5. Ulisse lascia l’isola di Calipso
Ma come del mattin la figlia, l’alma
dalle dita di rose Aurora apparve,
tunica e manto alle sue membra Ulisse,
e Calipso alle sue larga ravvolse
bella gonna, sottil, bianca di neve;
si strinse al fianco un’aurea fascia, e un velo
sovra l’ôr crespo della chioma impose.
Né d’Ulisse a ordinar la dipartita
tardava. Scure di temprato rame,
grande, manesca e d’ambo i lati aguzza,
con leggiadro, d’oliva, e bene attato
manubrio, presentògli, e una polita
vi aggiunse ascia lucente; indi all’estremo
dell’isola il guidò, dove alte piante
crescean; pioppi, alni, e sino al cielo abeti,
ciascun risecco di gran tempo e arsiccio,
che gli sdruccioli agevole sull’onda.
Le altere piante gli additò col dito,
e alla sua grotta il pié torse la diva.
Egli a troncar cominciò il bosco: l’opra
nelle man dell’eroe correa veloce;
venti distese al suolo arbori interi,
gli adeguò, li polì, l’un destramente
con l’altro pareggiò. Calipso intanto
recava seco gli appuntati succhi,
ed ei forò le travi e insieme unille,
e con incastri assicurolle e chiovi.
Larghezza il tutto avea, quanta ne dánno
di lata nave trafficante al fondo
periti fabbri. Su le spesse travi
combacianti tra sé lunghe stendea
noderose assi, e il tavolato alzava.
L’albero con l’antenna ersevi ancora,
e costrusse il timon, che in ambo i lati
armar gli piacque d’intrecciati salci
contra il marino assalto, e molta selva
gittò nel fondo per zavorra o stiva.
Le tue tele, o Calipso, in man gli andâro
e buona gli uscì pur di man la vela,
cui le funi legò, legò le sarte,
la poggia e l’orza: al fin, possenti leve
supposte, spinse il suo naviglio in mare,
che il dì quarto splendea. La dea nel quinto
congedollo dall’isola: odorate
vesti gli cinse dopo un caldo bagno;
due otri, l’un di rosseggiante vino,
di limpid’acqua l’altro, e un zaino, in cui
molte chiudeansi dilettose dapi,
collocò nella barca; e fu suo dono
un lenissimo ancor vento innocente,
che mandò innanzi ad increspargli il mare.
(Libro Quinto)
La dea Calipso aiuta Ulisse a costruire la zattera che permetterà all’eroe di lasciare la sua isola. Gli fornisce strumenti e cibo e alla fine un vento propizio. Ulisse usa la sua abilità, forza ed esperienza per poter realizzare il mezzo che, spera, gli permetterà di ritornare a casa.
In questa ottica, quella della collaborazione, va considerato l’e-learning.
Ma che cos’è l’ e-learning: cos’è?
Possiamo definire l’e-learning (letteralmente: insegnamento elettronico) come la formazione a distanza basata sulla telematica. Wikipedia, il più grande dizionario libero on line lo definisce come: “Un settore applicativo della tecnologia dell’informazione, che utilizza il complesso delle tecnologie Internet (web, e-mail, FTP, IRC, streaming video, ecc.) per distribuire on line contenuti didattici multimediali. L’e-learning sfrutta le potenzialità rese disponibili da Internet per fornire formazione sincrona e/o asincrona agli utenti, che possono accedere ai contenuti dei corsi in qualsiasi momento e in ogni luogo in cui esista una connessione on line”.
Operativamente si immagini di vedere un numero di studenti che da casa propria si collegano alla rete dell’Ateneo o del corso di formazione al quale sono iscritti. Essi vedono il professore in video conferenza, ascoltano la sua voce e possono “leggere” le presentazioni power point che l’insegnante ha preparato o condividere altri materiali (fogli di calcolo, file di testo, ecc.); hanno la possibilità di interagire ponendo domande e possono “rivedere” la lezione, una volta che è terminata, tutte le volte che lo desiderano.
E-learning: possibilità per tutti
L’e-learning, così come Internet sul quale si basa, può rappresentare un’ottima possibilità. Si abbatte il problema degli spostamenti e anche dei costi. Per chi ha gravi problemi motori, studiare e dare gli esami direttamente da casa potrebbe infatti rappresentare una buona soluzione; per i disabili uditivi più o meno gravi potrebbe esser utile seguire lezioni con proiezioni di slide, testi e video sottotitolati o lezioni “tradotte” da un esperto di linguaggio dei segni.
