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8. PizzAut: nutriamo l’inclusione

di Valeria Alpi

Avviare uno spazio di inclusione, un luogo “lento” per trovarsi e ritrovarsi, con prodotti di buona qualità conditi da integrazione e relazione. È PizzAut, il progetto di aprire una pizzeria gestita da persone con autismo. Ne abbiamo parlato con Nico Acampora, ideatore dell’iniziativa.
Nasce da un papà l’idea di creare PizzAut, la prima pizzeria gestita da ragazzi autistici. Nico Acampora è un papà milanese di un bimbo di otto anni affetto da una grave forma di autismo. Insieme a un gruppo di genitori “come lui” ha deciso di avviare un crowdfunding per raccogliere fondi per dare il via a PizzAut: “L’idea è nata perché se sei autistico, in Italia, appena compi 18 anni, smetti di esserlo. Tutte le attenzioni riservate, insomma, spariscono, con la conseguenza che spesso gli autistici si ritrovano a essere adulti dimenticati dalla nostra società, ed esclusi dal mondo del lavoro e delle relazioni sociali. Per realizzare questo progetto abbiamo stimato la necessità di raccogliere circa 60 mila euro, ipotizzando di integrare questa raccolta con fondi propri provenienti dalle famiglie che sostengono il progetto. I fondi serviranno per lo start up, ossia l’acquisto di tutti gli arredi, dei macchinari e delle attrezzature necessarie, i percorsi di formazione destinati ai ragazzi per l’acquisizione delle competenze necessarie, l’eventuale affitto della struttura e il costo del personale almeno nella fase di avvio”.
Il crowdfunding andava a rilento fino all’intervento di personaggi noti: il primo è stato Kekko, il cantante dei Modà, che ha pubblicato un video per esprimere vicinanza al progetto. Il video è stato visto anche dall’ex premier Matteo Renzi, che ha parlato di PizzAut come di un buon progetto. “Siamo arrivati in breve tempo a un terzo del budget preventivato: il crowdfunding non ha scadenza anche se speriamo di raggiungere l’obiettivo entro aprile/maggio del prossimo anno, quindi in 12 mesi dal suo avvio”.
I ragazzi inseriti nel progetto faranno un percorso di formazione gestito dalla cooperativa La cascina bianca. Con la psicologa Simona Ravera, esperta di autismo, i genitori hanno individuato le mansioni che si possono affidare loro in una pizzeria. Possono preparare l’impasto, condire le pizze, magari riuscire a infornare e accogliere in sala.
“Il progetto vuole avviare un laboratorio di inclusione sociale attraverso la realizzazione di un locale gestito da ragazzi con autismo affiancati da professionisti della ristorazione e della riabilitazione. I ragazzi saranno avviati a una prima fase di formazione che consentirà di studiare insieme a psicologi ed educatori la mansione più adeguata per ciascun ragazzo inserito nello staff di PizzAut e soprattutto le modali- tà attraverso le quali farlo sentire auto-efficace e in equilibrio con il mondo che in quel momento sta attraversando”.
L’idea di Nico e degli altri genitori è quella di creare un luogo apposito, in continuo contatto con il mondo. Un posto dove i ragazzi autistici siano il più possibile indipendenti. Un luogo slow, per rispettare la tranquillità di chi mangia e i tempi di chi ci lavora. “Vogliamo creare un locale per la famiglia ma anche per i giovani, un luogo dove stare bene e divertirsi con prodotti ricercati, un locale dai tempi lenti dove non bisogna andare a mangiare una pizza quando si hanno cinque minuti e poi si corre via… Ma un locale dove trovarsi e ritrovarsi in una dimensione temporale e di relazione fuori dalle frenesie che mettono in difficoltà chi è affetto da autismo ma che fanno male anche ai cosiddetti normali. Un luogo lento dicevamo, con prodotti biologici e di altissima qualità serviti con altrettanta qualità”.
Come si legge nel loro sito, la vera sfida è realizzare un luogo di grande valore sociale ma anche un posto dove non bisogna andare solo perché si fa del bene ma perché si sta bene. “Sul valore sociale del lavoro con le persone con disabilità si sono scritte e dette molte cose… Attraverso queste progettualità si generano relazioni che, da un lato, aprono spazi relazionali ed esperienziali decisivi e inclusivi per la qualità della vita delle persone con disabilità, e dall’altro, incrementano il capitale sociale dei territori. Il nostro è un progetto sociale che vuole fare un passaggio ulteriore, o almeno provarci, componendosi di tanti micro progetti individualizzati che si caratterizzano e si calano su ciascuna delle persone con disabilità, pensandole però all’interno di uno staff di lavoro, coinvolgendole attraverso una ‘transizione al lavoro’ che si compone di una personalizzazione dell’intervento: dall’analisi professionale delle capacità/potenzialità dell’individuo, alla formazione sul campo, tenendo presente caratteristiche e propensioni fino all’accompagnamento costante al lavoro e durante il lavoro, in modo da non creare una dicotomia fra il valore sociale del lavoro con la persona disabile e il valore economico di questo lavoro. O comunque ridurre al minimo questa distanza”.
Per tutti coloro che contribuiranno a sostenere PizzAut, verrà creato il “muro dei mattoni”, per ringraziare i donatori che consentiranno di posizionare concretamente mattoni solidi per sostenere il progetto: “in fin dei conti per credere in un luogo lento e gestito da persone autistiche bisogna essere dei ‘grandi matti’ e quindi il muro dei ‘mattoni’ ospiterà i nominativi o le frasi di questi importanti donatori”.
PizzAut, oltre al crowdfunding online, sta anche organizzando gli “assaggi di PizzAut”, eventi sul territorio per promuovere il progetto e far parlare di autismo anche lontano dal 2 aprile, la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. Io le foto della pizza che stanno facendo assaggiare le ho viste su Facebook, e posso dire che ha veramente un aspetto invitante!

Facebook: PizzAut nutriamo



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