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5. Una sfida tra centauri. Elementi dialettici nella relazione tra Ente Pubblico e Cooperazione Sociale

di Carlo Francesco Salmaso, Piazza Grande Coop Sociale

L’antica Atene ha rappresentato il modello democratico per eccellenza, il suo monumento simbolo è il Partenone sul quale è stata scolpita, non a caso, la battaglia tra Lapiti e Centauri nel momento in cui si svolge. L’obiettivo è quello di mostrare che la democrazia è dialettica tra idee con pari dignità. Abbiamo provato a verificare quali sono le idee che circolano nel rapporto con le Pubbliche Amministrazioni e su cui non siamo d’accordo e le abbiamo sfidate in una competizione dialettica, proprio come se fosse un combattimento fra centauri.

Assegnazione degli appalti
Si pensa che l’alternanza nell’assegnazione degli appalti sia garanzia di qualità: il miglioramento sarebbe possibile se non è sempre lo stesso soggetto che fa le cose. Un nuovo gestore può portare aria nuova, idee migliori e prezzi più bassi, in definitiva maggiore qualità.
Mentre si fa una cosa si acquisisce un sapere che è anche un sapere relazionale. La continuità di un servizio ha elementi di qualità che vanno considerati e che sono misurabili con criteri oggettivi come la conoscenza acquisita con l’esperienza in quel particolare tipo di servizio, le buone relazioni già presenti sul territorio ecc.. Sono un capitale di saperi territoriali che hanno un valore e che può essere utile considerare. Esplorare nuovi esecutori e ricominciare da zero nella relazione richiede più energia che mantenere o rivedere una struttura funzionante. Sono necessari nuovi bandi, nuove riunioni, si rischiano nuovi fraintendimenti. Occorre valutare bene cosa vale la pena fare. Se qualcosa non va a casa tua, non è che ogni volta la demolisci e la ricostruisci. E’ il motivo per cui non cambi panettiere ogni volta, ma quando ne trovi uno che ti piace ci torni.
L’alternanza in certi casi può portare maggiore qualità, in altri casi può essere un dispendio di risorse. Di sicuro cambiare è sempre un costo in termini di energia, un aspetto di cui bisogna essere consapevoli.

Gara d’appalto
Bisogna anche considerare la modalità con cui avviene questo cambiamento: la gara d’appalto. Da più parti si ritiene che mettere i servizi a gara sia garanzia di non collusione e di trasparenza mentre scegliere un interlocutore con cui ci si è trovati bene in passato sia fare dei favoritismi. Ma i favoritismi si fanno se non c’è nessun elemento di valutazione.
Quando si parla di persone svantaggiate o servizi socio-educativi siamo in un ambito molto delicato che riguarda persone fragili. Occorre prudenza perché in alcuni servizi la qualità della relazione, la fiducia reciproca e la capacità di lavorare insieme è fondamentale. La fiducia si crea col tempo ed è un patrimonio prezioso mentre i rischi vanno corsi se ne vale la pena. E’ come col medico di famiglia: non andiamo ogni volta da quello che costa meno o lo cambiamo così, per provare.
La logica del bando obbliga le imprese non profit a recepire modalità tipiche di un vecchio profit che non vengono più utilizzate. Mettere i servizi a gara è rischio quasi certo di mancanza di conoscenza, di relazione, che invece è un patrimonio prezioso e necessario.
Fare bandi è una prassi sicura, perché correre rischi usando altre modalità, aprendo altre strade? In fondo, la responsabilità e il rischio ricade sui tecnici/politici della Pubblica Amministrazione.
Ma per fare cose nuove occorre rischiare. La creatività è più piacevole della routine. Le cooperative sono espressione di un territorio che sceglie la propria amministrazione, interrompere il dialogo col proprio territorio, rifiutarsi di ascoltare cosa si può fare di nuovo, indebolisce e per un’amministrazione può essere più dannoso che trovare delle soluzioni nuove andando oltre le prassi consolidate.
Ricordiamoci che un prezzo più basso non è garanzia di maggior qualità ma di prodotti più scadenti, la qualità costa.

