3. la grande esperienza delle scuole libertarie
- Autore: Francesco Codello
- Anno e numero: 2017/ 8 (monografia su educare includere all’aria aperta)
Nel numero estivo 2016 della “Rivista Anarchica” è apparso uno speciale sulle esperienze delle scuole libertarie in Italia; riportiamo uno stralcio del servizio curato da Francesco Codello, selezionando quelle esperienze che più hanno puntato sull’educazione all’aria aperta; gli interventi sono stati scritti dagli operatori e dai genitori delle scuole stesse.
I bambini di Fucina Buenaventura saltano, si arrampicano, corrono…
C’è un luogo nella campagna, a Piumazzo, a metà strada tra Modena e Bologna che si nasconde tra vigne e alberi di pere, tanti alberi di pere. È una villa settecentesca dimenticata lì all’ombra delle prime colline, troppo piccola e troppo grande. In fondo al giardino c’è la casa del custode, un angolino che sembra stare in disparte. Il giardino e la villa sono popolati di paesani di Piumazzo, di woofer [lavoratori agricoli stagionali volontari n.d.r.] che si fermano nella bella stagione parlando mille lingue, di persone di ogni età che praticano scultura e altre attività con varie associazioni. La casa del custode è popolata dai bambini di Fucina!
I bambini di Fucina saltano, si arrampicano, corrono con grossi stivali di gomma colorati che poi si tolgono per scaldare i piedi davanti alla stufa mentre si immergono in libri piccoli come loro. I bambini spuntano dalla serra che hanno costruito una martellata alla volta, raccolgono erbe selvatiche, e quelle che non mangiano le catalogano con pazienza da amanuensi.
Gli adulti accompagnatori si vedono poco, ma hanno molti occhi pronti a cogliere ogni dettaglio, e ognuno di quei dettagli diventa argomento di discussione, di confronto, forse lo spunto che fa fiorire ipotesi per una ricerca, o forse una situazione nuova da condividere e affrontare.
Altri adulti, i genitori, si vedono ancora meno eppure sono presenti, silenti, un po’ stanchi ma con le maniche sempre rimboccate, e fanno in modo che tutto questo succeda.
Fucina Buenaventura è una comunità auto-educante e autogestita che ora coinvolge un gruppo di bambini tra i 4 e i 9 anni, i loro genitori, gli accompagnatori, diversi insegnanti volontari di materia, qualche saggio e molti amici.
Spesso qualcuno si affaccia a Fucina desideroso di partecipare: l’avvicinamento è cauto, un passo alla volta, e la relazione preziosa, da coltivare; ci sono incontri, laboratori, tempi larghi per conoscersi e piacersi oppure allontanarsi.
Fucina ha una sua stagionalità: a primavera, come gemme, si incontrano le famiglie, che fioriscono verso l’estate dopo che le radici hanno avuto modo di farsi forti, quando si decide di essere insieme parte di questo percorso e gli accompagnatori studiano sul nuovo gruppo, i genitori modificano lo spazio – materiale quanto interiore – per accogliere ognuno, i bambini si conoscono; a settembre spuntano le prime fronde che vanno a farsi sempre più vigorose ed elastiche ogni anno che passa.
A Fucina Buenaventura l’assemblea, basata sul consenso, è luogo gestionale ma anche di confronto, in cui ci si interroga e ci si accoglie, in cui genitori, accompagnatori e insegnanti volontari, con pari dignità, elaborano le decisioni.
Il dialogo è assiduo, nella condivisione dei valori e dei metodi come nell’organizzarsi: questo porta una forte coesione e un grande accrescimento – di gruppo, ma anche personale – attraverso la disponibilità a mettersi sempre in discussione e incoraggiando l’ascolto delle ragioni dell’altro, in una pratica continua di cura e riassestamento.
Il quotidiano, invece, è autogestito e organizzato dai bambini e dagli accompagnatori attraverso le proposte che arrivano da ognuno: non c’è valutazione ma continuo confronto, non ci sono gerarchie tra persone e nemmeno tra i saperi.
fucinabuenaventura@gmail.com
http://www.fucinabuenaventura.wordpress.com
I Prataioli: un borghetto, una casa senza recinzioni, aperta al mondo
È difficile parlare dei Prataioli, se non partendo dallo spazio in cui viviamo ogni giorno.
La casa che tra bambini e adulti stiamo autogestendo si trova al Piccolo, un borghetto circondato da prati e boschi a Pavullo nel Frignano (Modena).
