12. Un “viaggio gentile” di successi in affari
- Autore: Massimiliano Rubbi
- Anno e numero: 2017/11 (monografia su lavoro e persone con disabilità)
di Massimiliano Rubbi
Se avete in mente di cercare lavoro per trasferirvi in Australia e dintorni, una visita al sito web di Successful Resumes, www.successfulresume.com.au, potrebbe esservi di aiuto per avere un curriculum vitae più efficace e un primo contatto con le aziende del luogo. Dal sito non potreste però desumere la storia di John Little, l’imprenditore con disabilità che ha fondato questo servizio nel 1991 e lo ha gestito fino al 2016, una storia di grande interesse nella sua apparente “normalità”.
Nel 1989 John Little aveva già alle spalle una lunga carriera, di fotografo prima e poi di pubblicitario, e decise di vendere al suo socio in affari l’agenzia pubblicitaria che nel 1982 aveva avviato da zero, per trasferirsi con la famiglia da Sydney nel Queensland, a mille chilometri di distanza, e godersi la pensione. Le entrate però non bastavano: “per caso sono stato introdotto alla scrittura di curricula per persone che volevano un lavoro. Ho deciso che quello che si faceva al tempo non andava molto bene, e ciò che dovevo davvero fare era utilizzare le mie competenze in pubblicità e marketing per migliorare la presentazione, lo stile e l’efficacia dei curricula. Così ho portato un aspetto nuovo a vedersi nella scrittura dei curricula, e non con mia sorpresa, ma certamente con mia gioia, le persone venivano e volevano sapere quel che facevo, e volevano curricula come quelli che facevo io. E così, all’improvviso, ho scoperto di essere molto impegnato”.
A 16 anni di età Little aveva ricevuto una diagnosi di distrofia muscolare, e quando nel 1991 iniziò l’attività di scrittura di curricula sentiva di essere prossimo all’essere costretto su una carrozzina: “avevo vissuto la maggior parte della mia vita con l’idea che la mia disabilità mi avrebbe portato un giorno a quel punto, ma ho anche pensato ‘se non ce la faccio, se non posso scrivere curricula da casa, in carrozzina, possono farlo anche altri’, così ho guardato come avrei potuto formare le persone a fare quel che facevo io”. Vivere in una piccola città che era soprattutto un luogo di vacanze non lo aiutava nel cercare partner e clienti, e quindi decise di tornare a Sydney, una metropoli di 4 milioni e mezzo di abitanti, per una singolare ricerca di mercato: “a Sydney c’erano già molti scrittori di curricula, e ho telefonato a tutti, come se fossi un cliente, per sapere che cosa offrivano, come si presentavano e quali sarebbero stati i costi, e con mio piacere non erano molto bravi, e ho pensato ‘bene, posso fare meglio di voi’”. Trasferitosi di nuovo a Sydney con la moglie, avviò la sua impresa, e per farla crescere dopo un buon successo iniziale si unì a due amici con competenze imprenditoriali per costituire il franchising “Successful Resumes Australia”, da vendere come “pacchetto” ad altri licenziatari. “Come è poi saltato fuori, senza puntare in modo particolare in quella direzione, non pochi dei miei licenziatari in franchising avevano questo o quel tipo di disabilità – e perché non avrebbero dovuto, dal momento che il 20% circa della popolazione ha una disabilità”. Oggi l’impresa ha 35 sedi in franchising – la maggior parte in Australia, ma anche 6 in Nuova Zelanda e una a Singapore e Hong Kong, mentre quelle aperte in Gran Bretagna e Stati Uniti sono state chiuse per le difficoltà incontrate e perché “avevamo un sacco di lavoro da fare anche solo con quelle nella nostra parte del mondo”.
