario.
Azione e scopo dell’Associazione è quello di:
– ricercare le condizioni, le opportunità di un ottimale sistema extra famigliare nel “durante noi” – cioè con i famigliari ancora in vita – individuando le risposte ai bisogni primari socio- riabilitativi-assistenziali, alle aspettative, ai bisogni relazionali, alla massima autonomia;
– favorire il massimo possibile coinvolgimento e partecipazione alla vita e alle scelte del Centro, collaborando ai programmi, per favorire il superamento di eventuali riscontrate obiettive difficoltà, ponendo attenzione a non invadere e/o intralciare la gestione del Centro stesso;
– elaborare e proporre progetti, iniziative, sperimentazioni, destinati al miglioramento della qualità di vita, delle persone del Centro, incoraggiando la circolazione, lo scambio di informazioni, di esperienze e collaborazioni, attivando e sostenendo una rete di relazioni che sviluppi processi d’integrazione sociale, con le altre realtà del territorio;
– sostenere processi che portino alla determinazione di “un piano di vita individualizzato” che ricerchi anche l’identificazione di una futura “tutela personalizzata”;
– promuovere ogni forma di sostegno a favore delle persone disabili del Centro Residenziale Vidoni e possibilmente anche di altri Centri e, più in generale, nei confronti di chi si rivolge all’Associazione.

“Crediamo fermamente – sostengono i soci di Fa.Di.Vi. – che l’affermazione e la continua promozione di una cultura della solidarietà e del rispetto per la vita altra siano gli elementi  più significativi e  rappresentativi  per affrontare e superare i muri d’indifferenza che spesso delimitano  i luoghi  in cui vivono le persone con disabilità e quanti condividono la loro vita.
Questo non deve essere inteso solo come l’impegno etico di una singola associazione ma anche e soprattutto come sfida per  una società che vuole crescere.
Parafrasando Nelson Mandela: quella che abbiamo raccontato è la nostra storia… Dolce o amara  (giusta o sbagliata) che vi sia sembrata, qualcosa portatela con voi e qualcosa lasciate che torni a noi. Grazie”. 

Per contatti:
Fa.Di.Vi. e Oltre
Viale Teano 12
16147 Genova
Tel./fax 010/374.23.01
fadivieoltre@virgilio.it    

16. I libri “su misura”

Antonella Costantino è Neuropsichiatra Infantile e dirige il Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa (CSCA) e l’Unità Operativa di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (UONPIA) della Fondazione IRCCS “Ca’ Granda” Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. È responsabile scientifico del progetto “Supporto nelle gravi disabilità della comunicazione in età evolutiva” della Regione Lombardia. Ha pubblicato Costruire libri e storie con la CAA. Gli IN-Book per l’intervento precoce e l’inclusione (Trento, Erickson, 2010). Le abbiamo chiesto di parlarci di CAA e di libri.

Cos’è la CAA? Chi la può utilizzare?
La Comunicazione Aumentativa e Alternativa (CAA) è “ogni comunicazione che sostituisce o aumenta il linguaggio verbale”. Potremmo dire che un sistema di CAA è una specie di “decodificatore immediato continuo” tra il sistema di comunicazione dell’altro e il nostro. Possono essere codificati i segnali esistenti – utilizzando tutte le competenze dell’individuo e includendo le vocalizzazioni o il linguaggio verbale residuo, i gesti, i segni – o essere utilizzati sistemi di simboli o di immagini, in cui tutte le figure usate hanno scritta sopra la parola che rappresentano, per renderle comprensibili anche al partner comunicativo.
La CAA nasce dalle necessità comunicative di persone con gravi problemi motori e sviluppo cognitivo nella norma, ed estende il proprio campo di intervento a disabilità molto differenti che possono coinvolgere l’intenzionalità comunicativa (disturbi autistici), le componenti espressive e motorie del linguaggio, la comprensione linguistica o più spesso avere componenti miste. In Italia, sono circa 50.000 le persone tra 0 e 18 anni che potrebbero beneficiare di un intervento di CAA.
Non ci sono prerequisiti per l’intervento, e nel bambino andrebbe attivato appena possibile, per evitare che le difficoltà di comunicazione si ripercuotano negativamente sullo sviluppo emotivo, cognitivo e relazionale. L’intervento di CAA ha anche un ruolo importante nel prevenire la comparsa di disturbi del comportamento, particolarmente frequenti tra le persone con difficoltà della comunicazione.

