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4. L’entrata di Odisseo nella sala di Alcínoo

Ma quando l’ottavo anno arrivò, compiendo il suo giro,
allora [Calipso] mi comandò con premura d’andarmene,
per comando di Zeus, o forse cambiò la sua mente:
mi fece partire su zattera dai molti legami, molto mi diede,
pane e dolce vino, e mi vestì di vesti immortali;
un vento mi mandò dietro propizio e piacevole.
Per diciassette giorni navigai, attraversando l’abisso,
al diciottesimo apparvero i monti ombrosi
dell’isola vostra: si rallegrò il mio cuore,
infelice! Invece dovevo incontrare di nuovo gran pianto,
che mi mandò Poseidone Enosíctono.
Scagliandomi contro i venti, inceppò il mio cammino,
sollevò un mare orrendo, mai l’onda lasciava
di trascinarmi qua e là, gemente sopra la zattera.
Poi il turbine me la sconnesse; e io allora
nuotando, attraversai questo mare, fin che la terra
vostra m’avvicinarono il vento e l’acqua, spingendomi.
E mentre tentavo l’approdo, mi sbatté l’onda a riva,
contro l’immane scogliera, in un luogo pauroso.
Strappato di là, ripresi a nuotare finché raggiunsi
un fiume, e qui mi parve il luogo migliore,
privo di rocce; ed era al riparo dal vento:
là caddi svenuto.
(Libro Settimo)

L’episodio cantato da Omero nel Libro Settimo dell’Odissea narra delle difficoltà che Ulisse ha dovuto affrontare per giungere a terra. Una terribile tempesta si è abbattuta su di lui. Miracolosamente è giunto a riva dopo mille ostacoli. Il suo faticoso approdo si può paragonare alla difficoltà di accesso di molti utenti ai siti Internet.
Accessibilità significa rendere possibile la consultazione, la fruizione e l’uso della Rete a tutti: sia per chi non ha proprio l’ultimo modello di pc, sia per persone con diverse abilità.
È come quando si parla di barriere architettoniche in riferimento a tutti quegli ostacoli che si incontrano in edifici e arredi urbani: scalini, marciapiedi troppo stretti, buche, servizi igienici non adeguati. Lo stesso vale per Internet: ci sono ostacoli che non permettono a tutti di usufruire di un mezzo che può, se usato in modo corretto, facilitare la vita. Ad esempio tramite Internet si può prenotare un biglietto ferroviario o aereo; si può comprare un biglietto per un concerto; si possono spedire telegrammi e lettere; si può comunicare con tutto il mondo con i programmi di video conferenza e messaggeria istantanea; si possono pagare le bollette e acquistare film o canzoni o album musicali; si può fare la spesa; si possono seguire le lezioni dell’Università. Tutte queste possibilità dovrebbero essere alla portata di tutti.

L’accessibilità

L’accessibilità è un tema di cui si dibatte da qualche anno ma molte persone ancora non ne sono molto informate. L’accesso delle pagine Internet dipende da diversi motivi: motivi legati all’interfaccia grafica; motivi legati al contenuto delle pagine.
Nel nostro caso specifico a ciò si aggiunge un ulteriore problema: la difficoltà di utilizzare il personal computer. La soluzione è dotare le persone diversamente abili di ausili adatti al proprio caso. Un ausilio è un aiuto: con ausilio intendiamo indicare un sistema di hardware o software che riduce la menomazione, la disabilità o l’handicap della persona e le permette l’interazione con l’esterno. Gli ausili possono essere sommariamente classificati a seconda della tipologia di disabilità che aiutano a superare:
– ausili per disabili motori, cioè per quelle persone che hanno difficoltà nell’uso di mouse e tastiera. Ad esempio le tastiere speciali o anche l’accesso facilitato attivabile in ogni pc dal “pannello di controllo”;
– ausili per disabili visivi, cioè per chi non vede o vede poco. È il caso della sintesi vocale o di sistemi di ingrandimento della pagina;
– ausili per disabili uditivi, vale a dire per chi non può sentire. In questo caso, ad esempio, esistono riconoscitori del parlato, strumenti informatici in grado di ascoltare e trascrivere le parole pronunciate dall’uomo;
– ausili per disabili cognitivi: possiamo far rientrare in questa tipologia chi presenta disturbi dell’attenzione, disturbi del linguaggio (ad esempio la dislessia o la discalcolia), e disturbi neurologici. In linea generale questi utenti possono fare uso (o l’insegnante per loro) di tastiere facilitate (ad esempio con tasti colorati, ingranditi e le lettere in ordine alfabetico), di tavolette sensibili (costituite da una base piana sensibile al tatto e da una serie di fogli intercambiabili), dello schermo tattile utilizzato anche da disabili motori.
È chiaro, ogni persona ha proprie peculiarità e le caratteristiche del soggetto portano a fabbricare ausili diversi e specifici per ciascuno. Non si tratta quindi di prodotti fatti in serie ma di sistemi studiati ad hoc. Ad occuparsene, nella Regione Emilia Romagna, è l’Ausilioteca di Bologna AIAS (www.ausilioteca.org).
Si tratta del primo gradino. Perché una volta dotati del giusto ausilio occorre che il web sia stato strutturato in modo adeguato.
Esistono indicazioni concrete per sviluppatori e grafici. Il documento più famoso (e il primo formulato) è quello che contiene le raccomandazioni sull’accessibilità: le Web Content Accessibility Guidelines 1.0 (WCAG 1.0) emanate dal W3C. A capo del W3C (ossia del World Wild Web Consortium c’è il fondatore di Internet, Tim Berners-Lee. Citiamo inoltre anche la Comunicazione della Comunità europea eEurope 2002 che riporta alcuni brevi consigli per rendere accessibili i siti delle pubbliche amministrazioni ma valevoli per qualsiasi sito Internet. In Italia l’ultima legge emanata è la cosiddetta “Legge Stanca” del 2004.
Infine, l’accessibilità non dipende solo da questioni di tipo tecnico, e quindi da demandare ai web master e ai web designer, ma coinvolge anche chi si occupa di scrivere e organizzare i contenuti dei siti. Quella che, insomma, è citata in causa è la capacità di offrire testi scritti in modo corretto, comprensibile e adeguato all’utente.