Nel 2016, a 71 anni di età e con una disabilità che continua ad aggravarsi, Little ha ceduto la gestione di “Successful Resumes” alla moglie e alla figlia; preferisce però parlare di “rallentamento” piuttosto che di “pensionamento”, anche perché non ha abbandonato la sua seconda attività. Dodici anni fa fondò infatti, con un socio in affari, un’impresa di noleggio carrozzine e scooter per persone disabili, soprattutto turisti con disabilità che sbarcano a Sydney da una crociera. “E tutto è partito semplicemente da una cosa: avevo una carrozzina che avevo aggiornato con una nuova, cercai di vendere quella che mi era avanzata e nessuno voleva comprarla, così pensai: ‘beh, cosa posso fare, penso di poterla probabilmente dare a noleggio’; misi su un piccolo sito web, e le persone iniziarono a telefonare da tutto il mondo, con l’intento di noleggiare carrozzine, e io ne avevo solo una! Così mi sono procurato un socio in affari, che guida il taxi, abbiamo acquistato alcune carrozzine manuali ed elettriche e alcuni scooter, e d’improvviso eravamo in affari”. Oggi “Wheelchairs To Go” (www.wheelchairstogo.com.au) lavora molto, soprattutto nei sei mesi estivi in cui più frequenti sono le crociere, accompagnando clienti da tutto il mondo dall’aeroporto alla nave da crociera e ritorno, o in giro per la città e i suoi dintorni con un “maxi-taxi” dotato di una rampa idraulica sul retro. “Mentre parlo, sto guardando tra due edifici locali giù al porto, e c’è una nave che fa manovra in uscita dal terminal, pronta per andare in crociera – probabilmente ci sono tante nostre carrozzine sopra”.
Consigli di amministrazione
La vicenda di un capitano d’impresa di successo con una malattia degenerativa potrebbe facilmente prestarsi a una narrazione “epica”, incentrata sulla doppia sfida con i rivali in affari e la malattia, e magari su un momento di difficoltà in cui si è a un passo dall’abbandonare tutto, per poi rialzarsi e tornare a vincere… E invece: “Sì, abbiamo avuto singoli clienti che sono stati difficili, ma immagino che è questo che accada nelle imprese centrate sul cliente. Non ho mai pensato di abbandonare”. Ripensando alla vacanza a Singapore durante la quale ha deciso di cedere ai familiari “Successful Resumes”, Little si limita a notare che “avevo già affrontato nel corso degli anni le mie difficili circostanze legate alla disabilità, non perché gli affari non stessero procedendo in modo ‘liscio’, bensì perché io non stavo procedendo in modo ‘liscio’ – il mio corpo stava iniziando a diventare goffo e a non fare ciò che avrebbe dovuto”. Il rapporto con la disabilità è stato vissuto negli anni in modo consapevole e non drammatico, facendo appello alle “abilità residue” in maniera tutt’altro che nominale: “Non è una storia triste, è solo che va così. Non sono come una persona che è stata in forma e attiva, che improvvisamente diventa paraplegica o quadriplegica per un evento catastrofico, così è davvero dura per loro. Ho avuto un gentile viaggio attraverso tutta la mia vita, sapendo che un giorno sarei stato in carrozzina, per cui per me non è stata una sorpresa, e ogni volta che c’era un deterioramento nella mia condizione ho sviluppato un modo di eluderlo, e l’ho chiamato la mia ‘nuo- va normalità’, e ho avuto ‘nuove normalità’ per tutta la vita, moltissime volte. Lo spirito e il cervello umano sono una buona cosa, si allenano a fare le cose con una nuova normalità”.
Accanto a questa grande duttilità, e non sarebbe inopportuno sostenere proprio grazie ad essa, Little mostra un notevole “fiuto per gli affari”. La sua capacità di trasformare una carrozzina in disuso in un noleggio di carrozzine viene descritta una volta di più con un certo understatement: “È stata solo una grande opportunità, buona sorte, chiamatela come volete, imprenditorialità – non ne ho idea, ma stiamo andando avanti da 12 anni”. Nel notare che molte delle migliori carrozzine sul mercato sono disegnate e prodotte da imprese condotte da persone con disabilità, l’imprenditore rileva come questa conoscenza diretta della condizione abbia anche per lui riflessi personali e commerciali: “Quando parlo con i clienti del noleggio di carrozzine, si sentono più fiduciosi a parlare con me perché li informo del fatto che sono in carrozzina, e possono farmi domande sull’accessibilità, sui problemi che potrebbero affrontare su una nave, o in una città in cui non sono mai stati prima. Posso dare loro, e mi offro di impiegare tempo in questo, consigli e informazioni che toglieranno l’inevitabile ansietà che le persone che viaggiano per la prima volta, o che non hanno grande esperienza, affrontano” quando hanno una disabilità motoria, sensoriale o intellettiva. “Si sentono molto meglio a parlare con qualcuno che ha una disabilità, possono credergli – e a me fa molto piacere”.