Libri modificati, libri personalizzati: differenze e utilizzo. Libri per tutti?
La lettura ad alta voce di libri illustrati da parte di un adulto è ormai ampiamente riconosciuta come un’esperienza fondamentale per i bambini fin dai primi mesi di vita: sostiene lo sviluppo emotivo e contemporaneamente quello linguistico e cognitivo. Molti sono i progetti internazionali e italiani al riguardo, tra cui ricordiamo “Nati per Leggere”.
Le prime volte, i bambini non capiscono tutto quello che viene loro letto o detto. Ma ascoltando più volte la stessa storia, pian piano ne dipanano i passaggi e le sfumature, grazie alle illustrazioni, alla conoscenza del contesto, al modo con cui l’adulto legge, al gioco del leggere e rileggere. L’ascolto dei libri permette un’esposizione a frasi un poco più complesse di quelle che si usano nel parlato e a un vocabolario più ampio ma fortemente legato al contesto della storia, oltre che ricco di emozioni. In presenza di una disabilità complessa e della comunicazione, si è portati a utilizzare un linguaggio meno interattivo di quello utilizzato con i coetanei, più direttivo e povero di contenuti, con domande chiuse e risposte già note e quindi meno adatto per l’apprendimento della lingua. In molti bambini con disabilità, la comprensione linguistica costituisce un elemento critico, spesso erroneamente considerato un problema di comprensione intellettiva. Certamente ci sono bambini che possono non capire perché non ce la fanno dal punto di vista cognitivo, ma molti bambini non capiscono perché non comprendono la sequenza delle parole, un po’ come succede a noi con una lingua straniera quando ancora la conosciamo poco.
I bambini con disabilità, soprattutto complessa e della comunicazione, sono dunque quelli che potrebbero avere i maggiori vantaggi dall’essere esposti molto precocemente alla lettura ad alta voce. Sono proprio quelli, invece, a cui si legge meno e più tardi e per i quali non si trovano mai libri adatti.
Da circa 15 anni abbiamo cominciato a costruire libri “su misura” per bimbi con disabilità della comunicazione, con il testo completamente tradotto in simboli. Il libro illustrato deve infatti essere “su misura” per il bambino, perché possa agganciarsi e appassionarsi alla voce narrante, al ritmo, al calore, alla presenza e ricchezza delle emozioni, perché possa assaporare, nella condivisione del libro, l’attenzione dedicata e completa dell’adulto, la sua capacità di ascoltare mentre si fa ascoltare, la capacità di interrompere un attimo prima di quando potrebbero comparire i primi segni di stanchezza del piccolo, la disponibilità a leggere e rileggere più e più volte. Nel caso del bimbo con disabilità della comunicazione, può essere necessario adattare molti aspetti: contenuto, modo di leggere, grafica e immagini, struttura della frase, testo, struttura fisica.
È possibile partire da un libro illustrato già esistente e modificarlo per renderlo accessibile (libro modificato), oppure si possono anche creare libri che siano completamente ex novo e su misura per “quel” bambino (libro personalizzato). La “gratuità” è elemento essenziale: è importante cioè che l’adulto legga senza pretendere nulla in cambio, senza “interrogare” il bambino, o cercare di verificare cosa ha colto della lettura che è stata condivisa.
Elemento caratteristico dei libri “su misura”, modificati o personalizzati, è l’adattamento del testo ai bisogni specifici del bambino, e la sua “traduzione” in simboli. I simboli sono uno degli elementi fondamentali della CAA, rappresentano una vera e propria seconda lingua visiva che affianca quella uditiva. Sono sempre composti da un’immagine grafica, dalla parola alfabetica scritta in alto, da un sottile bordo che tiene insieme le due. La persona che usa la CAA riconosce l’immagine, il partner comunicativo la parola. Nella lettura ad alta voce dei libri “su misura”, l’adulto indica uno per uno i simboli che compongono la frase, senza rallentare la lettura e mantenendone la vivacità. Può così sostenere l’ascolto del bambino con l’accompagnamento della “lingua visiva”, che facilita l’attenzione e la comprensione di quanto si ascolta.

Cosa significa IN-Book? Qual è il cambio di prospettiva?
L’utilizzo di libri “su misura” ha cambiato il nostro modo di lavorare in CAA. Da un lato ci ha aiutati a focalizzare l’importanza della comunicazione in entrata, prima che in uscita, e dall’altro ci ha permesso di trovare modi per rendere più “naturale” l’uso della CAA nei contesti di vita. Capire come usare i libri è infatti abbastanza semplice e intuitivo e può facilitare molto il passaggio, sia per i bimbi che per il loro contesto, verso altri strumenti di CAA come tabelle e ausili. 
Inoltre, in modo un po’ inaspettato, i libri in simboli hanno cominciato a circolare spontaneamente nelle scuole materne, nelle biblioteche e in molti altri contesti e sono così diventati patrimonio di tutti i bambini. Sono prima di tutto piaciuti, hanno appassionato, sono stati contesi, hanno permesso contemporaneamente condivisione e autonomia. Ci siamo accorti che sono serviti a tutti i bambini per crescere, per capire meglio il linguaggio, per parlare, per condividere l’attenzione, per aumentare la capacità di ascoltare, per scoprire come si può comunicare con alcuni compagni e per molte altre cose. In particolare, sono stati preziosi per sostenere in modo naturale quei bambini che per diversi motivi hanno maggiori difficoltà con il linguaggio e con l’ascolto: bambini con disturbo di linguaggio o di attenzione, bambini migranti e molti altri.
Non sono quindi più solo strumenti “su misura” per bambini con disturbo complesso della comunicazione, ma sono diventati “IN-Book”, strumenti per l’inclusione di tutti i bambini, nella direzione di una “speciale normalità”, da condividere, da scambiare, da mettere a disposizione in piccole biblioteche di classe, nell’ambito delle quali non è più necessario “costruire” su misura, perché come per tutti i bambini si può “scegliere” su misura tra i molti a disposizione.

