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Un fioretto di ragazza, Superabile, Agosto 2012

Arriva sempre un periodo dell’anno dove hanno davvero ragione i Righeira, ovvero quando l’estate sta finendo. Le Paralimpiadi invece stanno iniziando. Diverse volte in questi mesi ho parlato di sport, perché lo ritengo uno strumento importante, se utilizzato correttamente, per avviare un processo di integrazione. Quasi un mese fa dicevo la mia su Oscar Pistorius e la sua sfida, comunque vinta, nella pista dello stadio Olimpico di Londra.

Oggi resto affascinato da un’altra atleta, una ragazza che le sue sfide le sta già vincendo e di cui sentiremo spesso parlare. Sto parlando di Beatrice Vio, Bebe per gli amici, che è stata scelta come tedofora italiana per l’inaugurazione dei giochi paralimpici che partiranno il 29 agosto. La sua storia è vincente di per sé. Bebe ha solo quindici anni, è una schermitrice e non solo. È la prima atleta al mondo che tira di scherma con quattro protesi. Ad undici anni una meningite l’ha costretta ad un ricovero ospedaliero e alla conseguente amputazione delle gambe. Appena fuori dall’ospedale si è ripresa la sua vita con tenacia e con la voglia di rimettersi in gioco, tanto che dopo pochi giorni era di nuovo in pedana a tirare stoccate. Solo che in carrozzina e con delle protesi. Solo per motivi anagrafici non parteciperà alle prossime paralimpiadi londinesi, ma siamo certi che a Rio de Janeiro, nel 2016, la vedremo già sul podio! A sostenerla per il ruolo di tedofora a Londra, si è mosso anche il Parlamento Europeo: centotredici deputati di tutti i ventisette paesi membri si sono schierati dalla sua parte.

Adoro Beatrice perché è l’esempio concreto di tanti temi di cui amo scrivere: dalla voglia di trasformare la sfiga in sfida alla forza integrante presente nello sport, dal superamento delle difficoltà all’importanza della famiglia, dalla cura del proprio corpo fino all’esigenza di non darsi mai per vinti, a costo di sporcarsi le mani e di non riuscire. In una società dove spesso il primo ostacolo viene considerato un limite insormontabile, l’esempio portato da questa ragazzina è rilevante e va raccontato. Perché il limite fa sempre parte della condizione umana.

Bebe è attiva anche nella sensibilizzazione di ragazzi disabili tramite l’associazione art4sport Onlus, fondata dai suoi genitori, che utilizza lo sport come terapia per il recupero fisico e psicologico dei bambini e dei ragazzi portatori di protesi di arto. Mentre le auguriamo di darci grosse soddisfazioni negli anni a venire, a partire dalle paralimpiadi brasiliane, ci gustiamo le sue interviste che testimoniano anche le qualità umane di Beatrice.

Intanto, cari lettori, godiamoci gli ultimi giorni di questa estate… Scrivete a claudio@accaparlante.it o sulla mia pagina facebook. (Claudio Imprudente)




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