Senza sentirsi un esempio particolare, Little si è sempre reso disponibile a dare consigli ad altre persone, con disabilità o meno, che vogliano mettere in piedi la propria attività: “Certamente sono felice di fare da mentore alle persone: non lo faccio di professione, non metto una tariffa per farlo, ma negli anni ho dato consigli e parlato con persone che volevano entrare in affari”. Per un certo periodo, questa attività ha assunto anche una forma più strutturata: tra il 2009 e il 2010 John fondò insieme a Rob Crawford, un altro imprenditore con disabilità incontrato in rete che vive e lavora in Arizona, il “GNED – Global Network for Entrepreneurs with Disabilities” , una rete composta da persone con disabilità titolari di azienda con nodi anche tra Canada, Regno Unito e Pakistan, per fornire consigli a imprenditori con disabilità consolidati e potenziali e stabilire relazioni di affari. Questa rete oggi appare però in stand-by, come afferma Little: “Non ci ho più molto a che fare, ma per alcuni anni è stato un sito web molto efficace, e abbiamo incoraggiato le persone più che potevamo a diventare imprenditori, a seguire le proprie idee”. Anche Rob Crawford ha di fatto abbandonato l’attività nel GNED nel momento in cui da rete informale stava evolvendosi in un’organizzazione basata su iscrizioni a pagamento (un’evoluzione che non si è poi completata), e ha preferito dedicarsi, accanto alla sua attività professionale nel settore educativo con il Life Development Institute all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità attraverso il miglioramento della loro impiegabilità individuale e la costruzione di relazioni con potenziali datori di lavoro. Anche la moglie di John Little, Suzanne Colbert, è da anni attiva in questo ambito: nel 2000, per migliorare l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità (il 45% delle quali in Australia vive ancora in stato di povertà), ha fondato con il marito l’AND – Australian Network on Disability (www.and.org.au), contattando e coinvolgendo grandi datori di lavoro per fornire loro strumenti finalizzati all’inserimento di lavoratori e al servizio a clienti con disabilità. Per le attività di questa organizzazione, di cui è tuttora amministratrice delegata, Colbert ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti di carattere nazionale in Australia. Little ricorda: “ero nel consiglio di amministrazione, all’inizio, e aiuto ancora a farla funzionare. Lei diceva: ‘c’è una persona e mezza che lavora in questa attività, e tu sei la mezza’, indicando me. Facevo lavoro amministrativo, la gestivamo da casa nostra, il nostro tavolo di cucina era la nostra scrivania, e ora è una organizzazione molto grande, non gigante, ma di grande successo”. Un esempio di inserimento lavorativo promosso da AND e citato da Little è quello di “un ragazzo con un QI di 80 che un giorno lavorava in un laboratorio protetto, e guadagnava 5 dollari al giorno svolgendo noiosi compiti manuali, impacchettando cose, e il giorno dopo iniziò a lavorare con una compagnia di elettronica, che era un’impresa molto hi-tech, e ci è rimasto per 15 anni come uno dei lavoratori-chiave, svolgendo i lavori più complessi su apparecchiature altamente tecniche. Non doveva quindi essere in un laboratorio protetto, poteva fare un lavoro veramente significativo, ed essere pagato in modo appropriato”.
Come si è detto, la condizione di deterioramento progressivo delle capacità funzionali ha consentito a John Little di adattarsi alle diverse fasi della propria vita, a differenza di un evento traumatico. D’altro canto, quando Little afferma che “la disabilità mi è stata intorno per tutto il tempo”, mette sul piatto, così senza parere, quella che per tanti altri è una ragione di scoramento di vita irreversibile. Il successo negli affari non è, né può strutturalmente essere, appannaggio di tutti; il pensiero di “andare avanti e ingrandirsi” che Little ha messo costantemente nella propria attività di imprenditore, il “provarci”, senza vantarsi di doti eroiche ma sapendo che “così va il mondo”, è invece uno spirito il cui valore si estende ben oltre l’ambito dell’attività di impresa.
Siamo rimasti d’accordo su quanto di buono abbiamo in comune. Sul vantaggio di potersi misurare, del non dipendere da altri nel misurarsi, dello specchiarsi nella propria opera. Sul piacere del veder crescere la tua creatura, piastra su piastra, bullone dopo bullone, solida, necessaria, simmetrica e adatta allo scopo, e dopo finita la riguardi e pensi che forse vivrà più a lungo di te, e forse servirà a qualcuno che tu non conosci e che non ti conosce. Magari potrai tornare a guardarla da vecchio, e ti sembra bella, e non importa poi tanto se sembra bella solo a te, e puoi dire a te stesso “forse un altro non ci sarebbe riuscito”.
(Primo Levi, La chiave a stella)
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