Se mai un giorno la mia carriera lavorativa andrà a rotoli… ho già in mente un piano di salvataggio! Voi vi chiederete che cosa mai potrei inventarmi… bè, neanche questa volta vi deluderò perché ho avuto un’idea fantastica!
Avete presente che tutte le ipercoop hanno la cassa prioritaria per disabili? Ecco, ho pensato che io mi “affitterò” (tariffa ad offerta libera non minore a 20 euro) a chiunque abbia fretta e non abbia voglia di fare la fila alla cassa. Pensate: tutto il giorno al supermercato di fianco ai carrelli o sotto le gentili mani di belle signore! Voglio anche una divisa adatta naturalmente, e mentre per i carrelli serve una moneta, a me serve una banconota. Dopotutto… per una spesa grande ci vuole un carrello grande e per una grande fila occorre un grande disabile! Grande idea no?! Ammetterete che sono veramente un genio… ma l’idea non è proprio tutta farina del mio sacco, mi sono ispirato a ben più alte menti geniali! Pochi giorni fa durante la trasmissione televisiva “Le iene show” è stato mandato in onda un servizio veramente interessante: il filmato, girato a telecamere nascoste, testimoniava la “nobilissima” attività di alcuni volontari che vendevano cartoline fatte da persone non vedenti. Fin qui tutto bene, ma ecco che viene il bello: il ricavato non andava ai creatori delle opere, ma finiva in toto nelle tasche dei suddetti volontari, i quali rivendevano gli oggetti (comprati per un euro l’uno circa) a cinque volte tanto!
Ma come? Sono volontari e si fanno pagare? E che immagine danno alle persone che credono di fare un’opera buona comprando le cartoline? E che cosa penseranno le persone dell’associazionismo con esempi simili? A chi crederanno più?
Pochi giorni fa ero in giro in centro a Bologna e non ho fatto altro che vedere persone che vendevano uova di Pasqua o raccoglievano fondi e firme per le associazioni più varie e mi chiedevo perché mai una persona dovrebbe sposare una causa se poi non è certa di potersi fidare dell’onestà delle persone a cui si rivolge. Se si crea un clima di non fiducia attorno a queste associazioni si crea la distanza e la distanza a sua volta crea l’handicap. Credo che di base ci sia una cattiva informazione che aumenta le false immagini e i pregiudizi che a loro volta certamente non aiutano a far crescere il tessuto sociale verso una piena integrazione.
Ad ogni modo prima di cadere in malora correrò (si fa per dire) a farmi fare la divisa, su misura naturalmente e con un bel cappellino con su scritto: “Sono vostro!”
Cosa ne pensate? Scrivetemi su claudio@accaparlante.it
 

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