13. Ma i parchi dell’Emilia sono già accessibili naturalmente?
- Autore: Massimo Rossi
- Anno e numero: 2017/ 8 (monografia su educare includere all’aria aperta)
Intervista a Massimo Rossi direttore dell’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità Emilia Orientale.
Come avete affrontato il tema dell’accessibilità dei parchi regionali della provincia di Bologna?
Ci siamo posti il problema dell’accessibilità dei parchi alle persone con disabilità alcuni anni fa, quando ancora non esisteva questo ente, ma questi parchi erano organizzati e governati ognuno da un proprio consorzio tra enti locali, e in funzione di una spinta che ci venne in particolare dalla ex provincia di Bologna furono fatti alcuni progetti dedicati alla fruizione di queste aree protette. A Monte Sole fu fatto un percorso per i non vedenti, al parco del Corno fu fatto un percorso per disabili motori presso uno dei nostri centri visita e così via.
Abbiamo un po’ lavorato sul territorio, cercando di renderlo fruibile a chi fa più fatica a viverlo, sentendo ovviamente prima le associazioni che raggruppano queste persone. In verità non abbiamo trovato fin dall’inizio grande interesse e questo ci ha un po’ stupito perché pensavamo che questo potesse essere un settore da colmare. In realtà questi percorsi non servono, e in primis non servono a coloro i quali sembravano essere più indirizzati. Questo non significa che nessuno di loro li utilizzi, accade, ma non di frequente. Chi è soggetto a una disabilità, e per fortuna non è lasciato solo nella nostra società, quando si avvicina ai parchi, li affronta per ciò che può e nel farlo si comporta come facciamo tutti noi. Le persone che hanno una disabilità fanno della loro disabilità una forza e un elemento per capire quali sono i propri limiti, si adeguano e trovano comunque soddisfazioni all’interno dei parchi paragonabili alle loro possibilità.
Ma devono esistere comunque dei requisiti minimi perché le persone svantaggiate possano vivere questi spazi…
Non penso servano requisiti minimi, al di là del parcheggio ovviamente. Non penso che servano, perché rappresenta aggiungere un limite a chi ha già un limite. Cioè è confermare e sottolineare un limite. Dopo di che c’è la possibilità di mettere a disposizione di queste persone una serie di strumenti basilari, elementari, attraverso i quali poter fruire minimamente di qualsiasi oggetto, dall’area protetta al portico del Pavaglione o di San Luca [zone turistiche di Bologna ndr.]. Quindi ci sono dei requisiti minimi, il problema è: definire qual è il limite del minimo. Perché il limite del minimo, per persone con disabilità diverse, è diverso. Quindi se il disabile non vedente comunque riesce a muoversi anche su terreni un minimo accidentati per raggiungere magari una bacheca in Braille, questo requisito minimo non è già più sufficiente per il disabile motorio. Il superamento del requisito minimo per tutti sta nel rapporto tra le persone, non sta nel pannello o nella rampa. Un disabile di qualsiasi tipo sia o anche un non disabile, come può essere un bambino di cinque anni che non sa leggere però sa camminare, se accompagnato da altri, quindi dotato di relazioni interpersonali, può fruire anche delle aree protette. Poi per tutti, me compreso, ci saranno comunque dei luoghi che non saranno mai accessibili.
E a proposito di rapporto con le persone, i vostri accompagnatori forniscono particolari servizi?
In passato noi accompagnavamo dei bambini non vedenti ad ascoltare il bramito dei cervi. È un suono gutturale molto profondo, con tonalità e frequenze molto basse, e se una persona li ascolta da vicino sente vibrare anche il terreno sotto i piedi. Per un bambino non vedente che però ascolta e sente, essere lì è un’esperienza unica. È stata un’esperienza che a me nel passato ha dato grande soddisfazione, poi si è persa nel tempo e non si è più fatta, evidentemente era più soddisfacente per noi che non per i genitori dei bambini, non tanto per i bambini stessi.
In altre occasioni ci è capitato di accompagnare qualcuno che ha una disabilità motoria e che per ragioni particolari debba recarsi in alcune zone dove l’accesso è vietato a tutti. Con un fuoristrada, in sporadici casi, accompagniamo persone con una disabilità motoria, questo è quello che riusciamo a fare nei confronti di un’utenza chiaramente diversa dalle altre.
Avete altri progetti per il futuro?
Non abbiamo progetti in futuro e non mi aspetto neanche che siano le associazioni a farsi avanti con delle proposte. Forse sbaglio, anche perché la disabilità – tua o degli altri, di chi ti è vicino – la conosci davvero solo se la vivi, però io sono più portato a riconoscere al disabile le stesse potenzialità che abbiamo tutti noi, nel momento ovviamente in cui c’è qualcuno che lo accompagna e gli dà una mano.
Non mi aspetto che siano enti o associazioni a immaginare nuovi percorsi, nuovi progetti di fruizione in un ambito che non è quello urbano, dove invece la persona disabile deve quotidianamente potersi muovere e sappiamo bene con quanta fatica.
Quindi la natura è accessibile fino ad un certo punto?
La naturalità è per tutti. Ma non tutta la naturalità: pensi ad esempio a una grotta. Noi siamo i gestori delle grotte più importanti della nostra regione, quelle del Parco dei Gessi bolognesi, le più conosciute sono la grotta della Spippola e la grotta del Farneto; ecco l’accesso a una di queste grotte è chiaramente impossibile per persone con disabilità motoria, non è nemmeno pensabile. Vi sono luoghi dove tanti normodotati non possono accedere, il limite sta nel luogo che si vuol raggiungere e nei propri limiti, ognuno ha i suoi, ed è bene che lo sappia e ne sia cosciente. Dopo di che ci sono le guide che ti accompagnano fino a un certo punto, oltre il quale nemmeno le guide ti accompagnano più, anche se sai fare i salti mortali. È questo quello che deve sapere chi vuole venire a visitare i parchi: i parchi sono molto vasti, ci sono tante opzioni di visita molto semplici e tranquille che con una persona che accompagna sono perfettamente fruibili per chi ha disabilità motorie, mentre i non vedenti possono andare dappertutto o quasi. Difficilmente un non vedente andrà sulla cima di Monte Sole perché ci sono dei gradini. Però può andare a Casaglia, al suo cimitero, alla sua chiesa. Ci sono insomma tante possibilità di fruizione delle aree protette, ognuna a misura di chi intende fruirla.
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