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La lezione d’argento di Gianmaria Dal maistro

Sesta medaglia per l’Italia con la coppia Dal Maistro/Balasso nella Supercombinata. Era la loro ultima gara: “Faccio appello a tutti i giovani con disabilità che vogliono fare sport. E’ una cosa bellissima, che va provata. Per me è stata una lezione di vita. Coraggio, fatevi avanti”.

Finire così, con l’argento in bocca. Davanti alle telecamere, ai flash, a migliaia di persone che ti applaudono. In mezzo alle montagne canadesi. Alle Paralimpiadi. Con trent’anni ancora da compiere. Cosa poteva volere di più, Gianmaria Dal Maistro, appena sceso dal podio della sua terza medaglia canadese? Una medaglia desiderata, voluta, strappata con rabbia contro molti pronostici? Lui ti guarda storto, sorride appena un po’ e, lentamente, ripete quello che va dicendo da giorni. Certo, meglio finire con un argento al collo che in fondo classifica, meglio finire così alla grande che sparire piano piano in mezzo al gruppo. Ma basta, stop: fine della favola paralimpica del ventinovenne ragazzo di Schio. Fine degli allenamenti pressanti, delle sere a letto presto. Delle diete, dell’antidoping, della paura di perdere. Fine del “Tom & Jerry show” come recitava lo striscione che gli amici hanno alzato ieri in mezzo alla folla stupita di Whistler. C’è una laurea in informatica che l’aspetta, una ragazza che gli vuole bene, una vita sociale da riprendere in mano. Niente di più. Ma ha deciso. Basta. Solo un pensiero, come fanno i vecchi quando parlano ai figli già grandi, va ai ragazzi che lo seguiranno. Più che un pensiero, una preoccupazione, un grido d’allarme: “Ecco, sì, ho pensato che voglio sfruttare questa occasione per fare un appello. Un invito forte a tutti i giovani con disabilità che vogliono fare sport. Ascoltate, è una cosa bellissima, che va provata. A me ha dato sicurezza, regole, la forza di raggiungere gli obiettivi. E’ stata una lezione di vita, un momento importante per la mia crescita. In questi giorni noi atleti stiamo facendo divertire il pubblico, vinciamo medaglie, ma non si fa sport solo per questo: è anche una grande soddisfazione personale. Una cosa che serve per vivere meglio. Coraggio, fatevi avanti. C’è bisogno di voi!”.

Valentina, la sua ragazza, è pazza di gioia. Salta in mezzo alla neve a baciare e salutare tutti. Ripete anche lei che, sì, nel 2014 a Sochi, in Russia, ci saremo solo da spettatori, metteremo da parte i soldi, ce la vogliamo godere. Gianmaria ha deciso così. E io sono d’accordo con lui. Come dar loro torto? Eppure ci sta anche un po’ di amarezza in questa ultima vittoria della “Tom & Jerry production” , e una domanda: perché adesso? La risposta non c’è, oppure è solo nelle semplici cose che il veneto Dal Maistro sta ripetendo ormai da qualche giorno. Nulla di più. Ma è giusto farsela. E aspettare una risposta, prima o poi. Il resto è una lunga a carriera alle spalle cominciata da bambino sulle nevi, dopo essersi sperimentato – come tanti ragazzi della sua età – in qualche altro sport. “Mio zio era un appassionato di sci, fu lui a portarmi per primo sulle piste – racconta Gianmaria – a consigliarmi di fare sempre il primo della fila per non perdere il maestro, visto che ci vedevo poco… “. Poi arrivano le prime gare, le prime vittorie, e a 14 anni comincia a pensare che si può fare, che le Paralimpiadi potrebbero essere un traguardo. Tanto più che gareggiando con chi non aveva problemi di vista – ha fatto anche questo – non se la cavava per niente male. E allora avanti con lo sci: categoria “vision impaired”, ipovedenti, classificazione: B3. Ecco, Dal Maistro è archiviato così nelle classifiche paralimpiche: nove medaglie in tutto con quella di ieri – l’ultima – sono un bel po’. E fanno storia. Tre solo in questi giorni nello slalom, nel gigante e nella supercombinata di ieri. Con lui, sempre davanti a lui, Tommaso Balasso, la sua guida, il suo amico, la sua strada da seguire. “M’impegnerò cercando di fare crescere nuovi atleti – racconta Balasso, anche lui 29 anni, anche lui di Schio – per fare nascere un nuovo gruppo e portare nuove speranze non in Russia, perchè non ci sono i tempi, ma alle Paralimpiadi del 2018. E’ un obiettivo che mi sono dato”. Ma che coppia, ragazzi! E Emanuele, il preparatore atletico: dopo la seconda vittoria si è fatto rasare i capelli, lasciando la scritta “Tom & Jerry” sulla nuca. Follie da Paralimpiadi. Gianmaria ora si prepara a tornare sui libri. Per lui solo fotocopie ingrandite, oppure l’ausilio di un piccolo scanner che allarga la visuale sulla pagina. Non può fare altrimenti con quegli occhi. E’ la sua nuova sfida, la nuova gara che ha deciso di correre.
 




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