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Mario

Sono uno scandalo perché…

…amo la vita e mi piace gustarne ogni piccolo aspetto. Infatti penso che la vita mi appartenga, non è altro da me di ostile e distante, ma sento invece di esserne parte integrante in un gioco di scambio reciproco di stimoli e reazioni. Questo presupposto mi ha permesso di affrontare e vivere la malattia (sclerosi multipla) e la disabilità che ne è conseguita come eventi naturali. Non ho mai provato vergogna a zoppicare o a chiedere aiuto agli amici e ad occasionali passanti, non provo nessun imbarazzo a spostarmi appoggiandomi al mio deambulatore o, più ancora, salendo sulla mia sedia a rotelle elettrica, detta scooter, per raggiungere i miei luoghi di svago e libertà. Non esito a dialogare con chicchessia anche se molto spesso biascico o il mio modo di parlare è a scatti e molto rallentato. Tutto questo appartiene alle “dinamiche casuali” della vita.
Sono anche consapevole del fatto che la vita mi offre ogni giorno tante piccole liete sorprese che io cerco sempre di raccogliere per ottimizzare e rendere così la mia esistenza quanto più possibile sopportabile e gioiosa. Infatti il mio intento più grande e principale è quello di trasformare la vita e tutta la realtà che mi circonda in una sorta di “villaggio turistico” ricco di distrazioni e di relax. Cerco, in altre parole, di farmi piacere la mia vita, ricercando innanzitutto nel mio piccolo “io” motivi e spunti di felicità. Quanto più l’ambiente esterno mi è avverso tanto più questa ricerca di felicità in me diventa di primaria urgenza. A volte tutto questo “esercizio” mi riesce e ne sono pago, altre volte non mi riesce e mi dico di essere uno sciocco, ma in definitiva non dispero perché rimando i miei buoni propositi di serenità al giorno successivo. Ogni giorno, infatti, è uguale all’altro nelle sue linee di principio e mi vede impegnato a realizzare il mio consueto programma giornaliero minimo, costituito al mattino dal lavoro, presso il Centro Documentazione Handicap. Il lavoro che svolgo mi permette di incontrare e aprirmi alla società, recandomi nelle scuole o in convegni con i miei colleghi per dialogare e scambiare pareri, emozioni e pensieri con la collettività. Una cultura sulla disabilità, che possa essere il più possibile comprensiva di tutti i molteplici aspetti di tale realtà, non può prescindere da uno scambio conoscitivo diretto e reciproco tra la società e i diretti interessati, i disabili. In questo trovo una piena coincidenza tra lo spirito che muove l’intero mio gruppo di lavoro e la mia filosofia di vita che mi sprona ad aprirmi verso la realtà che mi circonda a trecentosessanta gradi, comprendendo così ogni aspetto del vivere quotidiano.
Al pomeriggio sono coinvolto in diversi impegni, dalla fisioterapia allo studio (inglese, matematica, storia), dall’incontro psicologico di auto-aiuto presso l’AISM di Bologna all’incontro, a carattere ricreativo, in qualche circolo sociale. Ho modo anche in questi ambiti di dare pieno adito al mio bisogno, più che naturale e spontaneo, di socializzare.
La sera, infine, mi adopero in tutti i modi per uscire di casa e recarmi o al cinema o in qualche ristorante/pizzeria mio preferito o, male che vada, posso scegliere di andare al McD
 




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