di Anna, Francesca, Paola, Silvana, Stefania, Silvana e tutte le altre della Rete delle donne AntiViolenza Onlus (RAV) di Perugia (http://retedonneantiviolenzapg.altervista.org)
La Rete delle donne AntiViolenza Onlus (RAV) di Perugia ha potuto portare al workshop di Milano solo un rapido saluto (fatali le coincidenze ferroviarie!) diretto a confermare che la violenza degli uomini sulle donne non tiene conto delle diversità funzionali, anagrafiche, di quelle linguistico-culturali… ma viene esercitata con la stessa arrogante, a volte impalpabile, ma non meno devastante ferocia, su ciascuna di noi per una questione di genere, solo per il fatto che apparteniamo al secondo sesso.
In quell’occasione è stato anche consegnato a Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali e Cultura della salute del Comune di Milano, il poster autoprodotto dalla RAV “Posto occupato”, iniziativa nazionale cui l’associazione ha aderito, a monito che in quello spazio (sedile del cinema o teatro, luogo di lavoro, fermata di autobus, parcheggio, propria abitazione, consiglio comunale, ecc.) avrebbe potuto sedere/trovarsi una donna, la cui esistenza è invece stata spazzata via da mariti, compagni, vicini di casa, uomini convinti del loro potere assoluto e pienamente giustificati dalla mentalità diffusa che pone il genere maschile in posizione preminente.
Come spesso accade, ignoriamo avvenimenti che ci fa male ammettere, o di cui più semplicemente non sappiamo l’esistenza perché non rientrano nell’insieme delle relazioni personali, sociali cui quotidianamente siamo immerse. Con amarezza riconosciamo che ciò è valido anche per il fenomeno, culturalmente occultato, della violenza di genere esercitata sui corpi difformi nel fisico, nelle funzioni sensoriali o mentali delle donne con disabilità.
La Rete delle donne AntiViolenza Onlus di Perugia nasce nel 2009 a Perugia e cresce con il contributo di donne provenienti da esperienze diverse, in rete comunque, con l’obiettivo – per tutte – di giungere al superamento della violenza di genere.
Le nostre azioni sono rivolte al contrasto della violenza e delle discriminazioni maschili sulle donne in quanto donne, con disabilità, con diversi orientamenti sessuali, appartenenti alle minoranze etniche, religiose o linguistiche.
Lavoriamo per: sostenere le donne che sono state segnate dalla violenza di genere, che vengono coinvolte in gruppi di parola e auto mutuo aiuto; attivare azioni di sostegno quale, ad esempio, la partecipazione come volontarie all’estensione alle 24 ore del telefono donna regionale; promuovere l’autoformazione continua e aperta, su richiesta, ad altre associazioni; realizzare progetti formativi e di sensibilizzazione nelle scuole di ogni ordine e grado.
Riconoscere che ogni atto di discriminazione o di violenza sulle donne costituisce una violazione dei diritti fondamentali dell’essere umano, è sicuramente una affermazione di principio di grande importanza, in quanto crea una connessione tra forme di violenza apparentemente assai lontane e diverse tra loro, come le mutilazioni genitali femminili, i delitti d’onore, la violenza economica, il mobbing sul lavoro, gli atti persecutori, accomunandole tutte come violazioni della dignità delle donne.
Numerose e insospettabili sono le situazioni di violenza rivolte a donne che vivono con la disabilità, incontrate nel corso della nostra esperienza diretta a supporto delle donne segnate dalla violenza, o raccolte in forma indiretta nel rapporto quotidiano con servizi sociali, scuole, con la realtà quotidiana nei nostri territori (Perugia e il suo comprensorio).
Le storie si possono raggruppare in tre aree:
– donne adulte con disabilità congenita o acquisita che all’interno della relazione sentimentale/familiare si trovano a subire oltraggi psicologici che portano alla diminuzione, annullamento della loro autostima, e/o maltrattamenti e percosse che ne indeboliscono la già precaria condizione di salute;
– preadolescenti o adolescenti che vengono circuite da coetanei o adulti che prestano loro attenzione con finalità di scherno o stupro. Tra queste poco più che bambine, in ben due storie, abbiamo nutrito il forte sospetto che la violenza fosse bonariamente esercitata dal padre così da poter garantire una vita sessuale normale anche a quelle figlie sfortunate;
– infine, ci interessa portare all’attenzione le storie di donne adulte, madri di minori e non con disabilità, che vedono la loro maternità, manifestatasi in modo imperfetto, punita con violenze fisiche/stupri, con continue denigrazioni a livello psicologico o con l’abbandono (diffusissimo), per relazioni meno problematiche e paternità meno responsabilizzanti.
Infine sul tema specifico del workshop milanese, la Rete ha iniziato da alcuni anni, a Ponte Felcino, una frazione di Perugia che presenta una realtà multiculturale e socialmente variegata, un gruppo di parola e di espressività corporea, rivolto a donne che vivono situazioni di difficoltà. Inoltre, nella sede presso la casa dell’associazionismo di Perugia e con le donne provenienti dal centro antiviolenza, abbiamo avviato gruppi di Auto Mutuo Aiuto rivolto a donne vittime di violenza. A tal fine abbiamo anche allo studio forme di cohousing.
Ci piacerebbe proporre di realizzare proprio a Perugia la seconda edizione del workshop “Donne con disabilità: inventare e gestire percorsi di uscita dalla violenza”, in una data tra il 24 novembre e il 1° dicembre 2015.
Per contatti:
http://retedonneantiviolenzapg.altervista.org
www.facebook.com/ReteDelleDonneAntiViolenzaOnlus
cell. 327/684.64.30
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