La costruzione di questi libri. I laboratori, la collaborazione con il territorio e le famiglie.
I libri “su misura” vengono costruiti attraverso la partecipazione a uno specifico “laboratorio” molto pratico, che è attualmente è composto da due giorni consecutivi di formazione in aula, per un totale di circa 16-18 ore, seguiti da 3-4 mesi di formazione a distanza e da un giorno di laboratorio libri avanzato, di nuovo in aula. Unico requisito per poter partecipare è avere già seguito qualche tipo di formazione introduttiva alla CAA. Pur mantenendo un impianto di lavoro in piccolo gruppo, i partecipanti del laboratorio sono passati dai 15 del 2003 a circa un’ottantina, grazie alla possibilità di coinvolgere 4-5 formatori. I partecipanti sono organizzati in 10 piccoli gruppi, ognuno dei quali si confronta intorno a un bambino reale (anche se non fisicamente presente) e prevede fino a 8 componenti: almeno un genitore, almeno un insegnante, almeno un operatore sanitario che conoscono il bambino, mentre gli altri componenti del piccolo gruppo possono far parte del contesto di vita del bambino oppure no. Si tratta di un’importante percorso di condivisione e partecipazione in cui operatori, familiari e insegnanti coinvolti nella vita del bambino possono sperimentare insieme, a partire dai passaggi necessari per costruire i libri “su misura”, una graduale assunzione di ruoli che consentirà maggiori probabilità di successo nel proseguimento successivo dell’intervento.  
L’intervento di CAA non si rivolge infatti soltanto al bambino ma anche a tutte le persone che interagiscono con lui, in un’ottica di progressiva assunzione di competenze da parte del contesto di vita, che possa così soddisfare nel tempo i bisogni comunicativi in continuo cambiamento del bambino. L’obiettivo è costruire un sistema flessibile su misura, da mettere in campo in tutti i momenti e luoghi della vita poiché la comunicazione è per ognuno di noi necessaria e indispensabile in ogni momento. Il modello di intervento viene definito come “basato sulla partecipazione”, in primo luogo perché l’obiettivo è facilitare la comunicazione significativa e la partecipazione della persona nelle attività della vita quotidiana e nella società, nel significato dato al termine dall’ICF (OMS, 2001). In secondo luogo, perché la partecipazione attiva del ragazzo, della famiglia e del contesto di vita è necessaria e indispensabile nel momento della valutazione in quanto “migliori esperti” del funzionamento comunicativo e dei bisogni emergenti. In terzo luogo perché implica la continua costruzione e negoziazione di un progetto su misura per quel ragazzo e quella famiglia in quel contesto e in quel momento della loro storia, intorno al quale vi sia pieno consenso di tutti coloro che sono coinvolti.
È per questo che il percorso di CAA del Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa inizia proprio a partire dal “laboratorio libri” che diventa il terreno in cui cominciare a costruire la collaborazione e l’ascolto reciproco. Negli ultimi due anni, in modo davvero inatteso, è avvenuta la trasformazione dai libri su misura verso gli  IN-Book. La loro presenza nelle biblioteche e nelle scuole dell’infanzia ha modificato profondamente il nostro modo di lavorare in CAA e sta cambiando la cultura del territorio, facilitando l’inclusione di tutte le possibili diversità. Sembra che gli IN-Book possano rappresentare degli importanti facilitatori dello sviluppo dei bambini. È importante ora cercare di capire meglio se è vero e perché. E come sostenere e diffondere un uso così diverso da quello per cui erano nati.

13. Rallentare la pagina per velocizzare la lettura

Laura Russo è una delle responsabili della collana “leggimi!” della casa editrice Sinnos, nata nel 1990 come cooperativa, nel carcere di Rebibbia. Dai servizi di prestampa per case editrici amiche ai primi libri il passo è stato breve. Così Sinnos ha iniziato presto a parlare di diritti e di intercultura, in un periodo in cui dedicarsi a questi temi sembrava ancora un’attività originale e stravagante.
Intercultura, tante lingue diverse, diritti, educazione al rispetto dell’altro e dell’ambiente che ci circonda, attenzione ai fenomeni dell’emarginazione, coloratissimi albi illustrati, romanzi, storie, racconti, saggi. Sono queste le parole chiave che caratterizzano le scelte editoriali, rivolte soprattutto ai bambini e ai ragazzi, ma con alcuni segni dedicati agli adulti e ai “giovani adulti” perché non perdano l’abitudine di pensare e di osservare criticamente il mondo.

 

Il 18 ottobre scorso è stata finalmente pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la Legge n. 170 che riconosce la dislessia e altri disturbi specifici dell’apprendimento e definisce le tappe del percorso diagnostico-formativo di studenti con DSA attraverso l’utilizzo di strumenti dispensativi e compensativi. Si tratta di un primo passo in avanti verso un giusto riconoscimento di un problema che in passato è stato sostanzialmente sottovalutato.

Solo di recente nel nostro paese si è cominciato a riflettere con maggiore attenzione sulla dislessia, il disturbo dell’apprendimento con maggiore incidenza (circa il 5-7%) nella popolazione scolastica. La percentuale registrata tuttavia non descrive interamente il fenomeno poiché non tutti i casi di dislessia vengono riconosciuti e diagnosticati e non hanno quindi rilevanza statistica.

Alla scarsa sensibilità istituzionale nei confronti del problema corrispondeva fino a qualche anno fa anche un vuoto in campo editoriale. Se è vero infatti che in Italia esistevano già tutta una serie di supporti didattici e terapeutici per ragazzi con difficoltà di lettura, non erano ancora stati creati libri di narrativa dedicati loro.

Ecco perché le case editrici Sinnos e biancoenero hanno deciso di creare “leggimi!”, la prima collana di narrativa in Italia per ragazzi con difficoltà di lettura.

Sono solo ragazzi dislessici ad avere difficoltà di lettura? Quali categorie di lettori possono trarre vantaggio da libri più facili da leggere?
Ad avere difficoltà di lettura non sono solo i ragazzi con un DSA ma anche quelli con difficoltà di tipo sensoriale come per esempio i bambini ipoacusici o quelli con difficoltà cognitive. Insieme a loro possono trovarsi a disagio con le pagine di un libro anche tutti quei ragazzi non di madre lingua italiana sempre più numerosi nel nostro paese. A questi infine dobbiamo aggiungere tutti quelli che, pur non avendo difficoltà riconosciute, vengono semplicemente definiti “lettori pigri”, tutti quei ragazzi cioè che smettono di leggere, o semplicemente non hanno l’abitudine a farlo, perché per loro la lettura non è un’esperienza gratificante. Accade infatti abbastanza di frequente che potenziali giovani lettori non sviluppino interesse per i libri in giovane età e rimangano poi sostanzialmente alieni alla lettura anche da adulti.
Solo per inciso, vogliamo qui velocemente ricordare l’allarme lanciato già da tempo anche da Tullio De Mauro relativamente a sacche sempre più vaste di popolazione a rischio di analfabetismo: cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra. Trentotto lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura.

Parlaci della collana “leggimi!”

Proprio avendo presente questo rischio di analfabetismo di ritorno abbiamo affrontato la sfida della nuova collana “leggimi!”.

Partendo dal confronto con le esperienze editoriali di altri paesi, abbiamo iniziato a elaborare il nostro progetto, avvalendoci anche della preziosa collaborazione di esperti del settore. Sandra Beronesi, logopedista che si occupa di educazione delle sordità, Lucia Diomede, terapista della neuro-psicomotricità dell’età evolutiva presso il dipartimento di Scienze Neurologiche dell’ Università la Sapienza, Roberta Penge, neuropsichiatra infantile presso lo stesso dipartimento, impegnata a lungo anche come presidente dell’AID (Associazione Italiana Dislessia) e Andrea Villarini, professore associato di Didattica delle Lingue Straniere presso l’Università per Stranieri di Siena.