Garantire l’occasione di studio, lavoro (tele-lavoro) e incontro (anche solo tramite una rete Internet) per chi non può muoversi da casa può rappresentare un’occasione di crescita personale e di integrazione sociale importante.
Allo stesso modo, studiare e lavorare da casa, in un ambiente conosciuto e tranquillo, “amico”, dà la possibilità all’utente non normodotato (ad esempio persone con disturbi di ordine psichico o disturbi dell’attenzione) di non essere sottoposto a ulteriori stress e di poter affrontare il percorso formativo seguendo i propri tempi e i propri ritmi. Infatti, la fruizione dei contenuti didattici e-learning non è vincolata a tempi e a luoghi specifici e offre la possibilità di adattarsi ai diversi stili di apprendimento degli utenti, fornendo canali di comunicazione diversificati (del tipo visivo, auditivo, testuale); infine l’e-learning tiene conto dei progressi e della velocità di apprendimento del singolo (che può procedere velocemente e saltare le cose che già conosce, oppure ripeterle quanto vuole) senza modificare il ritmo dei compagni di studio.
Un po’ di storia
Si parla oggi di e-learning di terza generazione o formazione in rete.
La formazione a distanza di prima generazione consisteva nell’invio, tramite posta, di materiale didattico cartaceo agli studenti che non potevano seguire le lezioni in aula. Le prime testimonianze di una simile attività risalgono alla fine dell’Ottocento.
A cavallo fra gli anni ’50 e ’60 vengono inventati i cosiddetti sistemi FaD plurimediali o di seconda generazione, basati sull’uso di materiale a stampa, trasmissioni televisive, registrazioni audio e, successivamente, di software didattico come le video-registrazioni.
La terza generazione, infine, nasce con la diffusione del computer e delle tecnologie informatiche e telematiche. L’apprendimento basato esclusivamente sull’utilizzo del computer è spesso identificato dall’acronimo CBT (Computer Based Training). Pensiamo all’utilizzo di floppy disk, Cd e DVD multimediali.
E-learning e metodo cooperativo: una nuova didattica
L’e-learning, come abbiamo detto, si basa sull’utilizzo di Internet. In particolare, viene utilizzata la piattaforma tecnologica Learning Management System o LMS grazie alla quale lo studente può accedere al corso da qualsiasi computer collegato a Internet, generalmente senza la necessità di scaricare software ad hoc. La piattaforma è un database, un archivio, in cui rimane traccia, ad esempio, della sua frequenza, delle prove di valutazione o dei tempi di fruizione.
La piattaforma però è solo uno degli elementi fondamentali dell’e-learning che porta con sé, proprio per la sua struttura intrinseca, una nuova concezione di didattica.
Infatti e-learning non significa semplicemente riprodurre in un’aula virtuale quello che avviene in classe, le stesse metodologie di insegnamento, ma introduce un nuovo modello di apprendimento: quello cooperativo.
In effetti l’e-learning, come afferma Guglielmo Trentin, ricercatore presso l’Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR di Genova, può essere visto da due angolazioni: quella dell’insegnamento a distanza (o tele-insegnamento) e quella della formazione in rete (o formazione a distanza di terza generazione). Nel primo caso stiamo parlando di sistemi di insegnamento che tendono a riprodurre le lezioni uno-a-molti dell’aula tradizionale (ad esempio il docente parla in video conferenza), mentre la formazione in rete prevede la formazione di una vera e propria comunità che decide, assieme, in modo cooperativo, i temi e le modalità della formazione. Il metodo cooperativo è adatto principalmente ad alunni adulti e il suo punto di forza è appunto l’unità della comunità che dà anche motivazione all’allievo nella prosecuzione del corso.
Si tratta, come è evidente, di un modello educativo faticoso, ma capace di offrire un percorso personalizzato di apprendimento, a seconda del target di riferimento.
La chiave di volta per capire la svolta introdotta dal FaD di terza generazione è comprendere che esso cerca di riproporre anche a distanza, seppure con l’inevitabile mediazione della tecnologia, l’apprendimento come processo sociale. I sistemi FaD di terza generazione vengono, infatti, indicati anche con la sigla on line education (o formazione in rete) perché il processo formativo avviene in rete, attraverso l’interazione dei partecipanti in una vera e propria comunità di apprendimento.
In un processo di e-learning l’attenzione è incentrata sull’utente: il corsista deve giocare un ruolo attivo. Per cui l’e-learning non è solo una somministrazione di materiale didattico in rete, ma utilizza la rete per creare una comunità.