Testi prodotti per il web

Un testo in Internet si legge in modo diverso da un testo cartaceo: il lettore in genere ha fretta e comunque ci si affatica a stare davanti a uno schermo per troppo tempo.
Un testo prodotto per il web deve essere (come qualsiasi testo che è riservato a un pubblico generalizzato):
– corretto: niente errori grammaticali;
– leggibile: dipende dalla lunghezza delle parole misurate in sillabe e dalla lunghezza delle frasi misurata in parole;
– comprensibile.
I primi studi sulla leggibilità risalgono ai primi anni del Novecento. Questi studi hanno dimostrato che più una frase è corta, e contiene al suo interno parole corte, più è leggibile. Le parole corte, infatti, solitamente sono quelle più familiari, quindi più usate, cioè più facili (cane, gatto, topo, casa, vado, sono, ho); le frasi più corte sono più facili da capire perché contengono meno parole e quindi, di solito, un solo concetto. Sul web occorre evitare di usare frasi lunghissime, magari piene di subordinate, e parole difficili.
È chiaro che qui stiamo parlando di siti a carattere informativo escludendo tutti quelli a carattere artistico come diari personali e siti di poesie e letteratura in generale: in questo caso il testo avrà delle caratteristiche tutte sue che non ci interessa trattare in questo momento.
Un testo leggibile contiene parole che appartengono al vocabolario di base. A introdurre questo concetto è stato per la prima volta Tullio De Mauro. Il vocabolario di base è composto da 7.050 parole circa e comprende:
– vocabolario fondamentale (2000 parole circa): quelle comprensibili senza problemi dal 79% della popolazione;
– vocabolario di alto uso (2.750 parole ca);
– vocabolario di alta disponibilità (2.300 ca): parole che può accadere di non dire o scrivere mai, ma che sono legate a esperienze note a tutti (ad es. abbagliante, zuppa) e che tutti comprendiamo.
Esiste la possibilità di vedere se davvero il proprio testo risulta molto o poco leggibile da parte dell’utente. Gli studi sulla leggibilità infatti si sono tradotti in vere e proprie formule matematiche. Il programma Eulogos Censor (www.eulogos.org) si basa proprio sul vocabolario di base di De Mauro. Si può spedire al sito un testo in formato .txt e l’elaboratore confronterà frasi e parole con le parole del vocabolario di base e dirà per chi e quanto è comprensibile quello che abbiamo scritto (per chi ha una licenza elementare o media o un diploma superiore o una laurea).
La leggibilità di un testo dipende non solo dalla lunghezza delle parole e delle frasi ma è connessa anche alla grafica, al layout della pagina.
Inoltre, un testo leggibile deve essere organizzato in modo da aiutare il lettore nella sua decodifica. Un testo è più leggibile se:
– l’autore usa titoli e sottotitoli che dividono il testo in modo logico e in porzioni coerenti di contenuto;
– il testo è diviso in paragrafi. Ogni paragrafo tratta un concetto e ogni paragrafo non contiene più di dieci righe;
– le frasi non sono troppo ravvicinate tra di loro, né troppo distanziate (stiamo parlando di interlinea cioè la distanza delle frasi tra di loro);
– le frasi contengono una media di 10/12 parole ciascuna.
Sulla leggibilità influiscono altri fattori. Ad esempio l’uso di attributi di testo come il grassetto o il corsivo oppure l’uso dei colori e la scelta del font: esistono infatti tipi di carattere (come ad esempio il “Verdana” o il “Georgia”, nati apposta per il web mentre altri, come il “Times New Roman” sono stati pensati per il cartaceo).
Infine, abbiamo detto che un testo dovrebbe essere comprensibile. Un testo comprensibile è senz’altro un testo leggibile, ma non solo. La comprensibilità infatti dipende da come un testo è organizzato logicamente e concettualmente. Per scrivere un testo di questo tipo bisogna mettere in atto quella che si chiama scrittura controllata perché l’autore si mette nei panni del lettore e si chiede come quel lettore fruisce del testo. Quali sono le sue abilità linguistiche? Che tipo di scolarità ha? Che cosa conosce dell’argomento che noi trattiamo? I concetti che esprimiamo sono chiari e legati in modo logico oppure sono slegati e incomprensibili? Per mettere in atto questo tipo di scrittura occorre un ottimo autocontrollo su noi stessi: potremmo anche essere chiamati a rinunciare al nostro stile personale di scrittura per raggiungere l’obiettivo della comprensibilità.