Cardine della nostra progettazione è stata una riflessione apparentemente scontata che è poi diventata fulcro della collana: chi si appassiona a una storia, legge più speditamente e facilmente perché vuole sapere come va a finire! E se questo è vero per tutti, lo è anche per chi ha difficoltà di lettura.

Di solito ai bambini e ai ragazzi che fanno fatica a leggere vengono proposti libri destinati a una fascia d’età inferiore, con il risultato di annoiarli e farli sentire a disagio, perché sia le storie che l’aspetto del libro non sono adeguati alla loro età.

Abbiamo quindi pensato che il nostro primo impegno dovesse essere una collana che proponesse racconti “giusti” per la fascia d’età a cui ci rivolgevamo (9-11 anni), con storie appassionanti e divertenti, presentate però con quegli accorgimenti (sintattici e tipografici) che potessero facilitarne la lettura.

Non avevamo esempi italiani da seguire quindi la prima fase del lavoro è stata prevalentemente progettuale e ideativa.

Successivamente siamo passate a una fase di verifica sul campo. I “prototipi” sono stati fatti leggere a bambini con difficoltà di lettura e ogni suggerimento o osservazione fornita dai ragazzi è stata accolta e utilizzata per apportare modifiche e aggiustare così il tiro.

Grazie al lavoro con le nostre consulenti e alla indispensabile partecipazione di molti giovani lettori abbiamo messo a fuoco le linee guida della nostra collana, nonché individuato tutti quegli accorgimenti che consentono al lettore di superare quelle che – per chi ha difficoltà di lettura – sono delle vere e proprie barriere tipografiche. Il nostro obiettivo era rallentare la pagina per velocizzare la lettura.

Abbiamo quindi scelto di proporre testi semplificati dal punto di vista sintattico, che non vuol dire utilizzare una lingua povera, ma solo pianificare una struttura sintattica più semplice e graduare l’introduzione delle parole meno ricorrenti nella lingua e conosciute. Si è stabilito di privilegiare una progressione sequenziale degli eventi e di suddividere la narrazione in capitoli brevi arricchiti da chiare e frequenti immagini che alleggerissero il corpo del testo e ne facilitassero la comprensione.

L’innovazione più massiccia è comunque avvenuta sicuramente nell’ambito del layout.

La sfida che avevamo di fronte era quella di creare libri non dissimili dagli altri libri in commercio per la stessa fascia d’età allo scopo di non discriminare i giovani lettori e non farli sentire a disagio. Non creare cioè quell’effetto che in inglese viene definito “patronizing” e far sentire il lettore diverso perché deve confrontarsi con libri “speciali” creati per diversi.

Pensiamo di esserci riusciti: aprendo una pagina qualunque di uno dei libri di “leggimi!” apparentemente non vi sono differenze palesi rispetto a una pagina di un qualunque altro libro analogo. Ma dietro di essa c’è molto lavoro!

 

Quali sono le caratteristiche tecniche di questi libri?

Tre sono gli aspetti principali che distinguono le pagine dei nostri libri.

Un nuovo font (leggimi.oft) è stato appositamente studiato per ridurre al minimo gli effetti di confusione che derivano dalla lettura di alcune lettere, come le speculari d-b, p-q, e quelle che si assomigliano per forma e andamento delle linee – come la a, la o e la e – che sono state differenziate al massimo lavorando sulle grazie e sull’orientamento degli ovali. Si è lavorato anche sulla spaziatura fra i caratteri (pari quasi alla loro larghezza) e tra le linee di testo (interlinea doppia).

Le tradizionali procedure di impaginazione e sillabazione sono state eliminate: il testo non è giustificato a destra ma la frase segue con l’andata a capo il ritmo del racconto; le parole poi non vengono mai spezzate per non interrompere il flusso naturale della lettura.

Infine la carta. I testi della collana sono stampati su carta color avorio e opaca che non stanca la vista ed è sufficientemente pesante per evitare effetti di trasparenza della stampa.

Queste le caratteristiche tecniche della collana, il resto lo hanno fatto l’entusiasmo delle persone che hanno lavorato alla realizzazione di questo progetto e tutti i giovani lettori che ci hanno aiutato a metterlo a punto.

È stato subito chiaro per tutte noi che “leggimi!” è andata a colmare una lacuna reale.

I riscontri sono stati numerosissimi e immediati.

Genitori, insegnanti, ma soprattutto giovani lettori ci scrivono interessati; la più importante associazione che si occupa di dislessia sul territorio italiano, l’AID, ha accolto con favore la pubblicazione dei nostri libri.

Tutto questo è molto incoraggiante e gratificante e ci è di massimo aiuto nel nostro lavoro perché ci consente, di volta in volta di recepire commenti e osservazioni utilissime per offrire libri sempre migliori.

Infine un ultimo riscontro ricevuto dalle terapeute che usano i nostri libri: sono sempre di più i lettori di “leggimi!” che non concentrano la loro attenzione – come di solito avviene – sulle difficoltà che hanno incontrato nella lettura, ma entrano nel merito del racconto, si appassionano alla storia e vogliono arrivare fino alla fine.

E questo è senza dubbio il riscontro più gratificante che speravamo di ottenere: restituire a tanti bambini, finora esclusi o lontani dalle pagine di un libro, il piacere della lettura.

 

Per saperne di più: www.sinnoseditrice.org

10. Libri tattili: belli e utili anche per chi vede

Paola Terranova dal 2001 lavora presso l’Istituto Regionale “G. Garibaldi” per i Ciechi di Reggio Emilia come responsabile della Biblioteca. Dal 2006 organizza per l’Istituto, tra le altre attività della biblioteca, laboratori didattici per le scuole di ogni ordine e grado. Per l’Istituto, sempre dal 2006, collabora con la Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi, partecipando a diverse loro manifestazioni, occupandosi sia dell’allestimento sia della realizzazione di mostre e laboratori.

