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11. Porta i tessuti maya su Instagram (e a Londra)

di Massimiliano Rubbi

Non è certo facile entrare a soli 20 anni nella lista delle 100 donne più influenti del mondo compilata ogni anno dalla BBC. Ma nel 2016 Isabella Springmuhl Tejada, una disegnatrice di moda guatemalteca con sindrome di Down, ci è riuscita. E tutto è cominciato con un “no” ricevuto all’Università…
Da sempre Isabella ha avuto una passione per gli abiti, e quando nel 2013 si è diplomata ha chiesto di iscriversi alla Universidad del Istmo per studiare disegno di moda, ma ha ricevuto un diniego a causa della sua condizione. Come lei stessa ci rac- conta, “quando mi hanno respinto all’Università, ho capito che disegnare era quello che volevo di più”. Isabella si è messa in azione e ha iniziato a prendere lezioni di disegno di moda, cucito e maglia in maniera indipendente. Nel frattempo, però, Isabella stava constatando la carenza di vestiti adatti alle persone con sindrome di Down: “è difficile per noi trovare abiti che ci stiano bene, perché abbiamo tipi di corpo diversi, tendiamo ad avere un torso corto, braccia e gambe corte, oppure siamo troppo magri…”.
La madre di Isabella ha sostenuto completamente la sua idea di disegnare abiti pensati per persone Down, che si inserisce in una tradizione familiare: “mia nonna era una famosa stilista in Guatemala 32 anni fa, perciò ho deciso di denominare il mio marchio ‘Down to Xjabelle’ – ‘Down’ perché ho la sindrome di Down e ‘Xjabelle’ perché era il nome dell’atelier di mia nonna”. Isabella ha creato le sue prime e più caratteristiche borse, le “Mashtates”, che sono andate vendute con incredibile rapidità; forte di questo incitamento, “con l’aiuto di mia madre ho assunto una sarta e ho iniziato a disegnare e realizzare vestiti… sono stati un successo, ho iniziato a fare soldi con le vendite e mia madre ha trasformato il suo studio d’arte in un atelier di moda”, atelier in cui da allora sono state create tre collezioni.
La svolta per “Down to Xjabelle” arriva quando nel febbraio 2016, insieme ad altri stilisti dal Guatemala, Isabella viene chiamata a partecipare alla sezione internazionale della “London Fashion Week”: “ero la prima stilista emergente con bisogni speciali invitata. Da allora, mi capitano solo cose buone, interviste e inviti da tutto il mondo… tutto!”. Nell’ottobre 2016, Isabella è a Roma per il progetto “Sogni – Del tamaño de tu sueños así serán tus logros” (“della dimensione dei tuoi sogni saranno i tuoi successi”) del Gruppo Artistico “Guatemala es Guatemala”. Un mese dopo, come detto, la BBC la cita tra le 100 donne più influenti del mondo, accanto a celebrità come Alicia Keys e alla donna politica francese Rachida Dati: “mi sono sentita così fiera di me stessa, ho lavorato duro, e sono così felice per me e per tutte le persone con sindrome di Down. Ora, le persone possono vedere che siamo capaci di raggiungere tanti obiettivi”.
“Down to Xjabelle”, con le sue collezioni pensate per tutti (non solo per le persone con sindrome di Down) e affidate alla produzione di 4 sarte, mescola consapevolmente tradizione e modernità. Da un lato, gli abiti e gli accessori realizzati dai disegni di Isabella si ispirano a colori e materiali della ricca cultura tessile tradizionale Maya in Guatemala: “continuo a disegnare quello che mi piace, usando tessuti guatemaltechi. Sono colorati e pieni di motivi, tutto è tessuto a mano e ogni pezzo è unico nei suoi modelli e nella storia che racconta. Mi ispiro agli huipiles (tuniche tradizionali delle donne centroamericane) di diversi gruppi di donne nell’altopiano del Guatemala”. Da quanto detto emerge inoltre la bella e forte relazione familiare di Isabella con la nonna Blanqui e la madre Isabel Tejada, che nel 1998, dopo la nascita di Isabella, ha creato insieme ad altre donne la Fondazione Margarita Tejada per l’inclusione lavorativa di persone con sindrome di Down, specie se in situazione di povertà.
Allo stesso tempo, “Down to Xjabelle” fa un uso avanzato delle nuove tecnologie, promuovendo e vendendo online le sue collezioni sul suo sito e sviluppando una comunità tramite i suoi account nei social media – Down to Xjabelle su Facebook e in particolare @downtoxjabelle su Instagram, dove oltre 7.000 followers commentano con entusiasmo le immagini di abiti e accessori, unici per i colori luminosi e i modelli vivaci prima che per le caratteristiche di chi li ha ideati.
Nel marzo 2017 Isabella ha partecipato alla sfilata di moda inclusiva “Runway Together, Everybody Fits In” dell’Università di Anahuac in Messico, con la sua collezione “Cornucopia”, e sempre in Messico, all’interno della settimana Intermoda di Guadalajara, è stata in luglio invitata a presentare la sua ultima collezione. “Down to Xjabelle” sta ricevendo attenzione, ordini e inviti per eventi a livello internazionale, realizzando uno dei sogni di Isabella: “Voglio aprire una boutique ed esportare i miei vestiti in tutto il mondo! Mi piacerebbe partecipare a progetti di moda. Adoro viaggiare”. E ci confessa un legame particolare con l’Italia, non solo come capitale della moda: “Mi piace soprattutto disegnare, ma ho molti interessi e hobbies. Uno di essi è cantare. Sono un mezzosoprano lirico, ho già fatto due recital, e mi piace moltissimo l’opera. Adoro Andrea Bocelli, Placido Domingo e Pavarotti. Quando ero bambina i miei genitori mi portarono a un concerto dei Tre Tenori… li adoro, come adoro Il Volo e Il Divo”.
Il successo ha cambiato Isabella? “Non penso di essere cambiata, continuo a fare quello che facevo e a disegnare. Ora ricevo aiuto nel cucire i vestiti, ma mi sento molto felice e fiera di me stessa”. Al contempo, Isabella sa di costituire un esempio per altre persone con sindrome di Down o altre difficoltà, che spesso vengono respinte anche dall’università della vita – e tuttavia l’Universidad del Istmo, la stessa che l’aveva rifiutata, di recente ha invitato Isabella a un forum sull’inclusione e ha espresso l’impegno a iniziare ad accettare studenti con bisogni speciali, dando così un riconoscimento alla forza delle parole di Isabella: “Voglio ispirare persone come me, voglio dire loro di seguire i loro sogni, di non accettare un no, di continuare a lottare per ciò che vogliono fare!”.



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