Per scelta non ci sono recinzioni che ci separano da essi, ognuno e ognuna si sposta liberamente all’interno e all’esterno, e i confini che delimitano il nostro movimento individuale sono stabiliti in base a limiti naturali – le strade sterrate che ci circondano – o ad accordi collettivi. Lo spazio interno è costituito da 4 stanze, disposte su due livelli: una stanza atelier; una “stanza morbida” con cuscini e materassi e zona lettura; la “stanza della concentrazione”, dedicata a chi sta intraprendendo il percorso della scuola primaria e a coloro che desiderano stare in un luogo silenzioso in cui possano concentrarsi, un’aula autogestita da bimbi e bimbe, con piccolo teatrino.
È nella dimensione collettiva che vengono prese le decisioni: nell’assemblea fra bambini/e e accompagnatori/trici si affrontano i problemi che giorno per giorno emergono, si cercano soluzioni e se necessario si creano nuove regole, si propone e si sceglie cosa fare, ci si confronta; ma non meno importante è l’assemblea degli adulti che, gestendo concretamente il progetto e riflettendo costantemente sul suo senso, fa sì che i percorsi emersi nella comunità dei bambini e dalla loro assemblea, si possano realizzare.
Ciò che quotidianamente impariamo nasce dalla possibilità di vivere e fare esperienza diretta di ciò che ci sta attorno e che ci interessa: ricerchiamo assieme ciò da cui siamo attratti, seguendolo passo per passo, secondo i tempi che ogni percorso richiede. Per farlo inventiamo materie (come “Esplorazioni”, un’originale variante della geografia nata dalla nostra passione per le mappe); approfondiamo il nostro legame col territorio trasformando i nostri martedì in giornate itineranti, alla scoperta del mondo oltre il Piccolo, e tessendo relazioni con chi lo vive (sono molto più buone le uova quando le si va a chiedere alla vicina!); viviamo avventure rocambolesche armati tanto di spade di cartone quanto di lenti d’ingrandimento per indagare il microcosmo che sfuggirebbe al nostro sguardo; impariamo a leggere in cima agli alberi e a far di conto in bottega con la lista della spesa in mano… Perché questo è il sapere: una relazione col mondo e non il mero ottenimento di informazioni su di esso.
iprataioli@gmail.com
Lilliput e Serendipità: un asilo e una scuola nel parco
A Osimo in provincia di Ancona nel 2009 nasce Lilliput, nel 2013 nasce Serendipità, entrambe le esperienze sono guidate da una ricerca pedagogica appassionata che fa dello sviluppo libero e olistico del bambino il suo aspetto fondante. L’osservazione attenta dello sviluppo di ciascun bambino e la preparazione di un ambiente adeguato fornisce al bambino il nutrimento necessario a soddisfare le sue esigenze di crescita. Crediamo che lo sviluppo di ciascun bambino avvenga in modo olistico e che ogni sua parte (cognitiva, fisica, emotiva, psicologica) meriti attenzione senza distinzioni di livello o gerarchia. Crediamo che il bambino vada supportato nel suo sviluppo emotivo e nella conoscenza di sé, del proprio mondo interiore, delle proprie emozioni attraverso la cura del dialogo e dell’alfabetizzazione emotiva. Crediamo che i bambini abbiano il diritto di imparare a scegliere, attraverso la conoscenza di sé e la pratica della vita collettiva conviviale. Crediamo che il bambino possa diventare capace di responsabilità verso il proprio percorso di sviluppo solo se lasciato libero di scegliere, di sbagliare, di capire, di ricominciare.
Serendipità [se-ren-di-pi-tà] n.f. invar.: lo scoprire qualcosa di inatteso e importante che non ha nulla a che vedere con quanto ci si proponeva o si pensava di trovare | attitudine a fare scoperte fortunate e impreviste; capacità di cogliere e interpretare correttamente un fatto rilevante che si presenti in modo inatteso e casuale.
Il nostro nome: una dichiarazione di intenti, la sintesi di un approccio educativo, la base e la sostanza del nostro progetto, un augurio. Serendipità è l’esito naturale di un progetto nato nel 2009 nel cuore di un parco pubblico di Osimo, in una piccola casa dall’aspetto onirico. Un asilo sperimentale, Lilliput, è nato per “serendipità” e fondato sulla ricerca pedagogica, sull’osservazione, sulla cittadinanza attiva, sul buonsenso, sulla speranza. Una sperimentazione che ha coinvolto anche le famiglie, andando a sostenere e tutelare quella fascia della maternità e dell’infanzia che aveva pochi spiragli di ascolto e riconoscimento nella nostra zona. L’apertura di una realtà in continuità rivolta alla fascia dell’infanzia e della primaria è stato un dovere e un diritto.