Ci racconti il tuo incontro con i libri tattili?
Ho scoperto, nel 2005, l’esistenza del progetto Typhlo & Tactus e dei libri tattili. Mi è molto dispiaciuto essere arrivata con qualche anno di ritardo a conoscere questa realtà e avere così perso l’occasione di seguirla fin dai suoi primi passi, ma fortunatamente ho avuto la possibilità di acquistare per la Biblioteca dell’Istituto Garibaldi quasi tutti gli splendidi libri pubblicati; anche se devo ammettere con rammarico che un titolo manca al nostro catalogo ed è Carlotta la marmotta, che so essere molto apprezzato e amato dai bambini. Quando si scoprono questi libri, li si tiene tra le mani, sfogliandoli, toccandoli, esplorandoli, annusandoli, non si può non ammirare la cura e la passione con i quali sono realizzati né tanto meno non desiderare di avere l’estro dei loro creatori.
Credo che il desiderio di realizzare qualcosa di bello, esteticamente bello e allo stesso tempo utile per un bambino con disabilità visive sia totalmente soddisfatto da questo tipo di editoria.
Talvolta ho sentito critiche sulla loro realizzazione, da un punto di vista tiflodidattico, e sulla loro reale utilità per l’apprendimento. Credo però che, in tutti i campi, arrivi il momento di uscire dalle “solite cose” per sperimentare, proporre, lanciarsi in sfide, talvolta ardue e senza dubbio non sempre apprezzabili da parte di chi ha sempre portato avanti un certo tipo di idea.
Io non parlo da esperta tiflologa, ma so quali sono le caratteristiche tecniche che un’immagine tattile deve avere per essere realmente funzionale e mi rendo conto che non sempre tutte le regole sono rispettate alla perfezione in questi libri. Ho però visto più volte la curiosità delle mani di un bambino, mani che correvano velocemente tra le pagine di libri come Il vestito di Clara o Chi odora di formaggio, impazienti di scoprire un oggetto nuovo e attraente.
Non scorderò mai le parole che mi disse C., una bambina di dieci anni non vedente e grande amante della lettura: “Non capisco perché i libri per i ciechi siano tutti con le copertine dello stesso colore, rosso scuro, verde scuro o nere, io vorrei dei libri colorati come quelli dei miei compagni”. Se C. avesse avuto la stessa età qualche anno più tardi, avrebbe avuto uno scaffale coloratissimo di libri da poter leggere e vedere insieme ai suoi amichetti vedenti. C. ha una mamma che da sempre le ha costruito libretti, più o meno semplici, con immagini tattili eccellenti, ma credo che il suo desiderio fosse di tipo diverso, fosse di eguaglianza. I suoi libretti tattili non venivano stampati e venduti ma erano frutto esclusivo dell’amore materno e un suo esclusivo patrimonio. Lo sforzo che sta facendo la Federazione Nazionale pro Ciechi, è quello di dare una diffusione più vasta a questi libri, che pur non potendo essere riprodotti in numero elevato, riescono ad avere comunque una produzione seriale. In tal modo possono diventare patrimonio condiviso anche delle biblioteche (non solo di  quelle speciali), delle scuole o di altri enti preposti all’educazione e alla formazione dei bambini. Non a caso scrivo bambini e non bambini con disabilità visiva, perché i libri tattili sono un mondo affascinante da scoprire anche per chi li legge con gli occhi, proprio perché vanno oltre, perché risultano insoliti, perché per viverli nella loro completezza si devono mettere in gioco sensi sopiti troppo presto.
Il libro tattile non va solo osservato o accarezzato con gli occhi, deve essere accarezzato anche con le mani, deve essere scoperto e interpretato in tutte le sue diverse forme di comunicazione. Il libro tattile è “un libro speciale!”, come dicono i bambini stessi. In più, da questi libri in cui compare sempre, oltre il testo stampato in nero, anche il Braille, si scopre che esiste un codice di scrittura diverso, creato apposta per potere essere letto con la punta delle dita… Una scrittura per chi non vede. Tutto questo diventa motivo di discussione: “Perché si tocca?”, “Come si tocca per capire un’immagine”, “Che differenza c’è tra il toccare e l’esplorazione aptica?”, “Come può essere che tutti quei puntini, che ad occhi ingenui e inesperti appaiono solo come una gran confusione di ‘palline’, al tatto fanno pensare alla ‘grattugia che c’è in cucina’ e fanno un po’ il solletico, per qualcuno possano essere lettere, parole, frasi, un’intera storia?”.

