5. Il valore sociale
- Autore: (a cura di) Riccardo Morelli
Con il contributo di:
Clara Colli, Coop. Soc. Solaris-Triuggio (MB)
David Scagliotti, Coop. Soc. Azione Solidale-Milano
Giovanni Vergani, Coop. Soc. Novo Millennio-Monza
Luca Gorlani, Coop. Soc. Il Vomere-Travagliato (BS)
Luciano Bedin, Coop. Soc. Primavera 85-Treviso
Nel paragrafo sono incluse riflessioni tratte dall’intervento di Elena Marta, ordinaria di Psicologia sociale e psicologia di Comunità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, condivise nell’ambito del Laboratorio Metodologico di Immaginabili Risorse tenutosi a Brescia il 27 aprile 2017.
Quando usiamo l’espressione “valore sociale” ci riferiamo a qualcosa di utile agli altri. Produrre valore sociale significa produrre “beni comuni”, che possono essere condivisi da tutti, contribuendo così a rendere le nostre comunità più giuste e più vivibili. Produrre beni comuni ed esprimere valore sociale significa facilitare l’incontro tra le persone, fra diverse realtà sociali, che elaborano così le proprie parzialità e le proprie fragilità, come elemento di fertilità e crescita.
La relazione con l’altro è alla base del significato profondo del valore sociale, riconoscere dentro se stessi il bisogno di essere in relazione può produrre valore per la vita di ciascuno.
Questo orizzonte di pensiero ci porta a non ridurre il valore sociale a un mero rapporto con la comunità in termini utilitaristici. Il valore sociale pone al centro la questione di essere “nella” e “con la” comunità, qualcosa che certamente ha a che fare con il “fare per”, ma che più profondamente ha a che fare con un’appartenenza, con un “essere con”.
Parlare di valore sociale espresso dalla persona con disabilità riguarda il riconoscimento della sua capacità di giocarsi in un ruolo “vero” nella comunità. Riconoscere che la persona con disabilità non è il suo limite, ma che il suo valore si gioca nella sua esistenza, nella sua storia, in ciò che la abita profondamente e la fa diventare essere in relazione e in cerca di relazioni.
Il fatto che le persone con disabilità possano concorrere a generare valore sociale permette loro di porsi come risorse, di acquisire conoscenze che possono essere messe a disposizione di altri. Si attivano contesti e occasioni in cui la dimensione dell’“io” si connette alla capacità di vivere il “noi” e alla costruzione di esperienze di attenzione nella prossimità della quotidianità.
Le persone con disabilità sono cittadini con peculiari risorse e criticità all’interno di una comunità. In questo senso il loro valore è quello di rinforzare legami e senso di comunità e questo porta a una migliore convivenza, intesa come la capacità di conoscere e trattare la differenza, nonché di rintracciare negli altri le risorse di cui sono portatori.
L’appartenenza a un contesto è connessa alla costruzione di legami e rapporti che si mantengono nel tempo, mettendo ognuno in gioco qualcosa di importante per l’altro, creando così un “debito reciproco” in cui diventa possibile andare verso la logica del dono, verso forme di retribuzione e di ritorno differenti, perché la relazione porta sempre con sé una quota di gratuità. Il “debito” così inteso non viene perciò legato a un “dovere” verso l’altro, ma al desiderio di mantenere una relazione.
Per produrre valore sociale occorre consentire alla persona con disabilità di sentirsi appartenente alla comunità, riconoscendosi come attore attivo, ovvero sentire e riconoscere di essere valore per la comunità, potendo influenzarla ed essere portatore di cambiamento al suo interno.
L’attenzione al valore sociale è un invito a uscire dall’affidarsi alla sola logica dei “diritti”, che rischia di ridursi a una concessione prestazionale di qualcuno verso qualcun altro, per guadagnare quella dell’implicazione reciproca, attivando e affiancando dinamiche co-evolutive, di corresponsabilità della relazione.