E-learning: modalità
La formazione a distanza di terza generazione usa un sistema di gestione detto ad anello chiuso: il processo di apprendimento è regolato in itinere, mentre si compie, passo a passo, grazie a un continuo monitoraggio e ai suggerimenti e alle richieste degli allievi.
L’e-learning permette agli utenti di interagire come se davvero fossero assieme nello stesso luogo; di fatto sono assieme nello stesso posto: quello dell’apprendimento.
La formazione a distanza di prima e seconda generazione prevedevano un metodo di apprendimento autodidatta: lo studente, armato di buona volontà, seguiva lezioni tramite i materiali cartacei, audiovisivi o digitali. Nell’e-learning nuove figure partecipano all’evento formativo: oltre alla comunità, il tutor. Il suo compito è aiutare gli alunni, sopperire alla mancanza apparente del docente, assisterli nei problemi di tipo tecnico. Un tutor deve possedere competenze didattico/formative abbinate alla conoscenza sia delle tecnologie della comunicazione che delle dinamiche interpersonali. Deve infatti essere un moderatore di discussioni, facilitatore di attività di gruppo, consigliere per i corsisti. E se davvero l’e-learning dispiegasse tutte le sue potenzialità, perché non pensare che quel tutor non possa essere una persona disabile?
Fondamentale, siccome si tratta di un modello di apprendimento basato sulla condivisione e sulla cooperazione, e perché questa non si trasformi in anarchia totale, occorre, all’inizio del corso, stabilire il cosiddetto contratto formativo, in cui vengono esposti i contenuti del corso, gli obiettivi e i metodi.
E-learning e qualità
Perché la qualità dell’insegnamento on line sia alta bisogna valutare:
– i materiali prodotti: devono essere accessibili, di buona qualità, gradevoli, facilmente fruibili e possibilmente corredati da una bibliografia di approfondimento accurata;
– le relazioni tra i corsisti, insegnanti e tutor: all’inizio del corso è bene far familiarizzare i corsisti tra di loro, ridurre il senso di isolamento e stabilire il contratto formativo; il tutor in seguito deve esser a disposizione dei corsisti qualora sorgano problemi e per motivarli e aiutarli.
Ciò che è necessario nell’e-learning è sfruttare l’interattività della tecnologia cioè, in questo caso, non solo la possibilità di consultare materiali on line (come, similmente, consultiamo libri cartacei), ma di interagire con altre persone.
Ritorna, infine, il grande problema dell’accessibilità tecnica: i materiali prodotti possono essere ottimi, le relazioni tra la comunità anche, ma se in pochi possono accedere alla piattaforma, tutto è inutile.
La diffusione dell’e-learning
Secondo le analisi di Osservatorio ANEE/ASSINFORM 2005 e 2006, gli utenti considerano l’e-learning efficace, ma ancora basso è il suo utilizzo. L’apprendimento in aula nel 2004 era pari all’89,3% del campione, seguito dalla lettura di manuali e libri (al 35,4%); l’e-learning invece era a quota 10,3%. Il dato è comunque positivo perché l’apprendimento in aula dal 2003 al 2004 è calato scendendo dal 91,5% all’89,3%, mentre l’uso dell’e-learning, al contrario, è cresciuto passando dall’8,2% al 10,3%.
Gli utenti
– Aziende: all’interno delle aziende l’e-learning è rivolto e usato principalmente dal personale tecnico-amministrativo (35,6%) e dagli impiegati (32,6%);
– Pubbliche Amministrazioni: il questionario è stato inviato a 251 enti. Di questi hanno risposto il 45% degli intervistati. Dai dati emerge che nel 2004 il 33% degli enti intervistati ha usufruito di formazione erogata in e-learning. La quota è salita a 39% nel 2005;
– Università: le ricerche di ANEE/ASSINFORM 2005 e 2006 mettono in luce come nelle Università di tutto il mondo stia crescendo l’utilizzo dell’e-learning. In particolare, in Italia, nel 2006, l’89% delle Università offriva questa possibilità di apprendimento. Per quanto riguarda i percorsi formativi in e-learning “puro” le Università che segnalano tale attività nel proprio portale sono 53 su 77, pari al 68,8% del totale degli atenei. Il miglioramento non riguarda solo il numero di Università che erogano e-learning, ma il modo in cui lo erogano: si nota infatti anche lo sforzo di miglioramenti di servizi e prodotti erogati. La diffusione dell’e-learning propriamente detto risulta quindi in netto aumento rispetto agli anni precedenti, infatti si passa dal 32% di atenei italiani che utilizzavano questa modalità formativa nel 2004 al 57% rilevato nell’indagine del 2005 per arrivare al dato emerso nel 2006, pari al 68,8%. Dal 2003 al 2004, le Università hanno acquistato piattaforme all’esterno in percentuale crescente (17% nel 2003, 38% nel 2004). Se la percentuale di acquisto è calata nel 2005 (35%) è perché le Università si stanno dotando di piattaforme informatiche open source: nel 2003 erano utilizzate per un 3%, nel 2004 sono salite al 24% e nel 2005 a 35%. È aumentata inoltre l’offerta di e-learning: nel 2004 era quasi concentrata totalmente su Università di informatica e lingue mentre nel 2005 quasi tutti gli altri atenei offrono questa possibilità formativa.