Come sono i laboratori che proponi alle scuole e ai bambini?
Dallo stupore che i libri tattili provocano in chi li osserva per la prima volta e dal grande numero di spunti che possono offrire nasce l’idea dei diversi laboratori per le scuole.
Propongo laboratori sulla costruzione del libro tattile che rappresenta per bambini e ragazzi l’occasione di avvicinarsi alle differenti tecniche di realizzazione delle immagini da toccare, stimola la manualità e la percezione tattile e permette di sperimentare creatività e immaginazione. I materiali sono i protagonisti e le mani diventano gli occhi per interpretarli. Con bimbi molto piccoli solitamente lascio che ognuno realizzi liberamente una sua pagina tattile, mi dica cosa rappresenta e le dia un titolo. Alla fine abbiamo circa una ventina di pagine da assemblare in un unico grande libro, cerchiamo un titolo che soddisfi tutti e lo scriviamo sulla copertina, sempre in nero e in Braille. Ai più grandi così come ai ragazzi delle medie e delle superiori invece do una storia che devono rappresentare lavorando a coppie. Il testo è già sulla pagina, sempre nei due codici di scrittura. In questo caso però lo scopo è quello di cooperare per illustrare la stessa storia, ci si deve confrontare, scegliere in gruppo i materiali che meglio si adattano alla realizzazione di un’immagine, bisogna cercare di rispettare alcune delle regole base per la realizzazione di un libro tattile, non è semplice e non c’è quasi mai la disponibilità ad ascoltare il suggerimento del compagno. Qui si entra nel campo della condivisione e della cooperazione, del lavoro di gruppo, dell’accettazione dell’altro.
Tutti, dai più piccoli ai grandi, sono piacevolmente sorpresi quando vedono che il libro fatto da loro ha realmente l’aspetto di un libro, che in ogni pagina ci si può ritrovare, apprezzare quello che è riuscito meglio o storcere il naso davanti a un’immagine che si capisce, col senno di poi, non essere proprio ben riuscita. Rileggerlo e mostrarlo ad altri è per la classe un’enorme soddisfazione e motivo d’orgoglio.
Un altro laboratorio molto apprezzato, che propongo dalla seconda elementare in avanti, è quello sulla scrittura Braille. Ognuno viene fornito di tavoletta Braille e punteruolo e insieme iniziamo a scoprire come scrivere le diverse lettere: qualcosa che fino a un’ora prima sembrava ostico e incomprensibile diventa familiare. C’è chi riesce a capire prima degli altri cosa si è scritto, chi impara più lettere, chi da solo riesce a scrivere il suo nome e alla fine, sembra strano ai ragazzi stessi, hanno imparato davvero i fondamenti del Braille. Per i più piccini diventa un gioco, “può essere usato come codice segreto visto che la maestra non è stata proprio attenta”.
Un’altra esperienza è la proposta della lettura al buio. La lettura, quando possibile, si svolge in un ambiente buio oppure i partecipanti vengono bendati. Tutti hanno lo stesso libro e, seguendo la voce del lettore, cercano di leggere la storia solo col tatto. Sono le mani a seguire il racconto, ad immaginare le figure, a rintracciarne i contorni e a scoprirne i materiali. Al termine dell’esperienza, alla luce, si rilegge il libro per confrontare l’esperienza tattile con quella visiva e vedere se le immagini toccate corrispondono a quelle viste.
Un’altra delle attività che propongo alle scuole è “Alla scoperta del materiale Tiflodidattico”, cioè tutto ciò che serve, ai bambini/ragazzi con disabilità visiva, per imparare: sussidi per la scrittura Braille, per il disegno e la modellatura, sussidi logico-matematici, per lo studio della geografia, tavole di storia, antropologia, architettura e giochi. Vengono esposti diversi di questi materiali, utilizzati per l’insegnamento e il gioco, e ne spiego l’utilizzo, invitando i partecipanti a toccarli, imparando a usare le mani come ulteriore strumento per la scoperta del mondo, a utilizzare il tatto per riconoscere oggetti e materiali, l’udito per seguire una palla sonora che rotola liberamente sul pavimento…
Credo nell’importanza di questo tipo di attività proposte alle scuole perché penso si possa parlare d’integrazione non solo quando un bimbo disabile è inserito nella “scuola di tutti” ma soprattutto quando gli si forniscono i mezzi necessari e gli si crea attorno un contesto realmente pronto ad accettarlo, accoglierlo e aiutarlo. Se so cosa vuol dire non vedere o “vedere male”, se so cosa può fare chi ha una disabilità visiva, se conosco i mezzi che ha a disposizione per imparare, per giocare, se capisco che anche chi non vede può essere autonomo nella vita, allora sarò pronto ad accoglierlo in classe senza farlo sentire diverso da me.
In tutti questi laboratori si parla di cecità attraverso azioni giocate. Il laboratorio diventa quindi un luogo di creatività, conoscenza e sperimentazione. È un luogo privilegiato dove si costruisce il sapere, un luogo d’incontro educativo e di formazione.
Molti dei laboratori sono centrati sulla tattilità non solo perché il tatto è il principale mezzo di conoscenza per il bambino con disabilità visiva ma anche perché il linguaggio tattile è la prima forma di comunicazione di tutti i bambini, è un linguaggio di conoscenza. Si impara inizialmente con tutti i sensi, col tempo invece si perde il piacere di toccare. Sono le continue raccomandazioni degli adulti: “non toccare”, “non sporcati”, che col tempo impediranno l’uso del tatto e il suo sviluppo, fino alla perdita di gran parte della sensibilità acquisita. L’educazione al tatto, anzi quella plurisensoriale, dovrebbe invece essere sempre portata avanti e curata. Quello che con molta semplicità cerco di fare durante i miei laboratori è di riportare i bambini/ragazzi a riscoprire il piacere di toccare. Inoltre il messaggio che voglio trasmettere è che le diversità possono essere fonte di ricchezza. I libri tattili, per esempio, sono strumenti imprescindibili di integrazione scolastica e sociale tra vedenti, ciechi e ipovedenti. Se letti con metodo e vissuti con trasporto e intelligenza contribuiscono al percorso formativo, arricchiscono il vocabolario e il mondo immaginativo e affettivo del bambino… ma sono anche libri per tutti!

