Come spesso succede per gli incontri più belli, anche quello avvenuto con il dipartimento educativo del MAMbo era del tutto inaspettato.

È capitato per caso. Durante una visita di valutazione dell’accessibilità del museo, un educatore della cooperativa Accaparlante ha conosciuto Veronica Ceruti, responsabile del dipartimento educativo, la quale gli ha presentato la possibilità di realizzare una visita guidata al museo per il gruppo di animatori disabili della cooperativa.

Nell’incontro organizzativo, durante il quale avremnmo dovuto definire modi e tempi della visita, è successo qualcosa di speciale, l’inaspettato di cui si parlava all’inizio.

È stato chiaro da subito come la possibilità di collaborare andasse oltre a una semplice visita al museo. La diversità dei due gruppi, sia rispetto alla composizione che ai temi trattati, è apparsa immediatamente come una ricchezza e una grande fonte di opportunità.

Ciò non era assolutamente scontato. Non tutti gli incontri si trasformano in una collaborazione reale, nel primo nodo di una rete che aspira ad ampliarsi per poter includere altre persone, idee, sogni, proposte.

Ancora meno scontato lo è quando si parla di disabilità e di gruppi di persone con disabilità. Spesso, infatti, la persona disabile viene vista come colei che può usufruire di un servizio, ancorché culturale, una sorta di passatempo piacevole che inizia con l’entrata al museo o nella platea di un teatro e finisce una volta usciti dalla porta.

Seppur il piacere della cultura sia un diritto sacrosanto, per il Progetto Calamaio è importante anche sottolineare il dovere. Ovviamente, non il dovere a usufruire di un servizio, ma il dovere del proprio ruolo sociale, dell’impegno a restituire il proprio pezzo di responsabilità culturale. Proprio partendo da questo punto di vista, ampiamente condiviso anche dai nostri nuovi compagni di viaggio, si sono definiti i parametri per la cooperazione futura, abbiamo posto le radici di una proficua collaborazione, tra due mondi apparentemente lontani ma soprendentemente così integrati, che, oltre a durare tutt’ora, scopre sempre nuovi orizzonti di fronte a sé.

La proposta di una visita guidata alle esposizione presenti al museo, si è trasformata in uno scambio formativo: il dipartimento educativo del museo ha condotto per noi due incontri di formazione sulle attività e i contenuti specifici del loro lavoro mentre gli animatori del gruppo Calamaio hanno condotto due incontri di formazione e animazione specifici per le educatrici museali del dipartimento educativo.

Non potevamo farci regalo migliore, perché proprio quell’esperienza di scambio ci ha permesso di costruire un percorso di animazione sul tema dell’identità e della relazione con la diversità. Un percorso integrato, cioè che includesse le specificità sia di contenuto che di modalità operativa di entrambi i gruppi. Quei momenti di autoformazione sono stati l’occasione per tutti di sperimentare sulla propria pelle ciò che avremmo poi proposto agli interlocutori esterni.

Tra le tante attività a seguito di quei primi incontri, ne cito una particolarmente significativa.

Dopo aver asisstito alla performance “Imponderabilia” nella quale gli artisti Marina Abramović e Ulay, nudi, fungevano da passaggio obbligato per l’entrata nella Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1977, abbiamo avviato un dibattito. Immediatamente abbiamo percepito che i temi trattati dalla performance avevano a che fare con l’imbarazzo, il senso del pudore, il contatto con il corpo. Temi che, anche per il nostro gruppo, sono centrali durante i percorsi di animazione che svolgiamo nelle scuole. Da ciò è nata l’idea di riproporre quel passaggio obbligato anche ai bambini, facendoli entrare nella sala/laboratorio nella quale si sarebbe tenuto l’incontro, passando da una porta i cui stipiti erano due animatori, uno dei quali disabile. 

È per tutto questo vissuto che, senza troppe indecisioni, abbiamo accolto con entusiasmo la proposta del MAMbo di partecipare al progetto europeo Postmarks.

Una nuova tappa di una rete destinata a proseguire nel tempo.

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