Accessibilità per chi?

Una recente indagine Istat fotografa la situazione della disabilità in Italia. L’indagine, i cui risultati sono stati resi noti nel 2005, è stata condotta nel 2004 nell’ambito del “Sistema di Informazione statistica sulle Disabilità” (www.disabilitaincifre.it), progetto nato da una convenzione tra l’Istat e il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
Il campione, intervistato telefonicamente, era di 1.632 persone tra i 6 e i 67 anni che rappresentano una popolazione di 1 milione 641 mila individui della stessa fascia di età.
Secondo gli studi dell’Istituto di ricerca, complessivamente poco più di un quarto delle persone di 6-67 anni con disabilità utilizza il personal computer: in percentuale sono il 27,4% del campione analizzato (contro il 46,9% della popolazione della stessa fascia di età).
La quota scende ulteriormente tra le persone con il massimo grado di disabilità (19,4%), per le persone “confinate” (2,8%), per quelle con problemi mentali (13,7%) e per coloro che riferiscono problemi sensoriali e motori (16,9%).
Sarebbe interessante poter effettuare uno studio che metta in relazione accessibilità e disabilità per vedere se quel 27,4% (i disabili che usano il pc) si alzerebbe in modo significativo.

Accessibile chi?

Per concludere questa sommaria panoramica sull’accessibilità, ci possiamo domandare quali siti abbiano l’obbligo di essere accessibili. Per democrazia dovremmo rispondere che tutti lo devono essere, tuttavia è giusto a mio parere lasciare libertà ai programmatori di sperimentare anche soluzioni ardite (magari con la possibilità di visitare comunque questi siti tramite un formato “solo testo”).
In linea di principio comunque, esistono siti che sono obbligati a essere accessibili. Patrizia Bertini, che da anni si occupa di accessibilità, afferma che accessibili dovrebbero esserlo (e al 100%) i siti di pubblica utilità cioè quelli che offrono la possibilità di compiere operazioni on line che altrimenti richiederebbero un’azione fisica da parte degli utenti. Per essere più specifici:
– siti della Pubblica Amministrazione, in quanto è diritto di ogni cittadino poter accedere alle informazioni offerte da Comuni ed Enti statali;
– siti bancari, in quanto l’e-banking permette a molti utenti disabili di essere indipendenti nella gestione patrimoniale e consente loro una riservatezza che prima non potevano avere;
– siti di e-commerce fondamentali, come i supermercati che risolvono numerosi problemi di vita quotidiana a molte persone disabili (e non);
– siti di booking on line, che permettono di acquistare biglietti aerei, ferroviari o prenotare alberghi o altri servizi online;
– siti sanitari, in quanto le ASL sono Enti che lavorano a stretto contatto con il mondo dei disabili e hanno la necessità di velocizzare e migliorare la comunicazione e i servizi ai cittadini attraverso la Rete;
– siti di e-learning, perché l’apprendimento e la formazione sono un diritto dei cittadini.
I siti che abbiamo elencato sono davvero tutti accessibili? Un po’ di strada è stata fatta, ma tantissima ne resta da fare. Già nel numero 1 del 2005 di “HP-Accaparlante” Nicola Rabbi aveva indagato in questa direzione con il suo Disabili 1.0 – Servizi, relazioni sociali, barriere: Internet per i disabili. Rabbi aveva citato, tra gli altri, i dati dell’ Rapporto delle città digitali in Italia e un’indagine della Nielsen/NetRatings in cui si affermava che l’attenzione delle pubbliche amministrazioni al sito era aumentato (maggiori erano gli aggiornamenti giornalieri, la modulistica on line, la possibilità di scrivere agli amministratori), ma che ancora pochissime permettevano all’utente di effettuare delle operazioni come i pagamenti dei bollettini o tasse. Inoltre, pochissime amministrazioni si sono poste il problema dell’accessibilità. Anche consultando il 9° Rapporto delle città digitali in Italia, pubblicato a un anno di distanza, non si notano sostanziali cambiamenti.
