Skip to main content

4. Rete “Cultura Libera Tutti”,La cultura non si subisce, si fa!

Fu nel 2009 con il Progetto “Ingresso Libero” che, in collaborazione con il Servizio Studenti Disabili dell’Università di Bologna e l’USSI-Disabili adulti dell’Azienda USL della Città di Bologna, la Cooperativa Accaparlante cominciò per la prima volta a unire il concetto di accessibilità a quello di “fruibilità”, intendendo con quest’ultima forme d’accoglienza di tipo relazionale indipendenti da limiti strutturali e barriere architettoniche. Così, fin dal principio, la fruibilità fu inserita dal team di Ingresso Libero, formato allora da studenti, educatori e professionisti con e senza disabilità, tra gli indicatori di qualità più importanti capaci di garantire, ai giovani disabili soprattutto, un accesso sicuro e piacevole al tessuto urbano e universitario, dai locali ai negozi fino ai centri sociali. Le informazioni, poi raccolte in un database tuttora consultabile sul sito www.ingressolibero.it, sono state corredate da commenti e suggerimenti frutto dei continui sopralluoghi sul campo effettuati dal gruppo e dagli utenti.
Negli ultimi tre anni la ricerca di Accaparlante è proseguita, estendendosi anche agli spazi normalmente deputati alla cultura. Ecco allora che musei e teatri in particolare sono stati nuovamente invasi dagli educatori e dagli animatori con disabilità della Cooperativa, che, pur riscontrando qua e là qualche ostacolo fisico, si sono subito posti in relazione e confronto con tutte quelle barriere relazionali che spesso si frappongono tra noi, e in questo noi ci sono anche le persone con disabilità, e l’opera d’arte stessa, aggiungendo questa volta all’impresa un elemento in più: l’incontro con l’ignoto, il limite e una buona dose di bellezza. Infatti, a mano a mano che la nostra presenza si è fatta strada tra quei luoghi inesplorati, che ora possiamo definire a tutti gli effetti “di casa”, quegli stessi luoghi e le loro ricchezze hanno inevitabilmente finito per contaminarci, in visione come in azione, fino a condurci a colloquio con le nostre più profonde intimità.
Un’opera, sia essa un quadro, un vaso o uno spettacolo, non è mai questione neutra, così come non lo sono le persone che ne fruiscono. Essa si colloca in un luogo preciso, come un teatro e un museo che sono fatti in un certo modo, in cui si respira una certa aria, in cui veniamo accolti con delle costanti, e spesso si rivolge, anche se quasi mai questo è nell’intenzione di chi l’opera la pensa e realizza, cioè dell’artista, a un pubblico nella maggior parte dei casi del settore. Se poi guardiamo al mondo dell’arte e del teatro contemporaneo, ci accorgeremo che il pubblico che fa esperienza dell’opera è spesso composto dalle stesse persone che quell’opera la promuovono, finanziano e comunicano. Un pensiero e una consapevolezza diffusi tra gli addetti ai lavori che hanno aperto discussioni e nuovi contesti di riflessione in cui, quasi per caso, è nato l’incontro di Accaparlante con l’Istituzione Bologna Musei, inizialmente il Museo d’Arte Moderna MAMbo e successivamente il Museo Civico Archeologico, mentre, contemporaneamente, su un altro piano, iniziava l’avventura con il Teatro ITC di San Lazzaro. Quella di “Cultura Libera Tutti” è un’esperienza d’incontro, e nel contempo un percorso e una proposta progettuale, che potrebbe essere racchiusa in tre parole chiave: impatto, immagine e corpo.
Tutto ebbe inizio quando il Dipartimento Educativo del MAMbo, diretto da Veronica Ceruti, ci chiamò per coinvolgerci in una visita guidata all’interno del museo, una visita quindi pensata per persone con disabilità. Noi abbiamo risposto subito positivamente con l’idea però di dare qualcosa in cambio, con lo scopo di partecipare all’incontro con l’arte con la persona con disabilità. “Che cosa vuol dire?”, si sono chiesti al MAMbo e “Come fare?”, ci siamo chiesti noi. Prima di tutto lo abbiamo sperimentato sulla nostra pelle attraverso una fase di conoscenza reciproca dove i due gruppi, quello numerosissimo del MAMbo di operatori, tirocinanti, tecnici e il nostro di educatori e animatori con disabilità hanno visto e testato personalmente le reciproche attività laboratoriali normalmente proposte nelle classi. Da lì sono stati rintracciati dei punti comuni che hanno contribuito a creare un laboratorio condiviso, un progetto europeo, una proposta rivolta alle scuole articolata in due step: una giornata prevalentemente condotta dal museo di visita alla collezione permanente con la nostra partecipazione attiva e una giornata in classe prevalentemente condotta da noi sulle consuete attività del Progetto Calamaio. Al centro, filo rosso del dialogo, una semplice rivelazione, o forse, un semplice dato di realtà: mettersi in relazione con un’opera d’arte contemporanea è come mettersi in relazione con una persona, un corpo vivo e sentimentale che sarà sempre diverso e altro da noi, perché non l’abbiamo mai visto, perché non lo conosciamo, perché ha delle caratteristiche precise e non conformi che a un primo impatto ci possono allontanare. Parlare di disabilità diviene allora il punto di partenza per parlare di diversità nel senso più ampio del termine e, al contempo, portare l’arte agli estremi delle sue inclinazioni.
