2. Costruire e regolare organizzazioni congruenti all’approccio inclusivo e generativo
- Autore: (a cura di) Riccardo Morelli
Con il contributo di:
Eleonora Gastaldello e Francesca Dal Bosco, Coop. Soc. Giovani e Amici-Terrassa Padovana (PD)
Guido Bodda, Coop. Soc. Il sogno di una cosa-Collegno (TO)
Mauro Tommasini, Coop. Soc. La Rete-Trento
Roberta Geria e Costanza Rashmi, Coop. Soc. Domus Laetitia-Sagliano Micca (BI)
Nel paragrafo sono incluse riflessioni tratte dall’intervento di Franca Olivetti Manoukian, psicologa sociale e fondatrice dello Studio APS, nell’ambito del Laboratorio Metodologico di Immaginabili Risorse tenutosi a Brescia il 19 ottobre 2017.
Per lavorare in un’ottica inclusiva, capace di generare valore sociale, è centrale considerare il contesto in cui si è inseriti. Conoscere e capire il contesto in cui si è immersi ci consente di promuovere e sviluppare un’organizzazione che si muova davvero come un sistema il più possibile in sintonia con esso.
È necessario delineare spazi d’azione e individuare interlocutori al di fuori dei servizi, nella comunità. Aprire lo sguardo avrà ricadute anche sulla cultura del lavoro nelle organizzazioni stesse. I tempi e le regole del lavoro si modificheranno poiché l’organizzazione diverrà partecipe e co-costruttrice di processi nel territorio.
La strutturazione interna dell’organizzazione, il suo clima e l’approccio nei confronti delle persone con disabilità e degli operatori stessi devono essere coerenti con la filosofia di valorizzazione delle diversità promossa all’esterno. Rispetto alla costruzione di organizzazioni congruenti all’approccio inclusivo e generativo, è di centrale importanza la coerenza tra la comunità che le organizzazioni vogliono costruire all’esterno e la comunità che vivono al loro interno, tra tutti coloro che la compongono.
Così come i servizi fungono da fattore di coesione tra il centro e le periferie delle nostre comunità, così, poiché spesso nella periferia delle organizzazioni stesse emergono stimoli interessanti, questi devono essere comunicati e condivisi con il centro. Spesso i servizi hanno un’elevata componente di artificialità, governati come sono dal bisogno di protezione nei confronti delle persone con disabilità. L’esigenza di aprirsi all’esterno per ricercare qualcosa di nuovo e di vero nella realtà nasce dalla necessità di disordinare i servizi, disordinare, cioè, qualcosa che non risponde più, o risponde solo in parte, alla realtà. Lo iato tra mondo interno ai servizi e domanda di vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie è una spinta potente al cambiamento delle organizzazioni. Un importante propellente per questo cambiamento può essere l’interazione tra i soggetti destinatari dei servizi e i soggetti promotori poiché in questa interazione si generano interessanti possibilità di sviluppo.
Aprirsi all’esterno significa anche lavorare per e con la comunità per costruire linguaggi comuni e condivisi tra servizi e cittadinanza affinché si possa percepire la disabilità come una risorsa.
Destrutturarsi creativamente, guardare al territorio andando oltre meccanismi organizzativi statici, disordinare, significa ragionare nell’ottica di azioni concrete parzialmente prevedibili e non completamente certe, significa andare verso una titolarità condivisa del processo tra istituito e istituente, significa che la tecnica apre spazi dove costruire cambiamenti e non diviene un fattore di irrigidimento delle relazioni, di segregazione motivata da esigenze di protezione, di ulteriore strutturazione di realtà artificiali.
Un irrigidimento delle organizzazioni non consente di vivere costruttivamente nella realtà, non permette naturalità e facilità nelle relazioni e un riconoscimento delle diverse competenze ovvero una valorizzazione delle differenze.
In questo processo di apertura e dinamizzazione, il ruolo della leadership nelle organizzazioni non scompare, anzi, diventa funzionale a far convergere l’organizzazione nel suo complesso verso un processo comune condiviso.
Si delinea un’organizzazione decentrata e policentrica la cui leadership ne coordina l’identità e ne diviene fattore coesivo.
Tutti gli attori coinvolti devono imparare ad assumere micro decisioni riconducibili a un senso comune del quale chi esercita la leadership è custode.
L’apertura al territorio pone le organizzazioni in una prospettiva di permanente Ricerca-Azione. Si tratta di un cambiamento importante rispetto alla logica della gestione e dell’erogazione di prestazioni. È però una prospettiva che richiede vigilanza di fronte ad alcuni rischi, primo fra tutti la percezione di essere gli unici detentori della conoscenza e per questo di sapere sempre quale sia la miglior risposta per le persone con disabilità.
Tra le maggiori difficoltà, da un punto di vista organizzativo, troviamo anche quelle connesse alla formazione degli operatori, che deve essere costante e porsi l’obiettivo di portare tutto il gruppo di lavoro a operare per raggiungere un’identità di azione condivisa.
Pensiamo impegnativo anche gestire i processi, che in un sistema di rete in movimento diventano molto dinamici e flessibili. Teniamo conto anche della varietà dei soggetti con cui ci si relaziona, dei vincoli normativi spesso in contrasto proprio con la progressiva dinamizzazione dell’azione e della necessità di individuare una domanda esterna che sia reale.
Dobbiamo, quindi, riuscire a cambiare il nostro linguaggio, imparare a percepirci come un gruppo in cammino, capace di creare reciprocità, mantenendo però la nostra identità poiché il primo obiettivo delle organizzazioni è e deve rimanere quello di migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità.
