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Un filo che connette. Le procedure

Proponiamo una riflessione aperta sulla documentazione educativa. Come questa si lega alle esperienze, che significato diamo al termine documentazione. Si può parlare di buone prassi di documentazione? Che cosa rende di qualità una documentazione?

 

Non pensiamo di riuscire a rispondere esaurientemente a questi quesiti di fondo ma intendiamo mettere a confronto spunti e ragionamenti maturati all’interno della Rete dei Centri di Documentazione per l’Integrazione della Regione Emilia Romagna (CDI).
I CDI non sono solo punti di raccolta, catalogazione e diffusione delle esperienze documentate ma si propongono anche come spazi stimolo, offrendo consulenze e percorsi formativi di sostegno metodologico agli insegnanti nel produrre proprie documentazioni.
Il contributo è frutto del lavoro di un gruppo di operatori della Rete dei Centri, gruppo già formatosi per la redazione di un intervento presentato al Convegno Erickson 2005. Prendendo spunto da questo primo elaborato il presente scritto ne amplia le riflessioni.
Il testo riporta passaggi salienti scaturiti dal confronto tra i partecipanti e offre approfondimenti tematici con esempi tratti da documentazioni che ogni operatore ha portato per far emergere riflessioni proprio dalle loro analisi.
Tre sono le parole chiave a cui il gruppo affida la funzione di apri pista per entrare nell’argomento: procedure, prodotto, ricaduta.
Questi termini sono emersi nel gruppo proprio per confrontare le documentazioni portate dai rispettivi Centri.
Le tre parole chiave scandiscono infatti dimensioni importanti del processo di documentazione: l’iter della produzione della documentazione (procedure), l’analisi del materiale finito (prodotto), le riflessioni sul suo utilizzo (ricaduta).

 Le procedure

Il vocabolario definisce procedura come: modi e norme che devono essere seguite dai magistrati e dalle parti per un regolare svolgimento del processo (regole). In ambito educativo possiamo parlare di piste metodologiche utilizzate per dispiegare l’azione educativa didattica.

Le procedure nell’ambito del processo di documentazione possono essere tutti quei passaggi che scandiscono il percorso di costruzione della documentazione: a partire dall’aggancio progettazione documentazione (la documentazione rende memoria di un intervento educativo pensato, realizzato/adattato e vissuto) alla formazione di un gruppo che se ne fa carico, alle azioni metodologiche che fondano le operazioni di selezione che la compongono.
Come nasce una documentazione?
Deve esserci prima di tutto un progetto educativo ben strutturato e la volontà di mantenerne memoria. La prima premessa, per approdare a una documentazione che non sia solo atto dovuto e burocratico, è quindi che ci sia una forte motivazione del gruppo degli educatori/insegnanti a realizzarla e a monte ci sia una seria progettazione del percorso didattico oggetto del documentare.
La documentazione è infatti fortemente ancorata alla progettazione educativa e alla valutazione.
Come l’esperienza educativa vede coinvolti nell’ideazione progettuale educatori /insegnanti questi stessi autori possono farsi carico di una riflessione sull’esperienza stessa e divenire protagonisti del processo di documentazione. Documentare implica una capacità di distanziarsi dal vissuto, una capacità critica, un interrogarsi su intenzioni, attese, risultati raggiunti rispetto ai bambini /ragazzi e rispetto all’efficacia del proprio operato. Questo distanziamento richiama un atteggiamento “valutativo” che, se condiviso dal gruppo di lavoro, può produrre importanti occasioni di confronto e di scambio con altre figure professionali o altri interlocutori coinvolti nel progetto (ad esempio operatori dell’AUSL, famiglia, …).
Per alcuni autori infatti la documentazione “è un processo che si situa tra l’esperienza e la riflessione sull’esperienza”. La documentazione può facilitare l’acceso alla dimensione maturativa di valutazione/riprogettazione. Documentazione e didattica si costruiscono insieme: sono, come qualcuno ha sostenuto nel gruppo, “un progetto e un processo contemporaneo”.