Non distante successivamente l’aggancio con il Museo Civico Archeologico, con cui abbiamo elaborato un percorso simile, ridotto in una giornata, a partire dalla visione e dal racconto intorno ad alcuni vasi greci contenuti nella Stanza delle Antichità del Museo, vasi rappresentanti donne, barbari e schiavi, i simboli del “diverso” dell’Atene del VI sec. a.C. Partire dalle loro storie e dai loro ruoli ci ha permesso di lavorare con i bambini nel presente, in particolare sull’immagine sociale della persona con disabilità.
Nel frattempo con il Teatro ITC di San Lazzaro il lavoro si è indirizzato per lo più sul piano corporeo, con l’inserimento della persona disabile all’interno di giochi e attività legati all’improvvisazione che hanno così determinato un nostro spostamento in direzione del movimento e del contatto, grazie a una messa in relazione fisica ed empatica con l’azione dell’altro. Da qui la possibilità di farci coro, un coro di voci uniche e capaci di nuovi inserimenti, imprevisti e contaminazioni. Tra gli effetti dell’esperimento un inaspettato senso di comunità, che ha regalato a tanti momenti sia d’ascolto che di protagonismo, frutto anche di un precedente gioco di sguardi quando, da spettatori, abbiamo detto la nostra sul blog “La Quinta Parete” (http://laquintaparete.accaparlante.it), attraverso esercizi di scrittura creativa nati dalla visione degli spettacoli ospitati dal teatro e coadiuvati dall’incontro con artisti e critici teatrali “Ciascuno di noi scrive perché qualcun altro possa scrivere dopo” era il nostro motto.
Cos’è accaduto alla fine dei singoli percorsi? I soggetti hanno avuto la possibilità di confrontarsi intorno a un tavolo con la partecipazione di Federica Zanetti, docente di Didattica e pedagogia speciale presso l’Università di Bologna, Facoltà diScienze della Formazione, e hanno deciso di sperimentare insieme e  in prima persona un percorso di formazione di rete, che avesse al centro il rapporto tra arti e diversità da indirizzare a studenti, università, docenti e operatori culturali proprio sulla base delle affinità emerse nelle esperienze citate, di cui Accaparlante è stata tramite e capofila.
Questa la nascita della rete alla guida del progetto “Cultura Libera Tutti”, che da allora ha promosso sul territorio un corso di formazione articolato in quattro moduli, rivolto a insegnanti, educatori e mediatori culturali inseriti anche nell’offerta universitaria della Facoltà di Scienze della Formazione di Bologna come “Laboratorio di formazione professionale dell’educatore sociale e culturale” per l’anno accademico 2013/14. Parallelamente la rete ha offerto un percorso sperimentale per tutte le Scuole Primarie e Secondarie di I e II grado.
Tra gli obiettivi del progetto vi era quello di offrire alle diverse professionalità occupate nell’ambito dell’insegnamento, dell’educazione e della cultura specifici strumenti di formazione, al fine di potenziare il ruolo degli istituti culturali quali promotori di inclusione, favorendo dunque il dialogo, anche nel mondo dei più giovani, e promuovendo così la diversità non come limite ma come risorsa e strumento per la cooperazione sociale.§
Di seguito si riportano i percorsi che articolano la proposta formativa rivolta alle scuole e un manifesto d’intenti alle cui dichiarazioni hanno aderito altri soggetti del territorio tra cui: USSM (Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Bologna – Ministero della Giustizia), Associazione Fe.Bo. Archeologica, Senza Titolo Associazione Culturale, Pubblico. Il Teatro di Casalecchio di Reno, Associazione Tecnoscienza, Associazione AIPI.
Conclude il nostro excursus tra i luoghi dell’arte una testimonianza d’eccezione, quella di Emanuela Canale, volontaria del Servizio Civile Nazionale presso la Cooperativa Accaparlante, che in qualità di partecipante al progetto ci regala la sua personale esperienza di liberazione, tra gioco, domande, ironia e complicità.

