1. Ciò che tiene insieme gli uomini
- Autore: A cura di Lucia Cominoli
La cultura, sosteneva l’antropologa Ruth Benedict, è ciò che tiene insieme gli uomini. Affinché questa tenuta sia durevole e garantita nel tempo gli uomini hanno bisogno di riconoscersi gli uni con gli altri in tutti quei modi della vita associata che la cultura investe e che ancora oggi chiama “civiltà”. Civiltà e cultura dunque coesistono insieme e ci offrono al contempo rischi e possibilità. Da un lato ancora la zivilisation, la cristallizzazione delle norme, secondo la storica definizione di Oswald Spengler ne Il tramonto dell’Occidente (1918), dall’altro la più moderna kultur, intendendo con questa una civiltà che, per identificare se stessa, si accompagna allo sviluppo morale e intellettuale della persona. Il termine kultur trae la sua radice da cultum, supino del verbo latino colere, letteralmente “dedicare le proprie attenzioni a qualcuno o a qualcosa”. Dando per scontato che all’epoca la cura maggiore fosse per lo più rivolta alla coltivazione dei campi, la cultura passerà allora da res,“cosa”, ad “agricoltura”, finendo così per indicare un più completo procedimento che attraversa la crescita biologica della pianta (e poi del bambino), facendola passare dalla potenza all’atto. Su questa metafora la cultura latina ha costruito e ricondotto le proprie paideia, l’educazione, e humanitas, l’insieme cioè di tutte quelle qualità etico-morali che rendono l’uomo giusto, benevolo e aperto ai suoi simili, insomma un cittadino di alto livello.
Parlare di cultura accessibile significa oggi ritornare alle origini del discorso, per ripensare un termine che porta al suo interno passaggi e significati complessi, alle volte contraddittori, che ci conducono a rivedere dal principio il processo di accesso della persona disabile ai luoghi dell’arte e della socialità non tanto dal punto di vista strutturale, né di fruizione in termini sensoriali, quanto come partecipazione libera e consapevole, per chi entra e per chi accoglie, a un patrimonio di storia e di attualità comune di musei, teatri, cinema e biblioteche che ancora identificano il nostro modo di prendere (o non prendere) parte alla vita delle città. Negli ultimi tre anni la Cooperativa Accaparlante ha sviluppato la riflessione, già in atto sulla fruibilità che segue l’entrata materiale negli spazi, nell’incontro con alcune delle più vivaci e conosciute realtà culturali cittadine, tra cui l’Istituzione Bologna Musei, in particolare il Museo di Arte Moderna MAMbo e il Museo Civico Archeologico, il Teatro ITC e la Mediatica di San Lazzaro di Savena (BO). Ne sono nate pratiche e metodologie che per la prima volta hanno messo al centro la persona con disabilità, non come destinataria ma come partecipe e persino conduttrice di percorsi museali e laboratori teatrali. Tutto questo ci ha condotti nella teoria a un convegno,“Tutto esaurito! La cultura accessibile strumento di inclusione e civiltà”, promosso lo scorso 30 novembre con il comune di San Lazzaro presso la Mediateca in occasione della Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità e nella pratica a un progetto di formazione di rete,“Cultura Libera Tutti”, rivolto a insegnati, operatori, scuole e università, a partire dal quale vorremmo ora aprire una riflessione più generale sul tema, dall’attuale stato dell’arte sul territorio nazionale, alle basi per il futuro di un’accessibilità mediata ma non filtrata.
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