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10. Unire le forze per essere liberi

di Massimiliano Rubbi

Valter Mahnic, nato nel 1982 a Trieste e da alcuni anni paraplegico in seguito a un’ischemia midollare, ha trasformato la necessità di utilizzare in maniera più libera e sicura i bagni pubblici, per garantirsi un’effettiva libertà di movimento nella vita quotidiana, in un ausilio brevettato, FLY, che tiene aperti pantaloni e abbigliamento, consentendo di avere le mani libere e quindi autonomia nella funzione anche con capacità degli arti superiori ridotte. FLY è prodotto dall’impresa TIK.AM., che Mahnic stesso ha fondato nel 2013, e che ha vinto il Premio Solidarietà 2015 della Regione Friuli-Venezia Giulia per la capacità di “migliorare la qualità della vita delle persone con disabilità, inventando e progettando prodotti semplici ed innovativi”.
Per passare da un’esigenza, legata alla condizione di disabilità acquisita, alla produzione diretta e professionale della sua idea per soddisfarla, Mahnic ha avuto bisogno della propria determinazione e competenza, ma anche di tornare a studiare e di mettersi in relazione con altri.

Da quali esperienze e idee è nata la scelta di costituire un’impresa come TIK.AM? TIK.AM. Srl è una start up innovativa, che nasce dalla volontà dei due soci fondatori, io e Salvatore Oggiano, e si costituisce per poter offrire a chi ne ha bisogno soluzioni tecniche d’avanguardia per l’autonomia e il benessere in presenza di condizioni fisico-motorie difficili o delicate. L’idea che accomuna la fondazione è FLY, un di- spositivo precedentemente brevettato da me, che facilita e velocizza il cateterismo intermittente maschile. La mission di TIK.AM. è indirizzata a fornire soluzioni innovative, semplici e sicure per agevolare la vita delle persone colpite da disabilità motorie.

Quali difficoltà avete affrontato e superato per creare TIK.AM, in termini di capitale di avvio, registrazione brevetti…?
Le prime difficoltà sono state di formazione, in quanto non ero in possesso di studi superiori né tecnici. Ho sentito quindi la necessità di integrare tale formazione seguendo alcuni corsi in “Area Science Park”, un centro di sviluppo di tecnologie innovative e formazione a Trieste. Proprio in quella occasione ho incontrato il mio attuale socio, che era lì in veste di docente. Dopo aver valutato le potenzialità del progetto, lo scoglio immediatamente successivo è stato naturalmente reperire il capitale necessario, e nonostante la presenza di vari bandi, per velocizzare, abbiamo investito di tasca nostra.

In quale momento ha percepito di essere a un “punto di svolta” nello sviluppo dell’impresa, ovvero che TIK.AM poteva effettivamente reggersi come azienda sul mercato?
Il punto di svolta nello sviluppo dell’impresa è un pensiero ardito, soprattutto per una start up innovativa. Semplificherei così: siamo riusciti a industrializzare il prodotto a renderlo performante, abbiamo iscritto l’azienda al MePA, mercato elettronico di fornitura per le pubbliche amministrazioni, tutto questo non come “punto di svolta” ma come “buon inizio”.

Nella produzione di ausili per disabili, quale valore aggiunto viene portato dal loro essere ideati da, e non solo per, persone con disabilità?
Il valore aggiunto di lavorare per le persone disabili conoscendo la disabilità da dentro ritengo si manifesti in due aspetti importanti. Il primo è quello di poter riconoscere e dedicare attenzione anche a tutte le caratteristiche secondarie di ogni ausilio, e fare in modo che anch’esse siano in linea con tutte quelle necessità non facilmente comprensibili della vita delle persone disabili. Tali necessità, scontate per la persona disabile, sono proprio per questo raramente espresse e dunque difficilmente percepite dai produttori standard. Il secondo è che “parlando la stessa lingua” di chi utilizza i nostri ausili siamo in grado di comprendere meglio le loro necessità e offrire un servizio migliore, oltre che avere una più immediata e completa comprensione dei feedback che l’utilizzatore ci dà. Ciò ci permette di migliorare costantemente prodotti e servizi.

In che modo il successo di TIK.AM ha cambiato il modo in cui percepisce se stesso e la sua condizione personale?
TIK.AM. nasce da pure energie positive; oggi sono imprenditore e intraprendo grazie alle mie idee, ma il resto della mia vita prosegue come prima di fondare questa impresa.

Pensa che il suo esempio possa essere di ispirazione per le scelte lavorative e personali di altre persone con disabilità, e se sì perché?
Penso che qualsiasi esperienza come quella di TIK.AM. possa essere un grande esempio, e l’ho comunicato in vari articoli e interviste precedenti, in quanto TIK.AM non nasce per dimostrare qualcosa, ma trasmette al contempo l’idea che dandosi da fare e lavorando con buone intenzioni che non siano incentrate solo sul profitto le possibilità di realizzarsi ci sono sempre. Questo che si sia disabili o meno – anche se, naturalmente, con le energie più limitate caratteristiche della disabilità si fa un po’ più di fatica.
Inoltre, per sua natura TIK.AM. rappresenta, tramite i suoi due soci fondatori, l’integrazione ideale tra una persona normodotata e una disabile, che uniscono le energie per realizzare insieme qualcosa di bello e positivo, e si trova quindi ad anni luce di distanza da quelle visioni che integrano a forza “perché è giusto”, “perché si deve”, e con ciò trasmettono comunque ancora una visione della disabilità come peso sociale da gestire.

Quali sono i progetti di sviluppo per TIK.AM nel prossimo futuro?
In TIK.AM. abbiamo come obiettivi attuali e futuri innanzitutto mantenere costante la qualità e l’innovatività che ci contraddistinguono, sia nell’affinamento degli ausili attuali – in vendita sul sito– che nello sviluppo dei prodotti innovativi ai quali stiamo lavorando. Oltre a ciò, l’ulteriore consolidamento del mercato nazionale e, quando saremo pronti, l’apertura verso l’estero.



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