Che cosa ostacola la diffusione dell’e-learning?
In generale, si nota come nelle aziende il contatto con l’e-learning sia più frequente. Per le Università e per le scuole di secondo e primo grado invece tale familiarità cala. In particolare, le scuole di primo e secondo grado sono quelle più a digiuno di e-learning e non perché manchi la volontà o l’interesse da parte dei docenti. Essi invece denunciano l’arretratezza della dotazione informatica e i costi elevati di attivazione del servizio. Accanto a queste motivazioni, per quanto riguarda le Università italiane, c’è anche la diffidenza da parte dei docenti verso questo nuovo mezzo di insegnamento, che, ricordiamolo, non è assimilabile all’insegnamento in aula e richiede competenze comunicative e tecniche particolari che spesso sono da acquisire. Cioè quello che occorre è un processo di alfabetizzazione alle nuove tecniche che richiede certamente un discreto periodo di tempo.
E-learning e disabilità: qualche esempio
Il primo buon esempio di quello che si può realizzare sfruttando le nuove tecnologie è il progetto “PSELDA – Progetto Sperimentale di e-learning per disabili audiolesi” dell’Università degli Studi di Sannio.
In sintesi, il progetto (avviato nel giugno del 2003) si propone di offrire agli studenti audiolesi del corso di laurea in Ingegneria Informatica la possibilità di seguire le lezioni utilizzando un sistema informatico, accessibile via Internet, corredato da una serie di strumenti di e-learning studiati ad hoc. Per esempio dal sito dell’Università (www.ing.unisannio.it/pselda) è possibile scaricare video in formato .avi con esperti di linguaggio L.I.S. che traducono il contenuto della pagina con il linguaggio dei segni.
Il secondo progetto riguarda non direttamente, ma a ricaduta immediata, gli alunni disabili perché si tratta di due corsi pensati per gli insegnanti di sostegno per aiutarli nell’inserimento scolastico degli studenti disabili. I corsi sono stati promossi, nei primi mesi del 2004, dall’Ufficio scolastico regionale per le Marche e realizzati in collaborazione con le Università di Venezia “Ca’ Foscari” e “Carlo Bo” di Urbino. Si è trattato di un mix di lezioni da seguire tramite Internet e integrate da alcuni incontri in presenza. I due percorsi, iniziati a gennaio 2004 e terminati in dicembre, si chiamavano “Integra” e “Tutor di SOS di Rete”. Integra era pensato per offrire agli insegnanti gli strumenti per gestire la classe in presenza di alunni disabili e Tutor di SOS di Rete per il “lavoro di rete” dei docenti specializzati nelle attività di sostegno.
Risale al 2005, e al Ministro Moratti, l’approvazione, da parte del Comitato dei Ministri per la Società dell’informazione del progetto “Nuove tecnologie e disabilità nella scuola” il cui obiettivo era quello di rendere concretamente accessibili le Ict agli studenti disabili. Il progetto è stato pensato per operare nell’ambito di tre aree: disabilità sensoriale, disabilità motoria e disturbi dell’apprendimento, con particolare riferimento alla dislessia. Quattro obiettivi: l’acquisizione di competenze tecnologiche, il miglioramento della competenza professionale dei docenti, la possibilità di scambio di metodologie tra gli insegnanti, l’annullamento del gap tra gli studenti disabili e gli studenti normodotati.
