di Laura Stoppa, psicologa
Giada Morandi, coordinatrice e responsabile del progetto
Sabahe Irzan, presidentessa di Verba (www.associazioneverba.org)
Il fior di loto nasce da un seme che attecchisce immerso nel fango – sinonimo di ciò che è materiale, attaccamento, desiderio, avidità, odio, illusione – al buio come è l’ignoranza che non consente di individuare con chiarezza la verità nella vita. La semenza, però, cresce verso l’alto, attratta dal calore e dalla luce del sole così come gli esseri umani crescono ricercando per natura l’amore, la compassione, il vero. Il fiore rimane ancorato con le radici, ma si muove liberamente secondo il flusso di acqua, come succede ogni istante nell’evoluzione di ogni situazione.
In Oriente, questo fiore ha un profondo significato: rappresenta la purezza e il potere creativo in un ambiente avverso, la sapienza divina, il progresso interiore della coscienza dell’individuo verso il livello superiore ma, per via del suo generarsi spontaneamente, ricorda la nascita divina e la fertilità.
Per questi motivi, l’ASL TO1 – SSD Consultori Familiari e l’Associazione Verba hanno scelto “Il Fior di Loto” come nome e simbolo del nuovo ambulatorio ginecologico avviato presso il Poliambulatorio Valdese in via Silvio Pellico 28 a Torino, con l’obiettivo di garantire l’accesso alle prestazioni sanitarie ginecologiche anche alle donne con disabilità grave. Tale esigenza è emersa a seguito di una ricerca effettuata in collaborazione con il Dipartimento ad attività integrata di Ematologia e Oncologia dalla quale è emerso che le donne con disabilità grave, maggiormente esposte al rischio di insorgenza di tumore, fossero nello stesso tempo quasi escluse dai normali screening di prevenzione a causa dell’inadeguatezza delle strutture preposte. Grazie a questo privilegiato punto d’osservazione è emerso un secondo terribile fenomeno, la violenza contro le donne con disabilità. Così, come per lo screening preventivo, si è messa in moto la nostra macchina che ha portato alla creazione di uno spazio d’ascolto per le donne disabili che hanno subito una qualsiasi forma di violenza, da quella psicologica, sicuramente più diffusa, sino a quella fisica o sessuale.
Verba è un’associazione no profit nata nel 1999 che persegue esclusivamente scopi umanitari, sociali, solidali e culturali; si impegna a dare un aiuto spontaneo, volontario e concreto a chi si trova in situazione di bisogno; in modo particolare, con la maggioranza del direttivo e dei soci composta da persone disabili e, più specificamente, donne, orienta la sua attività sulle problematiche della disabilità al fine di promuovere specifiche iniziative nel campo delle pari opportunità e dell’inclusione sociale, cercando allo stesso tempo di contrastare il fenomeno della violenza. L’idea che le donne disabili vengano doppiamente discriminate perché donne e perché disabili è una delle anime dell’agire di Verba.
Una delle peculiarità dell’associazione è il suo lavorare attraverso una rete informale e quindi le difficoltà – emerse in questo workshop – di trovare un’immediata risposta a un’emergenza vengono superate attraverso l’informalità dei contatti che abbiamo instaurato. Crediamo che una donna vada considerata nell’insieme delle sue mille sfaccettature che si intrecciano e che, insieme, vanno a definire la sua unicità. Per questo motivo gli operatori che compongono la nostra associazione e collaborano nel progetto sono professionisti, ma anche volontari, mediatori culturali ed educatori alla pari, importantissima risorsa per superare il pregiudizio e l’iniziale diffidenza che a volte contraddistingue il primo contatto tra persone disabili e non. Se si presenta una donna disabile e straniera, andremo a offrire il nostro aiuto chiedendo la collaborazione di una mediatrice culturale nel rispetto di tutte le sue unicità; se, facendo un altro esempio, una donna vittima di violenza fosse diabetica o senza un arto, cercheremo una struttura che la possa accogliere e che sia attrezzata per offrirle il sostegno e le cure necessarie. Il nostro modo di rispondere, anzi di provare a rispondere senza nessuna presunzione, è proprio quello di lavorare tra le persone, alzare il telefono e insieme cercare la soluzione migliore. È quello che speriamo possa accadere anche con voi, magari superando i confini e chissà se questa rete si possa allargare!
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