Parlaci della mostra “Di che colore è il vento”
Avevo già collaborato alla realizzazione della mostra in altre città. A dire il vero me ne sono innamorata quando l’ho visitata a Roma alla Casina di Raffaello nella sua prima edizione. È stato quindi per me un onore e un grande arricchimento, professionale e personale, poterne curare l’edizione 2011 che si è tenuta a Reggio Emilia, dal 22 gennaio al 2 aprile, presso il Centro Internazionale Loris Malaguzzi. Quale posto migliore per rendere visibile una realtà così speciale e allo stesso tempo poco conosciuta come quella dei libri tattili, libri per l’infanzia, libri pensati per l’integrazione, libri nati perché leggere è un diritto di tutti e “leggere è uguale per tutti”! È così cominciata la mia avventura. Devo dire che “Di che colore è il vento” a Reggio Emilia ha riscosso un enorme successo. Circa tremila sono le persone che hanno visitato la mostra e la maggior parte di queste ha anche partecipato ad attività laboratoriali. Per dare un’idea dell’impatto e della partecipazione devo parlare per forza di cifre. La mostra ha ospitato 22 classi di scuole dell’infanzia, 21 di scuola primaria, 5 classi di scuole medie e 7 di scuole superiori. Presso la mostra hanno fatto alcune ore di formazione studenti universitari e ragazzi che svolgono il servizio civile presso la Biblioteca Municipale di Reggio Emilia. Sono state inoltre previste attività di atelier con due gruppi di studio esteri e la media di presenze nei fine settimana era di 150 persone.
La diversità è stata davvero fonte di ricchezza e i libri tattili per più di due mesi sono passati sotto gli occhi, ma soprattutto sotto le mani, di grandi e piccini, esperti e appassionati, insegnanti, lettori, figli, genitori e semplici curiosi, lasciando in ognuno un nuovo sapere e inaspettate emozioni. Questa per me, come bibliotecaria, è stata anche l’occasione di intrecciare un filo con altre biblioteche della città, che grazie alla Federazione Nazionale delle Istituzioni pro Ciechi e a EnelCuore hanno iniziato a conoscere e ad avere tra i loro scaffali alcuni libri tattili. Filo che spero ci permetterà di tessere un prezioso tappeto che potrà guidare al giusto libro chiunque abbia voglia di leggere, pur nelle difficoltà oggettive.

Quali sono i tuoi progetti e i tuoi desideri per il futuro?
Al momento sto ancora facendo, all’interno della biblioteca, laboratori con diverse scuole. Ho alcune idee che voglio sviluppare per il prossimo anno scolastico, per poter offrire una più vasta gamma di attività.
Vorrei poi dedicarmi ad alcuni progetti per migliorare il servizio riguardante gli audiolibri e vorrei creare degli scaffali con libri studiati per chiunque abbia difficoltà di lettura.
Fra i miei desideri c’è che Reggio Emilia sia stata solo la quarta tappa della manifestazione “Di che colore è il vento” e che il suo viaggio sia ancora molto lungo. E, naturalmente, spero che mi sia data ancora l’opportunità di parteciparvi, per vederla crescere e arricchirsi.
Infine, spero che molti altri libri tattili possano arricchire il patrimonio della “mia” e di molte altre biblioteche.

7. Alcuni editori raccontano

Casa editrice uovonero
“Nell’uovonero siamo in tre. Proveniamo da ambiti culturali molto diversi fra loro: Enza dalla psicologia dell’autismo, Lorenza dalla comunicazione, Sante dalla musica. Abbiamo una passione comune per i libri e per la lettura. Allora abbiamo pensato di fondere le nostre diversità, che sono la nostra ricchezza, a favore delle persone che hanno uno svantaggio nella lettura, con la speranza di condividere anche con loro la nostra passione. Crediamo che leggere sia un diritto di tutti: aiuta a capire il mondo che ci circonda e la comprensione aiuta a essere liberi. Ed è anche e soprattutto un piacere. Molte persone, a causa di difficoltà di vario genere, restano escluse dalla possibilità di godere dei libri: sono le persone affette da autismo, da dislessia, da ritardo cognitivo, da varie forme di disturbi dell’apprendimento. Noi di uovonero vogliamo che chiunque, nessuno escluso, possa esercitare il proprio diritto alla lettura”.
Si presentano così i fondatori di questa nuova casa editrice, nata nel marzo 2010. I testi di uovonero sono sia per adulti che per bambini. Per gli adulti saggistica e testimonianza, per i bambini favole e libri-gioco.
I libri – quelli per i piccoli – sono studiati per facilitare la lettura da parte dei bambini autistici o con altre difficoltà, o anche solo in età prescolare. L’obiettivo è quello di promuovere una cultura della diversità e del confronto.
L’articolazione delle collane descrive da sola il progetto editoriale: libri con rinforzi comunicativi, che utilizzano strumenti di CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa), per bimbi in età prescolare o con difficoltà cognitive; libri che raccontano varie forme di disturbo da parte di chi lo vive in prima persona; libri che aiutano gli altri a capire e ad accettare chi è diverso; materiali dedicati in particolare a persone con autismo per sviluppare le autonomie personali o le abilità sociali. Infine, una collana di giochi per divertirsi e imparare, nel rispetto delle diversità e della collaborazione non competitiva.
“Si tratta”, dicono ancora, “di storie raccontate con un linguaggio essenziale, privo di subordinate e di strutture sintattiche complicate. Sotto le parole abbiamo inserito dei pittogrammi che traducono visivamente le parole. Inoltre abbiamo cercato di lavorare sulle figure, che devono sì essere belle, poetiche, evocative, ma devono anche essere chiare e corrispondenti al testo cui sono affiancate. Per facilitare lo sfogliare delle pagine, il libro ha una forma particolare, con pagine progressivamente più piccole man mano che si va avanti. Si tratta di uno strumento che potrebbe essere utile anche agli stranieri, facilitando l’avvicinarsi alla nostra lingua”.
www.uovonero.com