4.1. “Cultura Libera Tutti”. Percorso educativo rivolto alle Scuole Primarie e Secondarie di I e II grado del territorio

Il progetto
“Cultura Libera Tutti” è un progetto di rete interdisciplinare, che offre un percorso sperimentale tra il mondo dell’arte e della diversità per tutte le Scuole Primarie e Secondarie di I e II grado del territorio.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra la Cooperativa Sociale Accaparlante e le più importanti realtà culturali del territorio bolognese, come l’Istituzione Bologna Musei (in particolare il Museo d’Arte Moderna di Bologna MAMbo e il Museo Civico Archeologico) e ITC Teatro di San Lazzaro, e si incentra sull’accessibilità culturale, intesa come abbattimento delle barriere fisiche e relazionali che possono allontanare alcuni soggetti dalla fruizione di occasioni di conoscenza, espressione e creatività, creando condizioni di emarginazione.

La proposta
Successivamente a un corso di alta formazione interdisciplinare che nell’anno 2013-14 ha coinvolto più di 40 insegnanti, operatori sociali e culturali e alla creazione del “Laboratorio di formazione professionale dell’educatore sociale e culturale”, inserito nell’offerta formativa dell’anno accademico 2013-14 presso la Facoltà di Scienze della Formazione di Bologna, la rete “Cultura Libera Tutti” si rivolge ora alle Scuole Primarie e Secondarie di I e II grado del territorio.
La proposta, che ha preso avvio questa primavera, fornisce alle scuole la possibilità di scegliere fra 3 percorsi, tutti organizzati in 2 incontri di 2 ore ciascuno, uno presso le strutture culturali e l’altro presso la scuola con le attività del Progetto Calamaio. I primi venti percorsi hanno ricevuto il contributo di Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e proseguiranno con la seguente formula nell’anno scolastico 2014-15:

• “Di-segni non convenzionali” MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, via Don Minzoni 14, Bologna

Il percorso intende indagare il segno nelle sue trasformazioni all’interno dei linguaggi artistici contemporanei e sperimentare il suo valore comunicativo, espressivo ed estetico attraverso una serie di esperienze laboratoriali che coinvolgono il corpo, il gesto e lo spazio.
La visione dei dipinti informali presenti nella Collezione Permanente del MAMbo diventa uno spunto per esplorare inedite modalità di esprimersi attraverso il segno, il colore e la materia.
Partecipano al percorso anche gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio.