Progetto di fattibilità per realizzare una documentazione educativa

Si è già sottolineato come la documentazione ha bisogno di un gruppo che se ne fa carico e ha bisogno di essere organizzata e prevista. Gli aspetti proposti sono pertanto di tipo relazionale e di tipo metodologico. L’intenzionalità di produrre una documentazione chiama in causa la necessità di una rete relazionale, la capacità di mettersi in gioco degli educatori, la definizione del gruppo che si farà carico della sua produzione. Il passaggio poi dall’intenzionalità al prodotto documentario finito passa attraverso la gestione dell’intreccio di alcuni assunti metodologici di base: cosa documentare (la selezione del tema, dell’aspetto del progetto che diviene oggetto di documentazione), chi documenta (gli autori, i curatori della stesura), per chi documentare (quali i destinatari), come documentare (che forma dare alla nostra documentazione, come orientare la scelta delle informazioni, la loro organizzazione, i linguaggi con cui comunicarli). Queste domande stanno alla base del progetto di fattibilità, dello studio cioè di un progetto di documentazione ancorato alle possibilità del contesto e che individui elementi e indici che consentano di organizzare i materiali a disposizione.
Redigere un progetto di documentazione implica appunto il prevedere prima.
Quando si programma questa o quella attività o progetto educativo, buona abitudine è decidere all’inizio se lo si vuole documentare. Spesso avviene l’esatto contrario: ci si accinge a documentare alla fine di un’esperienza. Il prevedere prima permette di pensare ad esempio alla registrazione di momenti salienti dell’esperienza (mantenere foto, annotazioni) e non trovarsi con esubero di materiali su alcuni passaggi dell’esperienza e su altre tracce carenti e doverle ricostruire senza appoggio di dati. Il prevedere prima permette anche di darsi un tempo per documentare.
È importante quindi darsi un tempo, individuare le risorse umane e un’organizzazione per poter dispiegare il percorso documentario.
Il percorso di documentazione è scandito da tappe in itinere: definizione di obiettivi, per poter passare dalla raccolta di materiali vari al dare forma a un prodotto, con la scelta di supporti e linguaggi comunicativi adeguati, per veicolare quei contenuti, rispetto a un determinato fruitore.
Lo sviluppo pertanto è dalla raccolta di materiale grezzo – documenti intermedi, testimonianze: resoconti degli insegnanti, elaborati, disegni, foto – alla rielaborazione degli stessi.
Abbiamo messo in campo parole come selezione, scelta. La documentazione è infatti frutto di operazioni di selezioni: l’evento rivive in una documentazione, per le parti che, chi la compone, seleziona come significative e pertinenti. Questo è un aspetto operativo importante e non così semplice come a prima vista potrebbe sembrare. Facendo riferimento al nostro lavoro nei Centri di documentazione e al lavoro diretto con gli insegnanti questa è un’azione difficile per il personale docente che documenta: la scelta implica escludere, lasciare fuori porzioni di esperienza. È importante quindi trovare un filo conduttore che possa organizzare le scelte. Creare documentazione porta a pensarla come operazione complessa. Una voce nel gruppo ha sottolineato che: “La documentazione è un’operazione della mente non è una mera raccolta, è comprensione. È un fermare l’attenzione per capire e interpretare, è un percorso per poter riusare quella conoscenza”.

Procedura del servizio di documentazione

Fino a ora abbiamo utilizzato il termine procedura per connotare le azioni necessarie per realizzare un prodotto documentario, ma lo stesso termine può anche venir usato nell’accezione di procedure di un servizio di supporto alla realizzazione di documentazioni. Ci spieghiamo meglio.

Spesso gli insegnanti si rivolgono ai nostri Centri per essere assistiti nel percorso documentario. Il Centro allora mette a disposizione competenze e la propria struttura per supportare gli insegnanti a realizzare un prodotto finito e a promuoverne la diffusione.

Esiste così anche una procedura del servizio di documentazione.
Parliamo allora dell’articolazione di:
– consulenze e/o percorsi di formazione;
– tecnologie messe a disposizione del processo (editing, stampa del fascicolo, supporto alla realizzazione video);
– diffusione e conoscenza della documentazione attraverso l’invio dei materiali e/o momenti di presentazione delle esperienze presso gli ambienti del Centro.
Molti Centri hanno così codificato una struttura di consulenza caratterizzata dalla presenza di operatori per raccogliere i bisogni e le aspettative degli utenti, l’esplicitazione delle motivazioni al documentare, l’ascolto dell’esperienza. È offerto un supporto metodologico per la definizione del progetto di fattibilità. Gli utenti sono aiutati a individuare i curatori, a redigere un indice della documentazione, a raccogliere le testimonianze, a definire l’articolazione del testo (tema centrale e individuazione dei nuclei narrativi) e i destinatari.
In questo caso il progetto di documentazione terrà presente l’organizzazione interna alla scuola e la possibilità degli incontri di consulenza presso il Centro prevedendo gli apporti reciproci: il lavoro degli insegnanti, l’apporto del pedagogista o di altri interlocutori previsti dalla documentazione e gli esperti del Centro. Un esempio di Struttura di servizio Consulenza è offerto dal centro Memo di Modena che, illustrando come è nata la documentazione portata nello scambio di gruppo, sottolinea le motivazioni degli autori ed evidenzia i livelli di lavoro proposti dagli operatori del Centro e previsti dalla consulenza.




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