Esprimere valore sociale diviene, quindi, occasione anche per le famiglie delle persone con disabilità di rivedere l’immagine e le modalità relazionali messe in atto nei confronti dei loro famigliari, uscendo dalla logica della sola rivendicazione dei diritti. Per un servizio, lavorare alla produzione di valore sociale significa intercettare una domanda esterna, diventare protagonisti attivi della vita del territorio, accompagnare le persone con disabilità nel contesto “esterno” perché si attivi con il “fuori” una relazione importante che risponda a un’autentica domanda di vita.
L’operatore sociale si trova a sviluppare in modo nuovo la sua funzione di costruttore di relazioni e legami, in un modo meno orientato alla gestione della persona all’interno dei servizi e maggiormente aperto alla dimensione di attivazione delle reti territoriali e facilitazione delle relazioni. Un ruolo capace di stimolare l’incontro, di portare verso il territorio, di sviluppare possibilità di legami, di accompagnare processi di appartenenza.
Come detto da Elena Marta, ordinaria di Psicologia sociale e psicologia di Comunità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, nell’ambito del Laboratorio Metodologico di Immaginabili Risorse, “il lavoro dell’operatore non è in risposta al bisogno di un soggetto – il disabile e la sua famiglia – ma dell’intera comunità entro cui vive il soggetto disabile. Si tratta di diventare citizenprofessional. Essere citizenprofessional è prima di tutto identità: significa vedere se stessi come un cittadino con uno speciale expertise che lavora a fianco di altri cittadini con i loro speciali expertise al fine di risolvere i problemi della comunità che richiedono lo sforzo di tutti. Non si tratta semplicemente di un’immagine idealizzata, ma nasce da una radicata consapevolezza che i problemi realmente rilevanti nella cura della salute, nell’educazione e nel welfare non possono essere risolti dai professionisti da soli e nemmeno da un’azione da parte delle sole istituzioni. I citizenprofessionals sono in possesso di un corpus di conoscenze relativo alle interconnessioni tra la dimensione personale e pubblica della loro pratica professionale. Devono poter contare su una serie di competenze nel facilitare il dibattito pubblico e nel catalizzare l’azione collettiva. Nel contesto del loro normale lavoro di prestatori di servizi, essi devono essere capaci di intrecciare la dimensione individuale e pubblica rispetto alle tematiche che i loro pazienti si trovano ad affrontare e, quando i tempi sono maturi, sono in grado di coinvolgere altri cittadini nel dibattito pubblico e in progetti di azione locale che affrontino i problemi della comunità. L’operatore diviene dunque un catalizzatore di risorse, di reti, accompagnatore di processi che toccano solidarietà, impegno civico, costruzione di cittadinanza. Egli è un facilitatore di costruzione di beni relazionali, una categoria strettamente connessa alla reciprocità, alla fiducia, alla gratuità”.
Ciò conduce a uscire dal presupposto che il lavoro degli operatori sociali debba porre la sola “persona al centro”, ci accompagna dalla centralità delle risorse a quella delle relazioni, che sostanziano la qualità della vita delle persone. Al centro delle attenzioni degli operatori deve esserci la comunità nel suo intreccio di relazioni.
Tale traiettoria di lavoro è possibile solamente dentro una logica di forte sinergia che introduce in un processo di lavoro orientato verso un terzo, il territorio, uscendo dalla relazione duale con la persona con disabilità per aprirsi verso una comunità chiamata a prendersi cura di se stessa e della quale i servizi, gli operatori, le persone con disabilità e le loro famiglie fanno parte.
Il Servizio Pubblico assume la fondamentale funzione di garanzia. Non è chiamato a gestire direttamente i processi, ma a garantire un lavoro di tenuta nella rete dei soggetti del territorio evitando che si producano diseguaglianze.
Rimane aperto il tema della misurabilità dell’impatto sociale del valore sociale prodotto. La sua valutazione è necessaria per comprendere quanto le politiche sociali, le modalità di finanziamento e l’insieme dei sostegni allo sviluppo della cooperazione sociale siano stati efficaci ed efficienti rispetto agli obiettivi. Dal momento in cui si comincia ad applicare un approccio di tipo economico, diventa fondamentale porre l’accento sull’importanza della misurabilità, sapere quanto un’organizzazione è disposta a spendere e per quale risultato. Bisogna cominciare a parlare di valore aggiunto e di valore sociale prodotti, a fianco di un preciso valore economico generato. È fondamentale dimostrare che la cooperazione sociale è un soggetto economico che gestisce risorse in modo efficiente, e congiuntamente è un soggetto sociale che promuove inclusione e benessere in modo efficace.