In questa prospettiva il ruolo dell’operatore non può più essere quello di una mera figura educativa e le alleanze diventano centrali. Alleanze tra servizi e mondo profit, tra pubblico e privato, da cui possono nascere delle possibilità inattese, poiché la pluralità di approcci e visioni arricchisce e valorizza un’organizzazione.
Cooperativa Itaca Cooperativa Sociale Onlus – Pordenone
Caterina Boria Responsabile Area Disabilità
tel. 3482653567
c.boria@itaca.coopsoc.it
Progetto
“Casa Mander” – Comune di Sequals (PN)
Esperienza
La Cooperativa Itaca sostiene nel suo operato l’approccio di rete, collabora in co-progettazioni e co-gestioni di servizi alla Persona sia con enti pubblici sia con associazioni del privato sociale.
“Casa Mander” è nata dalla creazione di azioni di Sviluppo di Comunità e Cittadinanza Attiva attraverso la collaborazione con l’Ambito socio-assistenziale 6.4, Azienda Sanitaria, Comune e Terzo settore.
Il progetto, in alternativa al centro diurno, promuove un luogo/spazio fisico e relazionale dal quale si sviluppano azioni tese alla prosocialità, all’inclusione sociale, alla valutazione e valorizzazione delle competenze, all’aggregazione e all’autonomia anche abitativa. La cornice progettuale ha promosso lo sviluppo sociale dal punto di vista dell’accoglienza ma anche delle economie, connotandosi dunque come progetto orientato ad accrescere processi innovativi in una forma di presa in carico comunitaria, in cui la parte economica e il welfare si intrecciano in un’ottica generativa.
Elementi innovativi
Ulteriori peculiarità sono rappresentate dall’avvio, “a seguito di” e “a sostegno di” altre progettualità affini e complementari come:
- Progetto Tempo Libero all’interno del quale un gruppo di persone con disabilità si incontra settimanalmente in maniera strutturata e guidata al fine di pianificare azioni a sostegno del proprio tempo libero.
- Gruppo Appartamento: i partecipanti al Progetto “Casa Mander” possono sperimentare la gestione della quotidianità, delle relazioni, della cura del sé in un contesto abitativo a bassa soglia.
- Aiuto alla Comunità: palestra di civismo dove il gruppo educatori/utenti si mette a disposizione dei cittadini o delle situazioni che richiedono un aiuto concreto.
Cooperativa Sociale Il Sogno di una Cosa Onlus – Collegno (TO)
Guido Bodda
tel. 3929639971
guidoele@hotmail.com
Progetto
Training delle tre A: Adultità, Autonomia, Autodeterminazione
Esperienza
L’idea di fondo è sviluppare un nuovo tipo di servizio, un servizio di sostegno e accompagnamento alla vita adulta, inserito nella filiera dei servizi per la disabilità (che prevede quindi step successivi), che sostenga e accompagni le persone con disabilità intellettiva nel percorso verso l’adultità, verso il massimo della autodeterminazione e indipendenza possibile in funzione del loro progetto di vita.
Elementi innovativi
Creazione di un servizio “leggero”, con una prospettiva di “accompagnamento” più che di presa in carico, un servizio in cui i giovani con disabilità sono inseriti per un periodo limitato, 2/3 anni. Strutturato in modo “integrato” rispetto ai diversi ambiti della vita adulta: occupazione, affettività/identità/relazione, autonomia abitativa.
Obbiettivi: garantire una migliore qualità della vita alle persone disabili stesse, in sintonia con la Convenzione Onu; promuovere la visione della disabilità come risorsa per tutti; favorire al contempo un risparmio nel medio lungo periodo.
Azienda per l’Assistenza Sanitaria 5 – Pordenone
Servizi territoriali residenziali e semiresidenziali
Pamela Franceschetto
tel. 0434369896
pamela.franceschetto@aas5.sanita.fvg.it
Lisa Gollino
tel. 0434369733
lisa.gollino@aas5.sanita.fvg.it
Progetto
Le Unità Educative Territoriali (UET) nell’area vasta pordenonese
Esperienza
Ogni UET, promuovendo relazioni con il territorio, ha costruito una sua area di interesse prevalente (es. cura del verde, sostegno alimentare alle persone economicamente fragili…), utile a favorire percorsi di integrazione, aumento del benessere e presa in carico comunitaria per la persona con disabilità.
Elementi innovativi
La specificità di questo servizio è la finalità ultima della presa in carico comunitaria, ovvero la costruzione di percorsi in cui la persona con disabilità diventa capace di agire all’interno di un contesto senza la presenza dell’operatore. Ciò diventa possibile grazie alla costruzione di legami inediti con i soggetti della comunità. Il servizio classicamente inteso, viene meno: le UET hanno per lo più sede presso realtà private del territorio (es. parrocchia, associazione sportiva, casa del volontariato, case civili…), al fine di favorire l’incontro con l’altro dal servizio e di contaminarsi con la vita e gli attori della comunità, laddove questi si trovano quotidianamente.
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Associazione “Centro Documentazione Handicap” – Cooperativa “Accaparlante” – via Pirandello 24, 40127 Bologna. Tel: 051-641.50.05 Cell: 349-248.10.02
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- 3. Il partenariato con le famiglie
- 4.La co-progettazione
- 5. Il valore sociale
- 6. La figura dell’educatore all’interno del Gruppo Calamaio
- 7. Note attorno al valore sociale della disabilità e al lavoro degli operatori