Innovazione e qualità
Si ritiene che le cooperative sociali servano se sanno fare nuovi inserimenti lavorativi, nuove assunzioni, nuovi posti in strutture, valorizzando esclusivamente ciò che si riesce a creare in più ma riducendo i costi. Si vuol vedere che si avanza e ci si innova. Ma anche lo stato attuale ha dei costi di mantenimento, c’è e va bene così. Nel presente ci sono dei servizi di ottima qualità, che come ogni cosa hanno bisogno di manutenzione per continuare a funzionare così bene. Non è una scelta, ma una necessità se non vogliamo mandare in rovina anni di sforzi.
Per aumentare il capitale sociale occorre certo fare nuove conquiste ma bisogna anche non compromettere i buoni risultati passati.
Si dice anche che le cooperative sociali di tipo B devono garantire la stessa qualità delle aziende profit perché se non sanno competere non sono aziende sane. Hanno già abbastanza sgravi fiscali ad aiutarle.
Ma come si misura la qualità delle cooperative di tipo B? La qualità è fatta anche di condizioni di lavoro adeguate per le persone svantaggiate e non, e la comparazione deve tenere conto di questi aspetti. Le cooperative di tipo B creano posti di lavoro a misura di persona e promuovono lo sviluppo umano.
Bisogna fare attenzione a non incentivare la creazione di posti di lavoro altamente stressanti, con turni e organizzazioni disumane, che escludono le persone meno prestanti e non investono nella loro formazione, generando esclusione sociale o lavoratori poveri che creano nella comunità più problemi di quanti non ne risolvano. Se le aziende profit respingono questo tipo di persone, allora sono proprio le aziende profit che devono garantire la stessa qualità delle cooperative di tipo B e non viceversa.

Creare occupazione
Si sostiene che le cooperative, e non l’ente pubblico, devono creare posti di lavoro e se non lo sanno fare non sono bravi imprenditori. L’ente pubblico deve selezionare gli imprenditori migliori e non sostenere aziende clinicamente morte.
Questa è una scelta meritocratica che seleziona l’individuo e dà il merito di creare nuovi posti di lavoro all’imprenditore. Il contesto emiliano romagnolo ha dimostrato proprio il contrario. L’interesse di creare occupazione è della comunità, effetto di uno sforzo territoriale, di un’intelligenza diffusa sul territorio, di un ecosistema in cui ogni elemento lavora per l’obiettivo comune. Le cooperative di tipo B sono nate perché tutta la comunità desiderava che avvenisse questo cambiamento. Ci deve essere un cambio di prospettiva che metta il fuoco su un territorio vitale e ricco, frutto dell’alleanza tra cooperative e ente pubblico, entrambi soggetti impegnati nello sviluppo della comunità, nella garanzia di posti di lavoro che sono una responsabilità politica e obiettivo statutario delle cooperative di tipo B ma che devono essere obiettivi anche dell’Ente Pubblico.

Co-progettazione
Attualmente, quando si vuole co-progettare vengono invitati tutti gli attori del territorio. Si dice che questo avviene per non fare favoritismi, per non avere la responsabilità di scegliere.
Ma invitare tutti è un modo per far fallire i processi, perché c’è troppa diversità ai tavoli e si finisce per non capirsi. Lo sforzo per arrivare ad un punto comune è colossale. Nelle co-progettazioni occorre creare un gruppo che può lavorare bene insieme. Ciascuno di noi, e in particolare l’ente pubblico, ha la responsabilità di scegliere in modo trasparente chi ritiene più adatto a lavorare. La garanzia la danno i risultati di quel lavoro.
Si dice che con le cooperative B non si co-progetta ma il rapporto è cliente-fornitore. È la concorrenza tra fornitori che garantisce l’offerta migliore, co-progettare significa inquinare il mercato e la concorrenza.
Però le cooperative di tipo B non sono supermercati, ma artigiani che producono vestiti su misura. È fondamentale conoscere i bisogni del cliente e del territorio, il cui benessere dev’essere l’obiettivo sia della Pubblica Amministrazione sia delle cooperative di tipo B. Come con una giacca sartoriale occorre prendere le misure delle azioni possibili, confrontarsi più volte sulla scelta dei colori e adattarsi a improvvisi aumenti /diminuzioni di peso.
Co-progettare è garanzia di qualità e costruzione di servizi su misura, espressione di un territorio attento.



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