• “Io sono un altro, l’altro sono io”
ITC Teatro – Teatro dell’Argine, via Rimembranze 26, San Lazzaro di Savena (BO) o ITC Studio, via Vittoria 1, San Lazzaro di Savena (BO)

Il gioco della recita, attraverso le tecniche dell’improvvisazione e della drammatizzazione, è in una prima fase strumento di analisi dei comportamenti in possibili situazioni di vita quotidiana.
Nella valorizzazione di bambini e ragazzi come individui capaci di creare e di regalare stimoli a se stessi e a tutto il gruppo di lavoro, il teatro appare come un formidabile strumento per operare non solo in situazioni complesse o di difficoltà (ad esempio in casi di bullismo, difficoltà di rapporto tra bambini e ragazzi provenienti da culture diverse, inserimento di persone affette da disabilità fisiche e psichiche) all’interno delle scuole, ma anche in centri giovanili o di prima accoglienza per stranieri o simili. Partecipano al percorso anche gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio.

• “Ringrazio gli dei di non essere nato barbaro: un percorso alla scoperta dell’altro a partire dall’iconografia della ceramica attica” Museo Civico Archeologico, via dell’Archiginnasio 2, Bologna

Il percorso pone al centro la scoperta dell’altro, del diverso, a partire dalle ceramiche greche delle collezioni del Museo, ricche di soggetti e scene figurate che portano in primo piano il tema della diversità e dell’alterità.
L’iconografia dei vasi risponde infatti alle categorie di chi principalmente ne faceva uso: il cittadino ateniese, maschio, adulto, libero, che li utilizzava nello spazio particolare del simposio, momento di socialità dedicato al vino, dono di Dioniso. Vengono quindi di volta in volta in primo piano le figure rispetto alle quali il protagonista del simposio si definiva per opposizione o diversità: la donna, lo schiavo, il giovane, il barbaro, ecc. Dall’antichità il percorso si sposta all’oggi e ci porta, attraverso un momento di animazione-dibattito, a riflettere sulle nostre categorie del diverso. Partecipano al percorso anche gli educatori e gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio.

Affianca e conclude ogni percorso (da svolgersi a scuola):
• “Progetto Calamaio: incontri con la diversità a scuola”

Il percorso parte dal particolare approccio alla disabilità e, in genere, alla diversità elaborato negli anni all’interno del Progetto Calamaio della Cooperativa Accaparlante.
Nell’incontro diretto con le persone disabili le prime reazioni dal punto di vista emotivo sono la paura e la diffidenza. Accostarsi a una persona disabile suscita questi sentimenti perché la diversità, e non solo quella del disabile, costringe a uscire da se stessi per confrontarsi con l’altro e questo movimento verso l’esterno viene vissuto come perdita di una parte della propria identità.
Dalla paura si origina l’emarginazione di cui sono vittime non soltanto le persone disabili ma anche tutti coloro che si allontanano, in qualche modo, dalla “normalità”. E la paura genera anche il pregiudizio: un giudizio dato a priori su qualcosa di cui, per via della paura, non si è fatto esperienza diretta.
Riconoscere i pregiudizi, e capire che sono radicati in noi a causa della paura e non basati su fatti reali e concreti, è il primo passo da compiere in vista del loro superamento. In questo senso la conoscenza diretta con la diversità e la possibilità di sperimentarla in modo positivo e gioioso permettono di verificare e superare i propri pregiudizi e scoprire nelle persone disabili elementi positivi che contraddicono i nostri stereotipi anche grazie al contatto con l’arte.

