1. Chi è di scena?
- Autore: Lucia Cominoli
- Anno e numero: 2017/9 (monografia sul teatro)
ATTENZIONE ATTENZIONE
È vietato l’ingresso ai non addetti al lavoro
È vietato il lavoro ai non addetti all’ingresso
È ingrassato l’addetto ai non vietati al lavoro
È lavato il gessetto ai non addetti all’ingrosso
È addetto all’ingresso il non vietato al lavoro
È avvallato il lavoro all’ingresso del foro
È levato di dosso il divieto del tetto
È addossato il divieto ai non venati di rosso
È arrossato il viadotto ai derivati del cloro
È venduto il cruscotto con paletti di gesso
È ingessato il bompresso ai maledetti del fosso
È mozzato il permesso ai garetti del toro
È maledetto il congresso dei cavilli del moro
È forato il moretto nei contratti del coro
È contrito il foretto ai lavori del messo
È cessato il forzetto al divieto dell’oro
È venduto il merluzzo non senza decoro
È dettato il permesso ai verdetti del foro
È vietato l’ingresso agli addetti al lavoro.
(B. Munari, Verbale scritto)
Che cosa ci spinge ad andare a teatro? Come mai vedere uno spettacolo dal vivo è un’esperienza diversa da tutte le altre? Perché fa così bene a chi lo fa e a chi lo guarda? Ci possiamo entrare proprio tutti? E io che non sento e che non ci vedo bene, come faccio? Finito lo spettacolo che cosa mi resta? Gli attori e gli spettatori possono parlare tra di loro?
Tutte le volte che nel gruppo di educatori e animatori con disabilità del Progetto Calamaio della Cooperativa Accaparlante di Bologna si comincia qualcosa di nuovo le domande si scatenano a raffica, un passaggio essenziale per poi iniziare a discutere, imparare e progettare su ciò che ci sembra appassionante e importante.
In questo caso a smuoverci è stato il teatro, una delle arti più antiche, da qualcuno di noi già conosciuta e praticata, da qualcun altro invece quasi del tutto ignorata oppure percepita come noiosa, anzi, diciamocelo pure, noiosissima!
Lo spunto che ha acceso la scintilla è arrivato nel 2011 da uno spettacolo in scena all’allora Teatro Testoni di Casalecchio di Reno (BO), oggi Laura Betti, si trattava de La Repubblica dei bambini, uno spettacolo di Teatro Sotteraneo e Teatro delle Briciole, due compagnie che ammiro e che avevo avuto modo di conoscere come critica recensendone alcuni lavori per delle riviste di settore. A spingermi a portare tre componenti del gruppo allo spettacolo fu soprattutto in quel caso il tipo di partecipazione con cui gli artisti avevano previsto di coinvolgere i bambini, una partecipazione attiva che li avrebbe condotti a costruire sul palco una micronazione, a eleggere i propri rappresentanti e a svelare nelle loro risposte-azioni alcuni “comportamenti di massa”.
Inutile dire che lo scambio che ne derivò andò ben oltre alla riflessione pedagogica su cui inizialmente avevo fatto leva per convincere il Calamaio a provare questo nuovo tipo di esperienza. L’entusiasmo e la voglia di restituire agli artisti il dono che ci avevano fatto si dimostrò grande, così come capita quando uno spettacolo funziona: avevamo voglia di parlarne ancora.
Così, con un pizzico di fiducia donatami in primis dai colleghi, in particolare dall’educatore e scrittore Roberto Parmeggiani e successivamente dalla coordinatrice del Calamaio Sandra Negri, il gruppo ha iniziato il percorso di educazione alla visione “La Quinta Parete. Lo spettatore è uno sguardo che racconta” che, grazie alla collaborazione con il Teatro ITC di San Lazzaro di Savena (BO) e più sporadicamente con il Teatro Laura Betti di Casalecchio di Reno (BO) e ai teatri Arena del Sole e La Baracca-Teatro Testoni Ragazzi di Bologna, continua ancora oggi.
Un percorso in principio tutto nuovo, che ha coinvolto gli educatori e gli animatori del Progetto Calamaio sullo stesso livello, incominciando a interrogarsi sull’esperienza teatrale e i suoi aspetti, dallo spazio alla struttura scenica, dai temi offerti dagli spettacoli fino alla riflessione sull’accessibilità degli spazi, complici giochi, attività di scrittura creativa e incontri, che si sono avvalsi ogni volta di strumenti diversi, non ultimo il contributo di critici e artisti.
Ne sono venute fuori delle belle, che sono state depositate in un blog, http://laquintaparete.accaparlante.it, una testimonianza divertente e tangibile del nostro passaggio, una restituzione e una traccia che per noi è stata anche indicazione di quello che si è più o meno modificato nel panorama culturale bolognese di questi in anni, in termini di proposta, di apertura e di accoglienza in sinergia con le attività di documentazione del Centro Documentazione Handicap e della Cooperativa Accaparlante.
Cuore della monografia dunque sarà proprio il racconto delle tappe che hanno scandito l’entrata del Progetto Calamaio a teatro, un “manuale per spettatori inattesi”, così come lo abbiamo intitolato, che vuole sovvertire le etichette e sfatare il pregiudizio di un’arte goduta solo da cerchie ristrette o, peggio, dagli addetti al lavoro, gli stessi a cui Bruno Munari ci propone con ironia di vietare qualche volta l’ingresso. Più che regole prestabilite o cartelli di divieto tuttavia a mischiare le carte ci ha pensato da sé la nostra presenza, caotica e confusionaria ma anche allegra e vivace, inaspettata nel suo carattere di imprevedibilità, perlomeno all’inizio, nei luoghi che ci hanno ospitato.