Da citare, inoltre, è il progetto finanziato dalla Comunità Europea DEA – Digital litEracy open to impAirments di HOC, Politecnico di Milano, Polo Regionale di Como. L’obiettivo del progetto DEA (che risale al 2005) era quello di individuare, catalogare e diffondere buone prassi sviluppate nell’ambito di progetti miranti alla promozione della cultura digitale fra persone disabili. Si tratta di un vero e proprio “raccoglitore” on line di progetti e software per un e-learning accessibile. Nel catalogo è segnalato, per l’Italia, BRIDGE Learning Management System. Bridge è un software dedicato all’erogazione di corsi, sia interamente a distanza che misti con attività d’aula in presenza. Bridge LMS è conforme alle norme internazionali e italiane sull’accessibilità (WCAG, Legge 4/04, DPR 01/03/05 N.75), e il software in questione è stato utilizzato anche dal Tribunale militare e dalla procura militare di Bari per la formazione del personale interno e a tale evento formativo hanno partecipato anche utenti diversamente abili. Come si legge nel sito di Bridge (www.bridge.it) i progettisti e gli sviluppatori, per perseguire l’obiettivo di accessibilità e l’intento di rendere il contenuto informativo, le modalità di navigazione e tutti gli elementi interattivi, fruibili indipendentemente dalle disabilità, hanno sottoposto le funzionalità del programma a test da parte di un panel di utenti diversamente abili. Il test, diretto dalla Fondazione ASPHI onlus (Avviamento e Sviluppo di Progetti per ridurre l’Handicap mediante l’Informatica), ha dato risultati notevolmente positivi e ha consentito di migliorare progressivamente tutte le interfacce.
In Europa ci sono altri esempi positivi. Tra i progetti nati dal 2003, l’anno europeo dedicato alle persone disabili, sono da ricordare anche ELDA – E-learning Disability Access, con Eldanet.org, un portale che offre soluzioni elettroniche per una vasta gamma di disabilità; WAI-NOT, progetto belga con programmi concepiti per bambini e giovani con disabilità intellettive; BluEar, progetto che studia le vie da intraprendere in modo che le persone con problemi di udito non rimangano escluse dall’accesso alle informazioni.
Conclusioni
Occorre fare due ordini di considerazioni: una di carattere tecnico e una a carattere più socio-psicologico.
È chiaro che, perché l’e-learning sia sempre più diffuso ed esprima le sue grandi potenzialità, e perché un numero sempre più elevato di persone disabili possa decidere se avvalersene o meno, occorre lavorare sull’accessibilità della rete e dei personal computer. Occorre anche pensare a piattaforme e programmi educativi che vadano incontro alle esigenze dei singoli utenti. Per questo bisogna incentivare la ricerca e la formazione per studiare nuovi approcci ergonomici che facciano sentire il disabile al proprio posto, confortevolmente e in modo recettivo. Allo stesso modo, nel campo dei dispositivi hardware di ausilio è auspicabile una diminuzione dei prezzi e una maggiore disponibilità delle soluzioni per ogni tipo di disabilità.
Allo stesso modo occorre formare i docenti e informare gli studenti di questa possibilità. Infatti al momento attuale l’opportunità di formazione offerta dall’e-learning è colta ancora da un numero limitato – seppure in continua crescita – di studenti disabili. Ciò potrebbe dipendere sia dalla difficoltà di accesso alle piattaforme, sia dai costi come anche dalla mancanza di informazione e dalla scarsa alfabetizzazione informatica.
Il secondo ordine di considerazioni riguarda invece la psicologia dell’utente: va valutato come viene vissuta dalla persona disabile la situazione di e-learning; rimanere a casa, magari seguiti da un tutor in presenza, può essere ritenuto un vantaggio da alcuni, mentre da altri può essere percepito come un isolamento doloroso dalla comunità.
A questo proposito, Andrea Canevaro parlando delle nuove tecnologie nell’ambito di Handimatica 2002, sottolineava l’utilità delle nuove tecnologie seppure con qualche “ma”: il telelavoro infatti è rifiutato da una parte di disabili che lo vedono come un elemento “ghettizzante” e non come una possibilità. Sotto lo stesso giudizio negativo potrebbe ricadere anche l’e-learning che ha sì il pregio di superare barriere e limitazioni di ordine logistico ma, allo stesso tempo, può anche determinare l’isolamento dell’individuo.
Infine rimane da dire che, anche se l’e-learning può rappresentare un valido strumento per agevolare tante persone, tuttavia le strategie “pure” di formazione in rete non sempre sono proponibili. Ecco perché ultimamente si sono avviate sperimentazioni centrate su approcci misti (presenza/distanza), cioè su una formazione che alterna momenti formativi in presenza e di attività in rete. Questo permetterebbe in alcuni casi anche di risolvere il problema dell’isolamento reintroducendo in parte l’elemento di contatto umano che in rete, necessariamente, va perduto.
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