Per informazioni e prenotazioni:
Patrizia Passini – Cooperativa Accaparlante
dal lunedì al venerdì 9.00-13.00 tel. 349/248.10.02 – 051/641.50.05
patrizia.passini@accaparlante.it

Da cosa nasce cosa…
Da cosa nasce cosa, si sa, e così è accaduto anche alla rete di “Cultura Libera Tutti”, che è stata chiamata a raccontarsi in diversi contesti, tra cui: “Tutto esaurito! La cultura accessibile strumento d’inclusione e civiltà”, convegno promosso da Accaparlante presso la Mediateca di San Lazzaro di Savena; “Il diritto dei bambini e delle bambine a una piena cittadinanza culturale”, seminario promosso dall’Università di Bologna – Dipartimento di Scienze dell’Educazione, Comune di Bologna e Teatro Testoni Ragazzi nell’ambito delle iniziative della Settimana dei Diritti dell’Infanzia 2013; “Disabilità mentale e beni culturali – riflessioni e buone pratiche”, seminario di formazione nell’ambito di “Gradart” a Gradara; “Il
Teatro, i teatranti e gli spettatori”, percorso di ricerca e di studio sulla relazione che lega indissolubilmente i tre elementi (soggetti) costitutivi dell’evento teatrale con la compagnia Il Teatro delle Ariette, critici, operatori e altri spettatori.

Il manifesto

L’accessibilità culturale per noi implica la possibilità di favorire un approccio alla cultura libero da quelle barriere architettoniche, fisiche, relazionali o legate alle competenze che rischiano di emarginare soggetti che, per caratteristiche personali (disabilità, limitata conoscenza della lingua, fragilità sociale, anzianità, ecc.), faticano ad approcciarsi con le realtà culturali del territorio e rischiano di essere fortemente esclusi dal godimento di occasioni di creatività, bellezza e conoscenza.
Realizzare l’accessibilità culturale vuol dire, quindi, diventare, attraverso la sperimentazione e la frequentazione dei linguaggi dell’arte e della cultura in generale, spettatori e cittadini partecipi del nostro tempo. Secondo questa logica è nata la rete “Cultura Libera Tutti”, una rete di lavoro reale e non solo nominale, perché basata sulla condivisione di un lavoro comune che ha permesso a tutti i soggetti coinvolti di allargare i singoli orizzonti lavorativi. La positiva collaborazione che la Cooperativa Accaparlante ha messo in atto attraverso percorsi specifici con MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, Museo Civico Archeologico e ITC Teatro – Compagnia Teatro dell’Argine ha fatto emergere la volontà di compiere un’azione più ampia e trasversale, che si è tradotta nella possibilità di costruire una rete significativa di realtà diverse ma impegnate culturalmente sul territorio e nella realizzazione sperimentale di un percorso formativo che ha come tema centrale l’accessibilità culturale.
Formarsi rispetto a questo tema significa per noi prima di tutto rivoluzionare realmente l’approccio alla diversità, acquisendo strumenti e metodologie, personali e professionali, che consentano di abbattere barriere e difficoltà, attivando relazioni e sinergie ricche di significato. Prima ancora degli aspetti tecnici l’ostacolo vero alla rimozione delle barriere fisiche, materiali e psicologiche è proprio la non conoscenza, la difficoltà di identificare nell’altro aspetti simili ai nostri, il riconoscimento che la diversità non è solo un elemento costitutivo dell’esperienza umana ma anche una fonte di apprendimento reciproco per una migliore qualità del vivere insieme.
Accessibilità culturale come superamento di quegli ostacoli che, troppo spesso, rendono inaccessibili le relazioni. Accessibilità culturale che mette al centro il patrimonio culturale come luogo privilegiato di incontro con l’altro.
Accessibilità culturale come valorizzazione della diversità, vista non più come limite ma come risorsa, non come ostacolo ma come opportunità, non come perdita ma come ricchezza.
Cooperativa Accaparlante/Centro Documentazione Handicap

