di Veronica Ceruti

responsabile Dipartimento educativo MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna

Castellón (vicino a Valencia), Spagna, febbraio 2012

Una lunga tavola apparecchiata: vino tinto, tapas e molte chiacchiere in un unico inglese dai tanti accenti, quello perfetto di Birmingham, quello secco e deciso di Berlino, la cadenza cantilenante dei bolognesi dalle vocali aperte e prolungate e quello suadente e a tratti aspirato dei padroni di casa, gli spagnoli.

Seduti (non in questo ordine): Tom, il coordinatore, barba bianca, sguardo attento, eleganza british e risata contagiosa; Emma, anima e motore della Ikon Gallery; Meredith e Jennifer, old ladies della periferia britannica, sorridenti e pronte ad assaggiare ogni sapore, momento, veduta;

Anna, tenace quanto riservata, capace di ideare e alimentare di creatività il KulturLabor della capitale tedesca, uno spazio coraggioso e ospitale; con lei Krista, Silvia e le altre… Disabili psichiche? O emotivamente diversabili? O psichicamente non convenzionali? Divoratrici di vita e di esperienze, comunicative con la parola, i gesti o il canto. Inoltre Juan Francisco, dall’ Espai d’Art Contemporani di Castellón, timido sognatore e capitano di una variopinta squadra di donne almodovariane, passionali e superstiziose al di sopra di ogni cliché, abitanti un villaggio antico, ai confini del caos della città, ai margini di qualsiasi occasione di sviluppo professionale. Io e Ilaria del Gaudio, Dipartimento educativo MAMbo, l’ennesimo passo a due al ritmo di percorsi poetici, pratiche e linguaggi artistici. Fiere di essere accompagnate da Tristano, vulcano di energia e umanità, e da Mattias, disabile al suo primo viaggio fuori casa da solo. Primo volo. Sorprendente autonomia. Scoperta. Stupore. Puro.

Cultura come coltura dello scambio, come semina e raccolto della diversità che germoglia e rende ricchi di messi, nutrimento che fa crescere e diventare grandi, consapevoli della nostra molteplice e sempre cangiante identità.

Questo era il tema di Postmarks, culturale, sociale, produttiva, psicofisica identità da raccontare ed esprimere senza parole, ma con disegni, mappe, performance, fotografie, video, installazioni e sculture da spedire in pacchi postali.

Scambi di identità creative erranti.

Questo è successo, ma insieme agli elaborati hanno viaggiato anche le storie, le paure, i desideri e le memorie di tutti i partecipanti, un gruppo di persone normalmente così lontane e invece eccezionalmente sedute intorno alla stessa tavola.

Abbiamo visitato musei, abbiamo lavorato, ballato, fatto domande, risposto. Insieme.

A progetto concluso, tanti sono i fotogrammi, le immagini, i momenti che vorrei rendere visibili, che meriterebbero di essere raccontati, ma qui e ora riesco a scrivere retoricamente grazie Accaparlante, la “comunità svantaggiata” (gergo/lessico dei bandi europei) che ha avvantaggiato le educatrici del MAMbo rendendo questo progetto un’avventura sorprendente, facile come solo le cose vere e spontanee possono essere.

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