In particolare, anche se il Codice dell’amministrazione digitale ha ribadito l’importanza dell’accessibilità, nella maggior parte dei casi questa rimane lettera morta: sono accessibili solo 13 regioni su 20, vale a dire il 65%; il 33% circa dei siti delle Province e il 30,1% dei siti dei Comuni capoluogo (con più di 40.00 abitanti). La percentuale scende nel caso dei Comuni più piccoli (da 5.000 a 40.000 abitanti) perché sono accessibili solo il 17% dei siti.
Tuttavia dobbiamo rilevare che un aumento c’è stato, ed è stato anche rilevante: confrontando i dati del 2006 con quelli di due anni prima, notiamo che nel 2004 erano accessibili 6 regioni su 14, mentre ora lo sono 13 regioni su 20. Analogamente sono aumentati anche i siti accessibili di Province e Comuni sopra i 40.000 abitanti: per le Province si è trattato di un aumento del 150% circa; per i Comuni capoluogo del 100%. In parole più semplici, dal 2004 sono quasi triplicate le Province che offrono siti accessibili e sono raddoppiati i siti accessibili di Comuni con più di 40.000 abitanti e delle regioni.
È chiaro, il miglioramento non deve coprire la realtà dei fatti: per la maggior parte dei casi i siti della Pubblica Amministrazione rimangono inaccessibili.
Sono solo pochi anni che si parla seriamente di accessibilità e ancora non si è sviluppata una mentalità favorevole. Per molti realizzare un sito accessibile significa spendere di più, cosa non vera se si pensa all’accessibilità sin da primi momenti della progettazione, evitando di rifare tutto o parti intere dei siti e dei portali in seguito. Maggiore accessibilità inoltre significa raggiungere un numero sempre più elevato di utenti (non solo disabili ma anche chi ha connessioni più lente ad esempio), il che rappresenta senza dubbio un vantaggio e non un danno. Inoltre, in una società che si basa sulla diffusione dell’informazione e della conoscenza come è il mondo attuale nel quale viviamo è diritto imprescindibile di ognuno di noi poter accedere a quelle informazioni.

Verifiche

Una considerazione a parte merita il capitolo delle verifiche dell’accessibilità dei siti. Una completa analisi di accessibilità si realizza attraverso due modalità:
– verifica tecnica;
– verifica soggettiva di fruibilità con utenti disabili.
La verifica consiste nel controllo che le pagine soddisfino un certo numero di requisiti tecnici e che siano state sviluppate utilizzando tecnologie nelle versioni più recenti. Essa viene effettuata sulla home page e su un significativo numero di altre pagine del sito, servendosi anche di tools automatici (validatori). I risultati dei vari tipi di analisi (manuale/con strumenti automatici), opportunamente interpretati da specialisti, vengono sintetizzati in un rapporto finale di conformità o meno ai requisiti.
La verifica tecnica è indispensabile, ma manca un tassello altrettanto importante: per valutare l’accessibilità di un sito è consigliabile eseguire anche una verifica soggettiva, coinvolgendo anche utenti disabili.
A tal proposito, in un suo intervento pubblico, Massimiliano Martines della Commissione Siti Internet Dell’Unione Italiana Ciechi, lamentava, nel 2004, il fatto che spesso le verifiche si fermassero alla prima fase, quella tecnica. Invece per verificare l’accessibilità di un sito non è sufficiente elaborare i dati di un test, ma è necessaria una verifica insieme alla persona disabile che dovrà effettivamente usufruire di quel sito e che potrà indicare le eventuali modifiche da apportare; il coinvolgimento delle persone disabili è indispensabile altrimenti si rischia di effettuare verifiche poco attendibili.

Un buon esempio

La notizia è di domenica 22 ottobre 2006, pubblicata da Roberto Castaldo nel sito www.webaccessibile.com. Si parla del sito del Comune di Piegaro (PG).
Il sito è conforme alla normativa italiana sull’accessibilità del web. A costruirlo è stata Silvia Bocci. Silvia Bocci è una ragazza affetta da sclerosi multipla. Costruendo il sito ha portato tutta la sua personale esperienza. Si realizza in questo bell’esempio quello che richiedeva Massimiliano Martines e chi, come lui, crede che un prodotto accessibile, per essere tale, debba avvalersi delle proposte e delle riflessioni di utenti disabili che lo andranno poi a utilizzare.

 




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