Sottoscrivono il seguente manifesto:
Istituzione Bologna Musei
ITC Teatro dell’Argine – Compagnia Teatro dell’Argine
USSM (Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Bologna – Ministero della Giustizia)
Associazione Fe.Bo. Archeologica
Senza Titolo Associazione Culturale Pubblico.
Il Teatro di Casalecchio di Reno
Associazione Tecnoscienza
Associazione AIPI

4.2. Senza remore
di Emanuela Canale

“Cultura Libera Tutti!”. Ma non era “Tana libera tutti!”? A queste parole segue nel gioco la fine del cercarsi e del tentativo di raggiungere una meta senza essere trovati… Ma la cultura cosa c’entra? Perché e come libererebbe? Questi “tutti”, poi, chi sono? La cultura non è in un libro scritto? In un museo? In un’aula universitaria? In un teatro? Non è fatta da persone in giacca e cravatta “impegnate” a parlare da una cattedra o a vedere l’opera con il vestito migliore?
Se provassimo a rispondere in modo negativo a tutte queste domande, a chiudere un libro e incontrare gli altri, ci sarebbe cultura, si farebbe cultura, libereremmo la cultura e ci lasceremmo liberare da essa? Tutte queste domande hanno bisogno di una risposta, ma soprattutto hanno bisogno che si cerchi una risposta e che si percorra il cammino che ad essa conduce. Provare a incontrare gli altri è un buon punto di inizio, ma chi sono questi altri? E dove andiamo a incontrarli?
“Cultura Libera Tutti” propone di incontrarli al Centro Documentazione Handicap di Bologna, al teatro ITC di S. Lazzaro, al museo MAMbo e al Museo Archeologico, creando in questi luoghi spazi di incontro e di espressione che coinvolgano tutti. Questi incontri hanno qualcosa che assomiglia agli sguardi scambiati per strada tra passanti sconosciuti, che nell’incrociarsi si lasciano invadere dallo sguardo dell’altro e che, a volte, non riescono a lasciarlo andare via, voltandosi per non perderlo così in fretta. È un incontro tra pari, tra esistenze prive di maschere, che senza il bisogno di indossarle vivono gli spazi che si trovano a condividere insieme.
I partecipanti a questi incontri sono diversi: in numero, in età, in intenti, in abilità. Ci sono studenti che forse, all’inizio, credono ancora di dover prendere appunti di fronte a un insegnante che parla; educatori e insegnanti che non sono lì per insegnare ma per condividere a loro volta la propria esistenza e lo sguardo pronto a incontrare l’altro; animatori disabili che in questo spazio trovano la possibilità di un incontro autentico.
I luoghi sono luoghi di cultura: musei, teatri, biblioteche, ma non è questo che rende la cultura protagonista della liberazione, quanto piuttosto la possibilità che viene data a ognuno di esprimersi. Mettere nel mondo un senso, un segno, una verità, una modalità d’esistenza e lasciare che a questo si aggiunga il contributo espressivo di altri, che in modo libero ricevono e donano creazioni che completano arricchendole con il proprio senso, il proprio segno. Esprimersi è comunicare in questo spazio libero, fare arte nel senso più proprio, privo di tecniche, abilità, canoni.
E che cos’è la cultura se non questa creazione umana, messa nel mondo dalla semplice esistenza, dal senso trovato ed espresso, dal significato comunicato, dalle azioni compiute? Non c’è esistenza che stando nel mondo non faccia cultura, liberandosi prima di tutto da se stessa e dedicandosi a ciò che esprime e che finisce nello spazio libero in cui quell’espressione può prendere vita. Questo rende ognuno di noi accessibile in qualche modo; la cultura non detta ma fatta è un calderone pieno di ricchezze confuse, mescolate tra di loro in limiti insuperabili e espressioni lasciate sgorgare senza remore, nella libertà che il mondo autentico preserva e regala a ogni uomo.
La cultura libera tutti? La mia risposta è sì, tanto da aver scritto fin qui, in modo libero.



Categorie:

naviga: