7. Conclusioni
- Autore: Arianna Papini
Così, narrando, siamo giunti alla fine di questa trattazione. Per concludere, quale che sia la predisposizione genetica, essa deve tuttavia essere innescata da fattori ambientali per manifestarsi (18 pag. 119), e il setting arte terapeutico madre/bambino rappresenta l’opportunità di ritrovare il filo del discorso interrotto o del dialogo mai esistito, attraverso la rappresentazione artistico/creativa, contenuta in un luogo e in un tempo definiti e protetta dalla presenza del terapeuta. Rappresenta inoltre per la madre la possibilità di ritrovare fiducia nella propria capacità materna, e anche di poter riorganizzare oggetti interni feriti o assenti, e per il figlio di poter continuare a essere figlio prendendo distanza dalla madre.
Sentirsi visti all’interno del legame, come abbiamo osservato negli studi sullo still-face, significa sia per la madre che per il bambino la possibilità di ricominciare a sentire di esistere, e questo fin dalla gravidanza poiché “il processo artistico aiuta sia a esprimere le paure e le angosce, sia a recuperare le proprie parti buone e accoglienti” (13 pag. 166), essendo in grado di ripristinare quella sintonizzazione che sta alla base della frase “Io cambio quando tu ti palesi, tu cambi quando io mi manifesto” (18 pag. 39).
I desideri si realizzano nella notte più buia, che si vedono le stelle.
(Matteo, 6 anni) (16 pag. 43)
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