Centro Polivalente di utilità sociale “Atlantis”
Castelfranco Veneto (TV)
Direttrice dott.ssa Raffaella Munaretto
tel. 0423706704
r.munaretto@lincontro.it
Progetto
Seminar libri
Esperienza
“Libero scambio” di libri, all’interno di una “libera biblioteca”, presso il supermercato Coop del Centro Commerciale “Giorgione” di Castelfranco Veneto (TV). L’iniziativa ha permesso ai clienti della Coop e alla cittadinanza tutta di prendere in prestito uno o più libri in spazi di bookcrossing nei negozi Coop, senza alcuna registrazione, e di riportarli indietro dopo qualche tempo.
Il contributo delle persone con disabilità coinvolte a rotazione, affiancate da Oss ed educatori, si è concretizzato in: catalogare i libri, etichettandoli e riparandoli se rovinati; posizionarli sugli scaffali; relazionarsi con i fruitori della biblioteca. Il progetto si è sviluppato anche dopo l’orario di chiusura del nostro Centro, attraverso tre iniziative: laboratorio di letture animate per bambini; incontro di formazione sui prodotti certificati Fairtrade (prodotti equosolidali); cash mob ossia promozione dei prodotti Fairtrade tra i clienti del supermercato, azioni alle quali hanno partecipato pure le famiglie.
Elementi innovativi
Aver realizzato un’esperienza pre-lavorativa, non retribuita, dove le persone con disabilità hanno appreso il significato di impegno e di rispetto dei tempi e di esecuzione dei compiti assegnati; essersi sentiti parte di un territorio, nel riscoprirlo come opportunità, nell’“utilizzarlo” per co-costruire percorsi sociali, per generare relazioni, per sensibilizzare la cittadinanza, nell’ottica dell’inclusione; aver generato capitale sociale, valorizzando il capitale umano disponibile; aver creato l’occasione per un “laboratorio di Vita” e aver fornito una risposta di servizio alla domanda “chi viene oggi alla Coop?”.
Cooperativa Piano Infinito – Montecchio Maggiore (VI)
Valentina Castagna, Luca Borinato
tel. 0444492415
cdpapicchio@pianoinfinitocoop.it
Progetto
Fermi tutti: siete circo…dati
Esperienza
Circo sociale adattato: laboratorio rivolto alle scuole primarie del territorio che coinvolge cinque persone con disabilità in qualità di insegnanti esperti di circo, supportati da due adulti. Le classi coinvolte sono state 12 per un totale di circa 200 alunni.
Elementi innovativi
Il circo adattato è uno strumento utile a favorire la comunicazione con gli altri, consente la riscoperta del corpo come strumento di relazione, migliora l’autostima e l’immagine di sé. Le persone coinvolte hanno perciò la possibilità di accedere a ruoli sociali ben definiti e hanno la possibilità di confrontarsi con ruoli autentici. In un contesto culturale dove la normalità è dominante e le differenze non sono riconosciute come valore, i bambini diventano parte attiva di un cambiamento e l’inclusione sociale della persona disabile diventa valore sociale.
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Argomenti
Associazione “Centro Documentazione Handicap” – Cooperativa “Accaparlante” – via Pirandello 24, 40127 Bologna. Tel: 051-641.50.05 Cell: 349-248.10.02
Continua a leggere:
- Immaginabili risorse: Le nuove sfide dell'operatore sociale
- 1. Le ragioni per una Rete: l’inclusione delle persone con disabilità come risorsa per la crescita dei contesti
- 2. Costruire e regolare organizzazioni congruenti all’approccio inclusivo e generativo
- 3. Il partenariato con le famiglie
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- 5. Il valore sociale (Pagina attuale)
- 6. La figura dell’educatore all’interno del Gruppo Calamaio
- 7. Note attorno al valore sociale della disabilità e al lavoro degli operatori