Casa editrice Industrialzone
Con l’obiettivo di avvicinare alla lettura anche tutti quei bambini e quei ragazzi che la considerano una delle attività più impegnative della propria vita, Cristina Ceola, della casa editrice Industrialzone, insegnante di sostegno per i ragazzi dislessici della scuola media di Mason Vicentino, ha creato la collana Edro.
“Alcuni bambini, come per esempio i dislessici ma anche quelli che fanno fatica a rimanere concentrati su un’attività sedentaria, non vogliono leggere perché questa attività crea loro molta fatica. Con il tempo imparano dei trucchi per aggirare gli ostacoli che la lettura pone loro, intanto però hanno perso molti anni di quelle avventure, di quei personaggi, di quelle emozioni che arricchiscono la vita dei loro coetanei – spiega Cristina Ceola –. Con la collana Edro abbiamo voluto costruire dei libri apparentemente normali. Storie per ragazzi di varie fasce di età, con argomenti vicini al loro mondo, con illustrazioni di qualità. Libri per tutti, insomma, libri di qualità che piacciano a tutti i bambini, anche a quelli che hanno qualche difficoltà di lettura. Ma in quella che per i dislessici è una specie di arrampicata da free climber noi abbiamo voluto inserire dei ganci di sicurezza, appigli ai quali ancorarsi per riprendere fiato e ripartire con la salita.
I caratteri sono quelli di un font inglese studiato e progettato appositamente per i dislessici, perché permette loro di non confondere alcune lettere simili, come d-b-p, m-n. Abbiamo inoltre caratterizzato con un colore il discorso diretto del protagonista in modo tale che il lettore non debba mai chiedersi: chi sta parlando adesso? Anche le parole molto lunghe sono scritte con l’obiettivo di facilitare la sillabazione.
Ma i ganci di sicurezza non sono soltanto nella parte grafica. È soprattutto la concezione delle storie che risulta essere originale. Le storie sono costruite in modo da consentirne una “visione narrativa”: niente è spiegato ma tutto viene fatto vedere. In questo modo il lettore supera la difficoltà che pone la parola astratta, quella che si fa fatica a immaginare, e viene invece aiutato a immergersi nella situazione narrata a fianco del protagonista”.

Edizioni Angolo Manzoni
Nel 1997 la Edizioni Angolo Manzoni, in sinergia con la Fondazione Alberto Colonnetti, l’APRI, l’UIC, con il sostegno dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, per dare una risposta concreta al problema della leggibilità, crea la collana di narrativa contemporanea “corpo 16 grandi caratteri”, resa possibile anche dalla disponibilità degli autori e delle case editrici sensibili al problema della “leggibilità”, che hanno concesso le licenze di pubblicazione e, dal 2008, pubblica tutti i suoi libri in grandi caratteri.
Così questi libri sono per tutti, talmente “per tutti” che anche chi ha problemi di vista o di dislessia può leggerli; possono essere utilizzati dagli ipovedenti, dai bambini che imparano a leggere, dagli stranieri che studiano l’italiano, dagli anziani, dai lettori pigri e da tutti coloro che vogliono aggiungere al piacere della lettura quello della facile leggibilità. Infatti “il corpo 16 è eccellente anche per le viste buone”, dal momento che, con i caratteri piccoli, gli occhi soffrono sempre, come ha scritto Guido Ceronetti.
È la prima casa editrice italiana che edita l’intero suo catalogo a grandi caratteri, con caratteristiche grafiche mirate a soddisfare il piacere di leggere senza fatica fra le quali troviamo caratteri di stampa di grandezza superiore alla media, evidenziazione della punteggiatura, interlinea ampia, formato del libro e struttura della pagina studiati per non oppri­mere ma nemmeno disperdere una corretta lettura e, infine, qualità della carta di bassa grammatura, ma di alto spessore, che evita la trasparenza del verso della pagina. La legatura è in brossura, con cucitura delle segnature che consente l’apertura totale del libro e garantisce la sua maneggevolezza.
Accanto alla classica “corpo 16 grandi caratteri junior”, la casa editrice ha ideato e realizzato il font EasyReading con caratteristiche grafiche ad “alta leggibilità”: il testo non ha accapo sillabici, per evitare di spezzare le parole, e non è giustificato, l’interruzione della riga segue il flusso naturale della lettura, i capitoli e paragrafi ove possibile sono brevi e corredati da numerose tavole a colori per facilitare la comprensione del testo.
La collana è mirata ai dislessici ma è fruibile da tutti e, attraverso le storie narrate, lo “stile” e le caratteristiche grafiche di grande leggibilità, si propone di agevolare la lettura e dare fiducia a bambini e ragazzi che hanno Disturbi Specifici di Apprendimento o Disturbi da Deficit di Attenzione ed Iperattività, e anche a bambini e ragazzi stranieri.
www.angolomanzoni.it

Casa editrice Fabella
Fabella è una nuova casa editrice che propone libri “accessibili” a tutti i bambini con un’attenzione privilegiata a bambini con difficoltà di comunicazione, con problemi di attenzione, con disabilità o bambini provenienti da altri Paesi al loro primo approccio con la lingua italiana. I libri sono scritti interamente in simboli che fanno parte del vocabolario in simboli PCS (Picture Communication Symbols). Tale simbologia viene utilizzata dagli operatori di Comunicazione Aumentativa per facilitare i processi comunicativi in bambini con difficoltà di linguaggio. Il simbolo, per le sue caratteristiche di schematicità e universalità, è di facile lettura da parte dei più piccoli, per i quali la comprensione delle immagini precede quella dei testi scritti. Aumentando le possibilità per il bambino di cogliere il significato della storia, si intensificano anche la sua attenzione e il suo coinvolgimento. Il simbolo inoltre rappresenta, per il bambino straniero, il tramite per attribuire un significato alla parola scritta favorendo così una graduale comprensione della lingua italiana.
Le storie, le tematiche e i personaggi nascono con l’intento di far sentire tutti i piccoli lettori destinatari attivi, protagonisti di un momento di crescita e divertimento unico e insostituibile. Non ci troviamo di fronte a libri per bambini con disabilità che parlano dei problemi della disabilità, ma di fronte a libri che raccontano le esperienze di tutti i bambini e sono godibili da chiunque.
Il testo è caratterizzato da poche righe per pagina, da frasi brevi e da una semplice sintassi ed è integralmente scritto in simboli PCS. La presenza di entrambi i codici linguistici permette, a chi affronta la lettura ad alta voce, di rispettare la fluidità della narrazione mantenendo alta l’attenzione e il coinvolgimento del bambino.
Le illustrazioni, proposte su sfondo bianco e delineate da contorni più scuri, offrono al bambino, e all’adulto che legge per lui, una ricca possibilità di costruzione e verbalizzazione del racconto.
Il formato e la rilegatura a spirale permettono a ogni bambino di maneggiare e sfogliare il libro con estrema facilità, assicurando una totale apertura delle pagine mentre la plastificazione delle pagine ne garantisce una maggiore protezione e resistenza.
www.fabella.it