Se Lilliput è inserito all’interno di un parco, per Serendipità è stato scelto l’ambiente rurale, una casa in mezzo alle campagne marchigiane, un grande giardino, un ettaro di terra incolta per l’esplorazione autentica della varietà e complessità biologica e campi a perdita d’occhio, perfetti per esplorazioni e avventure. La terra è la nostra classe, le passeggiate senza meta le nostre discipline, i portoni a cui bussare i nostri compiti, i dialoghi con gli anziani i nostri programmi, la memoria il contenuto dei nostri quaderni. Una delle impronte più determinanti del nostro approccio educativo con i bambini è quella Montessoriana, di cui prendiamo i principi, i concetti, la filosofia e lo sguardo delicato e scientifico sullo sviluppo del bambino.
Lo spazio interno della scuola è un ambiente preparato, ogni materiale e area sono studiati per rispondere ai bisogni psico-fisici dei bambini rispettando le differenti fasi evolutive, costantemente osservate e corrisposte attraverso l’ambiente. La nostra idea di libertà e autonomia dei bambini è strettamente collegata all’organizzazione e studio dello spazio. L’indipendenza di pensiero passa anche attraverso l’indipendenza d’azione e apprendimento. Il paradigma è completamente ribaltato, rifuggiamo la centralità dell’insegnamento a favore della sovranità dell’apprendimento, i bambini imparano da sé, conquistando il loro sapere attraverso l’interazione con l’ambiente circostante, fatto di relazioni e sperimentazioni. I bambini apprendono dalla vita, da ciò che accade, dalle passioni che li muovono, dalle domande che incontrano nelle piccole cose quotidiane, incidentalmente, o come ci piace dire, per serendipità, cioè scoperte inattese, capitate mentre si cercava altro, che diventano centrali nella nostra ricerca.
Una delle caratteristiche della nostra realtà è quella del sostegno e dialogo con le famiglie. Prima di poter iscrivere i propri figli, le famiglie devono seguire un percorso insieme di 6 mesi, con lo scopo di costruire una cornice di senso e valori all’interno della quale inserire poi le pratiche. Un percorso di decostruzione, e di comprensione delle proprie scelte. Lo scopo non è dare risposte né affermazioni ai genitori, ma aiutarli e aiutarci a porci le domande giuste, rispolverando i bambini educati che siamo stati e gli adulti educanti che siamo diventati, un percorso di ricerca personale di liberazione dalle catene delle aspettative, paure, ansie, speranze, desideri, che sono il principio per un’autentica educazione libertaria e liberatoria. Gli adulti, sia genitori sia accompagnatori, lavorano insieme per rendere possibile tutto questo per gettare le basi di quella che amiamo definire “una comunità educante”, non punto di partenza ma meta del nostro progredire come genitori e accompagnatori, come esseri umani che continuamente mettono in discussione le pratiche implicite, date per scontate, per scegliere, finalmente. Serendipità per noi non è un servizio di cui usufruire ma un progetto a cui partecipare in corresponsabilità. È scegliere di scegliere.
lilliput2009@hotmail.it
I Saltafossi: per un’educazione non autoritaria
Ci siamo incontrate a Bologna una decina di anni fa intorno ad un’utopia e un sogno: dare vita a un progetto educativo basato sulle pratiche dell’educazione non autoritaria, libertaria e democratica e volto alla sensibilizzazione delle persone grandi e piccole alla relazione, all’arte, all’ecologia, un progetto dove le scelte filosofiche, economiche e operative andassero nella direzione di uno stile di vita equo e solidale, sobrio e felice.
Il gruppo di accompagnatori è un collettivo che cresce insieme e si confronta continuamente.
Tutti i Saltafossi grandi e piccoli si confrontano per capire se per quella persona è possibile intraprendere un così complesso percorso di convivenza e rispetto reciproco dove è necessario smontare le proprie idee pregiudiziali sull’educazione e mettersi in gioco in una relazione non adulto-centrica e autentica. Il ruolo dell’adulto come accompagnatore ma anche come testimone, coordinatore e ricercatore.
Siamo ospiti di due grandi case attigue dove vivono e convivono con la scuola due famiglie che hanno partecipato alla fondazione del progetto. Le case si trovano nelle campagna di Cadriano alle porte di Bologna.
In questi spazi abbiamo organizzato seguendo le richieste dei bambini una grande e fornitissima biblioteca, un luogo per la danza e le attività teatrali, musicali e psicofisiche, un luogo dove è possibile accedere ai materiali per atelier artistici o di assemblaggio, una fornita cassetta degli attrezzi, macchine da scrivere, computer, macchina da cucire, lavagne, mappe geografiche, giochi da tavolo, giochi vari. Tutto quello che ci serve… che ogni giorno un gruppo di bambini riordina per lasciare la casa alla vita dei suoi abitanti.
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Associazione “Centro Documentazione Handicap” – Cooperativa “Accaparlante” – via Pirandello 24, 40127 Bologna. Tel: 051-641.50.05 Cell: 349-248.10.02
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- 5.Corpo, relazione, movimento... per i bambini
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