In tal senso se dovessimo dare un suggerimento a un potenziale spettatore inatteso… beh, gli diremmo di farsi un po’ incosciente, di non aver paura di relazionarsi con il personale di sala e di buttarsi. Un po’ di incoscienza, per esempio, ci ha permesso di salire senza troppe remore sul Teatrobus dell’ITC di San Lazzaro (BO), ufficialmente inaccessibile, o di farci portare a braccia sulle scale dell’odierno Laura Betti di Casalecchio di Reno (BO) pur di ascoltare le parole dell’attore e regista César Brie.
Stabilire ora se le persone con disabilità si rechino frequentemente a teatro o meno è questione ancora dibattuta, c’è chi ne rileva la presenza, soprattutto nei contesti più istituzionali o addirittura nei festival più contemporanei, chi invece identifica le inadeguatezze strutturali dei nostri edifici storici come la manifestazione lampante di una scarsa domanda e chi pone un discrimine tra lo spettatore con una disabilità motoria e quello con una disabilità cognitiva.
Monitorare la presenza degli spettatori a teatro tuttavia, così come per i musei e per gli altri luoghi della cultura, è oggi compito, tra gli altri, dell’audience development, un processo strategico definito dal Sottoprogramma Cultura della UE, cui abbiamo scelto di dedicare la prima e la seconda parte del nostro manuale dando voce ad alcune delle più recenti riflessioni operanti sul campo a partire dalle definizioni di “terzo spazio”, accessibilità culturale e formazione del pubblico in relazione, quest’ultimo in particolare, all’ambiente scolastico. Voci che ci sembra possano offrire a tutti suggestioni concrete e stimolare pratiche condivise in ulteriori contesti.
A intervallare lo sguardo sullo stato dell’arte due chiacchiere dal foyer con l’illustratore Attilio Palumbo, autore dei disegni sullo spettacolo Tiergartenstrasse
4. Un giardino per Ofelia di Pietro Floridia e gli scritti degli educatori e degli animatori con disabilità del Progetto Calamaio, composti in occasione di alcune opere cui abbiamo preso parte. Parole, le loro, che ci richiamano al momento di una pausa, al buio della sala, a un tempo lento che ci conduce al centro delle atmosfere dello spettacolo, atmosfere che con forza ci riportano vicino alla voce degli artisti, ripresa e percepita con profondità nella sua essenza umana, contraddittoria e poetica. Ringrazio per questa forma di abbandono e di impegno i miei colleghi con disabilità Lorella, Mario, Tatiana, Tiziana, Stefania Mimmi, Stefania Baiesi, Ermanno, Francesca, Mattias, Sara e Diego che hanno condiviso con me il desiderio e l’importanza di essere spettatori, abbracciando la bellezza di un luogo sconosciuto che hanno macchiato e contagiato con la loro energia.
Ringrazio anche gli educatori Roberto, Sandra, Manuela, Patrizia, Luca e Tristano che si sono messi in gioco in prima persona al pari degli altri e che mi hanno dato la possibilità di condividere una passione e accrescere una professionalità in un contesto apparentemente non deputato, così come, l’ho scoperto strada facendo, è la specificità di Accaparlante.
Se c’è una cosa che l’incontro con la disabilità mi ha insegnato in questi anni è infatti che qualsiasi tematica, situazione o contesto ti ritroverai ad affrontare, il deficit, la mancanza, sarà sempre nel suo essere limite la risorsa di partenza con cui guardare creativamente alla realtà, a non darla mai per scontata, a crederla modificabile e, soprattutto, a farlo insieme.
Una menzione speciale alla creatività va con affetto a Federico Mazzoleni, in arte Brochendors Brothers, che ha corredato con i suoi bellissimi disegni le nostre scoperte e in particolare i lemmi di un semiserio Dizionario dello spettatore che potete visionare anche sul blog. La composizione del dossier di foto e immagini che insieme a La carta dei diritti e dei doveri dello spettatore trovate al centro del volume è invece a cura di Nicola Rabbi.
Ringrazio infine a nome di tutto il gruppo le maschere, i servitori civili, i volontari del Servizio Minorile, gli uffici stampa, i direttori artistici, i critici e gli artisti che ci hanno dato la possibilità di farci spettatori partecipanti e di coltivare con loro le nostre immaginazioni.
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Associazione “Centro Documentazione Handicap” – Cooperativa “Accaparlante” – via Pirandello 24, 40127 Bologna. Tel: 051-641.50.05 Cell: 349-248.10.02
Continua a leggere:
- 1. Chi è di scena? (Pagina attuale)
- Intervallo n.1. Dentro la casetta di legno. Voci dallo spettacolo Goodnight Peeping Tom di Chiara Bersani
- 2. Prologo. Attore e spettatore. Un incontro en plein air
- 3. Oltre la scatola. Il terzo spazio e le nuove forme del partecipare
- Intervallo n.2. La funambola. Impressioni appese a un filo dallo spettacolo Casa dolce casa di Marcello Chiarenza
- 4. La Quinta Parete. Lo spettatore è uno sguardo che racconta”. Il Progetto Calamaio a tu per tu con lo spettacolo dal vivo
- Intervallo n.3. Descrivere l’essenza. Due chiacchiere nel foyer con Attilio Palumbo, illustratore
- 5. La formazione del pubblico. Esperienze di audience development
- 6. A luci accese
- 7. Le utopie di Dioniso. Sitografia e consigli di lettura
- Carta dei diritti e dei doveri dello spettatore